Il giovane Pirandello nelle lettere a Giuseppe Schirò: un apprendistato

Con l'intervento si intende ripercorrere alcune tappe dell’apprendistato di Pirandello, che durante gli anni trascorsi a Palermo matura la sua vocazione letteraria e cerca di inserirsi in una «rete culturale» con la quale resterà in contatto anche una volta lasciata la città. Strumento d’indagine saranno le lettere inviate al poeta italo-albanese Giuseppe Schirò, interlocutore d’eccezione per tutto il 1886 e il 1887 (lo scambio continua, ma più raro, fino al 1890). L’immagine che in esse Pirandello traccia di sé è quella del poeta totalmente votato all’arte; si racconta ora preso dall’ispirazione creativa ora vinto da incertezze e turbamenti; menziona i suoi personaggi come «creature» vive - «gli ho dato la carne della mia carne, e la forza dello spirito mio» - che agiscono autonomamente. Le lettere non hanno attirato particolare attenzione della critica, che nell’accostarsi alla giovinezza dello scrittore ha privilegiato quelle rivolte ai familiari, imprescindibili e più corpose numericamente, ma di natura diversa. Proprio dal confronto con il coevo Epistolario familiare giovanile emerge la peculiarità e il valore delle lettere a Schirò: con l’amico poeta Pirandello ha tutto l’interesse a mettere in mostra le proprie conoscenze letterarie, offrendoci informazioni preziose su letture, gusti, inclinazioni. Uniti dalla passione per l’Arte, argomento prediletto della corrispondenza, i due discutono di questioni formali e si inviano reciprocamente versi, prose e scene teatrali. Questi testi, mai commentati, costituiscono importanti testimonianze dell’evoluzione stilistica e poetica dell’autore; alcuni sono confluiti parzialmente nell’opera successiva, altri, come si vedrà, ne anticipano titoli e temi, consentendo talvolta di retrodatarne l’origine.