La produzione di artefatti time-based ha una tradizione come settore professionale dinamico e ontologicamente in continuo divenire e spazia tra i campi di applicazione più disparati. In accademia, da circa un decennio, il motion design sta cercando una sua identità come disciplina didattica e di ricerca, facendo i conti con i necessari sconfinamenti disciplinari che concorrono alla sua definizione. Gli sconfinamenti interessano il motion design sul piano tassonomico, collocandosi questo a metà strada tra arte e design, grafica e animazione, e concettuale. Il motion design, travalicando i limiti fisici della grafica statica attraverso tempo e movimento, acquista un appeal teorico e stimola una ricerca volta a testare le possibilità espressive del mezzo. Design, sconfinamenti disciplinari, rapporto tra la dimensione progettuale e teorica, e movimento sono le parole chiave che il paper mette in relazione per descrivere il motion design come pratica progettuale, campo di ricerca e strumento pedagogico. Partendo dallo studio delle coordinate concettuali e dalle proposte di sistematizzazione degli sconfinamenti disciplinari fornite da Shaw, Stone, Wahlin e altri, il paper tenta di rispondere a domande quali: qual è (se esiste) una definizione univoca di motion design? Di quali discipline il motion design si nutre? Quali tipologie di artefatti ne scaturiscono? Come divulgare i principi e le best practices di questa disciplina in chiave pedagogica? Il paper, infatti, si conclude descrivendo l’esperienza di un workshop progettuale che ha visto gli studenti di un corso di design impegnati nella realizzazione di una versione rivisitata dell’esercizio di basic design conosciuto con il nome “the black square problem”. L’esercizio richiedeva di affiancare tempo, movimento e alterazioni morfologiche a specifici elementi di grafica statica per la rappresentazione di sei concetti astratti; il tutto finalizzato a esperire l’utilizzo pratico e ad apprezzare la pluralità degli elementi ammessi del mezzo.
Tassonomia ibrida, sconfinamenti disciplinari e ontologia dinamica: Le dimensioni del motion design tra ricerca, didattica e professione / Maselli, Vincenzo. - (2021), pp. 241-256.
Tassonomia ibrida, sconfinamenti disciplinari e ontologia dinamica: Le dimensioni del motion design tra ricerca, didattica e professione
vincenzo maselli
2021
Abstract
La produzione di artefatti time-based ha una tradizione come settore professionale dinamico e ontologicamente in continuo divenire e spazia tra i campi di applicazione più disparati. In accademia, da circa un decennio, il motion design sta cercando una sua identità come disciplina didattica e di ricerca, facendo i conti con i necessari sconfinamenti disciplinari che concorrono alla sua definizione. Gli sconfinamenti interessano il motion design sul piano tassonomico, collocandosi questo a metà strada tra arte e design, grafica e animazione, e concettuale. Il motion design, travalicando i limiti fisici della grafica statica attraverso tempo e movimento, acquista un appeal teorico e stimola una ricerca volta a testare le possibilità espressive del mezzo. Design, sconfinamenti disciplinari, rapporto tra la dimensione progettuale e teorica, e movimento sono le parole chiave che il paper mette in relazione per descrivere il motion design come pratica progettuale, campo di ricerca e strumento pedagogico. Partendo dallo studio delle coordinate concettuali e dalle proposte di sistematizzazione degli sconfinamenti disciplinari fornite da Shaw, Stone, Wahlin e altri, il paper tenta di rispondere a domande quali: qual è (se esiste) una definizione univoca di motion design? Di quali discipline il motion design si nutre? Quali tipologie di artefatti ne scaturiscono? Come divulgare i principi e le best practices di questa disciplina in chiave pedagogica? Il paper, infatti, si conclude descrivendo l’esperienza di un workshop progettuale che ha visto gli studenti di un corso di design impegnati nella realizzazione di una versione rivisitata dell’esercizio di basic design conosciuto con il nome “the black square problem”. L’esercizio richiedeva di affiancare tempo, movimento e alterazioni morfologiche a specifici elementi di grafica statica per la rappresentazione di sei concetti astratti; il tutto finalizzato a esperire l’utilizzo pratico e ad apprezzare la pluralità degli elementi ammessi del mezzo.File | Dimensione | Formato | |
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