Nell’ambito della Sua lezione in tema di creazione e misurazione del valore , Luciano Marchi sottolinea la necessità di ricorrere a una logica integrata redditua-le-patrimoniale nella redazione del bilancio d’esercizio e, per questa via, si imbat-te nel tema relativo alle svalutazioni e rivalutazioni patrimoniali secondo gli im-pianti normativi descritti dal modello civilistico e dal paradigma IAS/IFRS. In questo senso, il chiaro Autore giudica “senz’altro non corrette le risposte fornite dai principi IAS/IFRS in termini di fair value e test di impairment”, ritenen-do “emblematico, a tale riguardo, il caso dello IAS 36 e del collegato OIC 9 sulla svalutazione per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni materiali e imma-teriali con procedure di impairment test differenziate in rapporto alla classe dimen-sionale delle aziende”. In particolare, Egli osserva che “nell’indicato OIC 9, il valore recuperabile di un’attività viene ricondotto al maggiore tra il suo fair value e il suo valore d’uso, laddove il valore d’uso è determinato sulla base del valore attuale dei flussi finan-ziari futuri che si prevede abbiano origine da un’attività lungo la sua vita utile. Si suggerisce poi un approccio semplificato per le piccole imprese basato sulla capa-cità di ammortamento, a partire dalla stima dell’andamento prospettico della ge-stione, così come desunto dai piani aziendali a cinque anni”. Nel commentare il suddetto approccio alle svalutazioni e rivalutazioni patrimo-niali, l’Autore sostiene che il metodo della capacità di ammortamento “essendo basato sulla valutazione dei flussi reddituali, è senz’altro preferibile a quello dell’attualizzazione dei flussi di cassa ... perché determina una riduzione del grado di incertezza e soggettività delle valutazioni”; inoltre, citando il Guatri, afferma che esso è in grado di esprimere valori economici “legati a capacità reddituali già dimostrate e perciò a flussi reddituali attesi di raggiungimento molto probabile” ; conclude, infine, che “tale approccio “reddituale” non dovrebbe essere l’eccezione, ma la regola per tutte le aziende, a prescindere dalla dimensione”. Il presente contributo prende le mosse dalla suddetta presa di posizione del chiaro Autore e si pone l’obiettivo di dimostrare che la scelta del legislatore non solo non è coerente con un’appropriata logica integrata patrimoniale-reddituale, ma è potenzialmente in grado di generare un’aporia concettuale tale da rimettere in discussione lo stesso sistema contabile prefigurato dal modello civilistico di reda-zione del bilancio , rendendo vani gli sforzi di ricostruzione sistematica della norma compiuti dalla dottrina nel corso degli anni. Ciò consentirà, altresì, di dimostrare che, quando le scelte normative in materia di informativa esterna d’impresa non si innestano all’interno di un quadro teorico adeguato, lungi dal rivelarsi chiarificatrici, rischiano di diventare una pericolo-sa fonte di ambiguità, in grado di disorientare gli amministratori, in vista dell’adozione di comportamenti virtuosi o, comunque, non suscettibili di configurare i cc.dd. “presupposti oggettivi” del reato di false comunicazioni sociali (esposizione di fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero o omissione di fatti materiali rilevanti in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore). A tale scopo, il prosieguo del lavoro si articolerà come segue: dopo un sintetico richiamo ai cardini del sistema contabile italiano, così come disciplinato dagli articoli 2423 e seguenti del codice civile e, in particolare, al ruolo che in tale si-stema rivestono i fondamentali principi della “correttezza” e della “prudenza”, si procederà a descrivere in che modo i suddetti principi possono influire sulla c.d. “svalutazione durevole”, procedimento attraverso il quale, in presenza di talune condizioni, il valore contabile delle immobilizzazioni viene ricondotto al rispettivo valore recuperabile; al termine della suddetta analisi, si evidenzierà come il dettato dell’OIC 9 sia potenzialmente in grado di generare una contraddizione all’interno del modello teorico-contabile contenuto nella disciplina civilistica in tema di in-formativa esterna d’impresa; a conclusione del lavoro, si offriranno talune riflessioni, provando a delineare, in chiave interpretativa o modificativa della norma, possibili soluzioni alla contraddizione emersa nel corso della trattazione.

Prudenza vs. Correttezza: sulla capacità di ammortamento come criterio di stima del valore recuperabile nel modello contabile civilistico italiano / Trequattrini, Raffaele; Lombardi, Rosa; Cuozzo, Benedetta; Palmaccio, Matteo. - (2021).

Prudenza vs. Correttezza: sulla capacità di ammortamento come criterio di stima del valore recuperabile nel modello contabile civilistico italiano

Lombardi, Rosa
;
2021

Abstract

Nell’ambito della Sua lezione in tema di creazione e misurazione del valore , Luciano Marchi sottolinea la necessità di ricorrere a una logica integrata redditua-le-patrimoniale nella redazione del bilancio d’esercizio e, per questa via, si imbat-te nel tema relativo alle svalutazioni e rivalutazioni patrimoniali secondo gli im-pianti normativi descritti dal modello civilistico e dal paradigma IAS/IFRS. In questo senso, il chiaro Autore giudica “senz’altro non corrette le risposte fornite dai principi IAS/IFRS in termini di fair value e test di impairment”, ritenen-do “emblematico, a tale riguardo, il caso dello IAS 36 e del collegato OIC 9 sulla svalutazione per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni materiali e imma-teriali con procedure di impairment test differenziate in rapporto alla classe dimen-sionale delle aziende”. In particolare, Egli osserva che “nell’indicato OIC 9, il valore recuperabile di un’attività viene ricondotto al maggiore tra il suo fair value e il suo valore d’uso, laddove il valore d’uso è determinato sulla base del valore attuale dei flussi finan-ziari futuri che si prevede abbiano origine da un’attività lungo la sua vita utile. Si suggerisce poi un approccio semplificato per le piccole imprese basato sulla capa-cità di ammortamento, a partire dalla stima dell’andamento prospettico della ge-stione, così come desunto dai piani aziendali a cinque anni”. Nel commentare il suddetto approccio alle svalutazioni e rivalutazioni patrimo-niali, l’Autore sostiene che il metodo della capacità di ammortamento “essendo basato sulla valutazione dei flussi reddituali, è senz’altro preferibile a quello dell’attualizzazione dei flussi di cassa ... perché determina una riduzione del grado di incertezza e soggettività delle valutazioni”; inoltre, citando il Guatri, afferma che esso è in grado di esprimere valori economici “legati a capacità reddituali già dimostrate e perciò a flussi reddituali attesi di raggiungimento molto probabile” ; conclude, infine, che “tale approccio “reddituale” non dovrebbe essere l’eccezione, ma la regola per tutte le aziende, a prescindere dalla dimensione”. Il presente contributo prende le mosse dalla suddetta presa di posizione del chiaro Autore e si pone l’obiettivo di dimostrare che la scelta del legislatore non solo non è coerente con un’appropriata logica integrata patrimoniale-reddituale, ma è potenzialmente in grado di generare un’aporia concettuale tale da rimettere in discussione lo stesso sistema contabile prefigurato dal modello civilistico di reda-zione del bilancio , rendendo vani gli sforzi di ricostruzione sistematica della norma compiuti dalla dottrina nel corso degli anni. Ciò consentirà, altresì, di dimostrare che, quando le scelte normative in materia di informativa esterna d’impresa non si innestano all’interno di un quadro teorico adeguato, lungi dal rivelarsi chiarificatrici, rischiano di diventare una pericolo-sa fonte di ambiguità, in grado di disorientare gli amministratori, in vista dell’adozione di comportamenti virtuosi o, comunque, non suscettibili di configurare i cc.dd. “presupposti oggettivi” del reato di false comunicazioni sociali (esposizione di fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero o omissione di fatti materiali rilevanti in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore). A tale scopo, il prosieguo del lavoro si articolerà come segue: dopo un sintetico richiamo ai cardini del sistema contabile italiano, così come disciplinato dagli articoli 2423 e seguenti del codice civile e, in particolare, al ruolo che in tale si-stema rivestono i fondamentali principi della “correttezza” e della “prudenza”, si procederà a descrivere in che modo i suddetti principi possono influire sulla c.d. “svalutazione durevole”, procedimento attraverso il quale, in presenza di talune condizioni, il valore contabile delle immobilizzazioni viene ricondotto al rispettivo valore recuperabile; al termine della suddetta analisi, si evidenzierà come il dettato dell’OIC 9 sia potenzialmente in grado di generare una contraddizione all’interno del modello teorico-contabile contenuto nella disciplina civilistica in tema di in-formativa esterna d’impresa; a conclusione del lavoro, si offriranno talune riflessioni, provando a delineare, in chiave interpretativa o modificativa della norma, possibili soluzioni alla contraddizione emersa nel corso della trattazione.
2021
Scritti in Onore di Luciano Marchi. Volume IV. Bilancio e informativa economico-sociale
9788892195325
prudenza; correttezza; valore recuperabile; accounting
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Prudenza vs. Correttezza: sulla capacità di ammortamento come criterio di stima del valore recuperabile nel modello contabile civilistico italiano / Trequattrini, Raffaele; Lombardi, Rosa; Cuozzo, Benedetta; Palmaccio, Matteo. - (2021).
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