Conservare vuol dire trasformare, attualizzando usi e forme e interpretando i luoghi di cui ci occupiamo attraverso nuove “traduzioni”. Gli ambienti naturali compresi nel sistema urbano - così delicati e mutevoli nel tempo - devono dunque necessariamente essere studiati e monitorati, grazie a conoscenze dirette e consapevoli, specializzate e transdisciplinari. Il suolo è una risorsa preziosa e non rinnovabile, e spazi estesi come la tenuta di Castelporziano - circa 6000 ettari di cui 4000 di foresta - sono di primaria importanza nel mantenimento dell’equilibrio ecologico di una grande metropoli. È evidente che sistemi ambientali del genere producano servizi ecosistemici cruciali per la sopravvivenza e la qualità della vita negli habitat contemporanei, dai più riconosciuti (produzione di cibo, foraggio, acqua, biomasse), ai meno evidenti in quanto legati a funzioni di supporto e di regolazione ambientale (dallo stoccaggio del carbonio alla salvaguardia della biodiversità), fino a quelli che possiamo definire immateriali, perché riferibili a valori culturali e identitari, oppure legati ad esperienze ricreative, estetiche o spirituali. Attraverso il rafforzamento delle reti ecologiche, spostando l’attenzione verso l’intero mosaico territoriale, attraverso il ridisegno dei margini – in cui è la tenuta che tende a “colonizzare” il territorio e non viceversa – ma anche attraverso un’interazione tra interno e esterno basata sulla percezione che della tenuta presidenziale può avere un visitatore (che sia uno studioso, un botanico o un turista accompagnato), si può nel futuro contribuire a costruire un immaginario condiviso che riconosca in Castelporziano la principale risorsa ambientale ed ecosistemica della Capitale.
La Tenuta di Castelporziano nel contesto di Roma sud e il suo ruolo a scala metropolitana / Reale, Luca. - (2021), pp. 136-145.
La Tenuta di Castelporziano nel contesto di Roma sud e il suo ruolo a scala metropolitana
Luca Reale
2021
Abstract
Conservare vuol dire trasformare, attualizzando usi e forme e interpretando i luoghi di cui ci occupiamo attraverso nuove “traduzioni”. Gli ambienti naturali compresi nel sistema urbano - così delicati e mutevoli nel tempo - devono dunque necessariamente essere studiati e monitorati, grazie a conoscenze dirette e consapevoli, specializzate e transdisciplinari. Il suolo è una risorsa preziosa e non rinnovabile, e spazi estesi come la tenuta di Castelporziano - circa 6000 ettari di cui 4000 di foresta - sono di primaria importanza nel mantenimento dell’equilibrio ecologico di una grande metropoli. È evidente che sistemi ambientali del genere producano servizi ecosistemici cruciali per la sopravvivenza e la qualità della vita negli habitat contemporanei, dai più riconosciuti (produzione di cibo, foraggio, acqua, biomasse), ai meno evidenti in quanto legati a funzioni di supporto e di regolazione ambientale (dallo stoccaggio del carbonio alla salvaguardia della biodiversità), fino a quelli che possiamo definire immateriali, perché riferibili a valori culturali e identitari, oppure legati ad esperienze ricreative, estetiche o spirituali. Attraverso il rafforzamento delle reti ecologiche, spostando l’attenzione verso l’intero mosaico territoriale, attraverso il ridisegno dei margini – in cui è la tenuta che tende a “colonizzare” il territorio e non viceversa – ma anche attraverso un’interazione tra interno e esterno basata sulla percezione che della tenuta presidenziale può avere un visitatore (che sia uno studioso, un botanico o un turista accompagnato), si può nel futuro contribuire a costruire un immaginario condiviso che riconosca in Castelporziano la principale risorsa ambientale ed ecosistemica della Capitale.File | Dimensione | Formato | |
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