Nel catalogo per la XI Biennale di Architettura di Venezia Aaron Betsky, curatore della rassegna, delinea la traccia su cui si andranno ad imperniare proposte e progetti per l’esposizione. A partire dall’idea che l’architettura sia qualcosa che va “al di là degli edifici”, la prima questione fondativa che vuole far emergere è la differenza, anestetizzata nel tempo e confusa nel parlato comune, che intercorre tra i termini Architettura ed Edificare: “Architettura non è sinonimo di edificare. Edificare è edificare. È un verbo [...]. L’architettura è tutto ciò che riguarda l’edificare. Perciò dobbiamo guardare oltre, dentro, prima e dopo l’edificio per trovare architettura [...]. Che cosa vogliamo da questa cosa che chiamiamo architettura? Vogliamo che ci aiuti a conoscere quel mondo attraverso le cornici tipiche dell’architettura”. In questo quadro di intenti, Moritz Küng, commissario per il Padiglione del Belgio, nel delineare le richieste del bando di concorso pone l’accento sulla critical mass del padiglione originario e sulla sua centralità come spazio: “Attribuite all’edificio preesistente – egli chiede – in quanto elemento dell’ambiente circostante, un uso e una funzione architettonici che si possano percepire in scala 1:1 relativamente alla sua posizione (parco pubblico), alla sua condizione (un’ambasciata culturale), alla sua storia e/o al suo contesto (una tribuna per l’architettura)”. Queste indicazioni costituiscono le basi per proget- tare, nel complesso panorama dei Giardini della Biennale, un nuovo paesaggio domestico che porti con sé quella conoscenza più profonda del mondo cui Betsky allude nel suo manifesto. L’avvicinamento al nuovo Padiglione del Belgio dello studio OFFICE Kersten Geers David Van Severen non può prescindere da una serie di considerazioni sulla sua collocazione all’interno dei Giardini Napoleonici di Castello e sul modo in cui, attraverso l’uso attivo dell’archetipo del recinto, si instauri con il luogo una profonda, quanto intima, relazione autonoma. Questa peculiare cornice fisica si riflette nella scelta dell’OFFICE di appropriarsi del massimo spazio disponibile – a partire dal viale che conduce al Padiglione internazionale – operando il minimo distanziamento possibile dai padiglioni contigui, in una chiara rottura del patto mimetico con il contesto dei Giardini.

Fondaco, o della questione del recinto. Il Padiglione del Belgio di OFFICE / Siciliani, Andrea. - (2021), pp. 119-128.

Fondaco, o della questione del recinto. Il Padiglione del Belgio di OFFICE

Andrea Siciliani
2021

Abstract

Nel catalogo per la XI Biennale di Architettura di Venezia Aaron Betsky, curatore della rassegna, delinea la traccia su cui si andranno ad imperniare proposte e progetti per l’esposizione. A partire dall’idea che l’architettura sia qualcosa che va “al di là degli edifici”, la prima questione fondativa che vuole far emergere è la differenza, anestetizzata nel tempo e confusa nel parlato comune, che intercorre tra i termini Architettura ed Edificare: “Architettura non è sinonimo di edificare. Edificare è edificare. È un verbo [...]. L’architettura è tutto ciò che riguarda l’edificare. Perciò dobbiamo guardare oltre, dentro, prima e dopo l’edificio per trovare architettura [...]. Che cosa vogliamo da questa cosa che chiamiamo architettura? Vogliamo che ci aiuti a conoscere quel mondo attraverso le cornici tipiche dell’architettura”. In questo quadro di intenti, Moritz Küng, commissario per il Padiglione del Belgio, nel delineare le richieste del bando di concorso pone l’accento sulla critical mass del padiglione originario e sulla sua centralità come spazio: “Attribuite all’edificio preesistente – egli chiede – in quanto elemento dell’ambiente circostante, un uso e una funzione architettonici che si possano percepire in scala 1:1 relativamente alla sua posizione (parco pubblico), alla sua condizione (un’ambasciata culturale), alla sua storia e/o al suo contesto (una tribuna per l’architettura)”. Queste indicazioni costituiscono le basi per proget- tare, nel complesso panorama dei Giardini della Biennale, un nuovo paesaggio domestico che porti con sé quella conoscenza più profonda del mondo cui Betsky allude nel suo manifesto. L’avvicinamento al nuovo Padiglione del Belgio dello studio OFFICE Kersten Geers David Van Severen non può prescindere da una serie di considerazioni sulla sua collocazione all’interno dei Giardini Napoleonici di Castello e sul modo in cui, attraverso l’uso attivo dell’archetipo del recinto, si instauri con il luogo una profonda, quanto intima, relazione autonoma. Questa peculiare cornice fisica si riflette nella scelta dell’OFFICE di appropriarsi del massimo spazio disponibile – a partire dal viale che conduce al Padiglione internazionale – operando il minimo distanziamento possibile dai padiglioni contigui, in una chiara rottura del patto mimetico con il contesto dei Giardini.
2021
Recinti
9788822906465
Venezia; biennale; office
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Fondaco, o della questione del recinto. Il Padiglione del Belgio di OFFICE / Siciliani, Andrea. - (2021), pp. 119-128.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1579181
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