Il saggio ricostruisce e analizza le strutture operative, i linguaggi e le politiche della "guerra fredda culturale" del Pci, evidenziando paradossi e aporie delle dinamiche di adattamento, rielaborazione e ibridazione del frame comunicativo imperniato sullo scontro di civiltà tra Occidente e comunismo, nel suo passaggio dal centro alla periferia del sistema comunista internazionale. La ricerca si focalizzerà su alcune questioni generali – la legittimazione sociale e nazionale dell’idea di cittadinanza universale, il discorso sul futuro e sulla modernità, il rapporto tra potere e cultura, la riflessione sulla comunicazione e sull’industria culturale – osservate nel loro intrecciarsi ed evolversi nell’arco cronologico racchiuso tra lo scoppio della Guerra fredda e il 1968, punto di non ritorno nella crisi della logica bipolare. Questa ipotesi di lavoro permette di ricostruire, da un angolo visuale privilegiato, l’evolversi di un’identità rivoluzionaria in precario equilibrio tra una dinamica di sempre più realistica osmosi con la realtà sociale dell’Italia della ricostruzione, del miracolo economico e poi delle prime manifestazioni di una crisi della politica, e la persistenza di un modello pedagogico fondato sul primato sociale del partito e su quello identitario dell’appartenenza a un percorso che aveva nell’Unione Sovietica un irrinunciabile punto di riferimento.
La guerra fredda culturale / Guiso, Andrea. - (2021), pp. 187-205.
La guerra fredda culturale
Andrea Guiso
2021
Abstract
Il saggio ricostruisce e analizza le strutture operative, i linguaggi e le politiche della "guerra fredda culturale" del Pci, evidenziando paradossi e aporie delle dinamiche di adattamento, rielaborazione e ibridazione del frame comunicativo imperniato sullo scontro di civiltà tra Occidente e comunismo, nel suo passaggio dal centro alla periferia del sistema comunista internazionale. La ricerca si focalizzerà su alcune questioni generali – la legittimazione sociale e nazionale dell’idea di cittadinanza universale, il discorso sul futuro e sulla modernità, il rapporto tra potere e cultura, la riflessione sulla comunicazione e sull’industria culturale – osservate nel loro intrecciarsi ed evolversi nell’arco cronologico racchiuso tra lo scoppio della Guerra fredda e il 1968, punto di non ritorno nella crisi della logica bipolare. Questa ipotesi di lavoro permette di ricostruire, da un angolo visuale privilegiato, l’evolversi di un’identità rivoluzionaria in precario equilibrio tra una dinamica di sempre più realistica osmosi con la realtà sociale dell’Italia della ricostruzione, del miracolo economico e poi delle prime manifestazioni di una crisi della politica, e la persistenza di un modello pedagogico fondato sul primato sociale del partito e su quello identitario dell’appartenenza a un percorso che aveva nell’Unione Sovietica un irrinunciabile punto di riferimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.