The presence of 'Royal Gardens' Babylon in central Mesopotamia (fig. 1: satellite photograph of Babylon from the South: the background that remains of the Palace of the South and the Ishtar Gate) is documented by cuneiform inscriptions of the third and the second mill. BC (see WISEMAN 1983, pp.. 135-144, WISEMAN 1984, pp.. 37-43

La presenza di «Giardini Reali» a Babilonia in Mesopotamia centrale (fig. 1: fotografia satellitare di Babilonia da Sud: sullo sfondo quello che resta del Palazzo Meridionale e della Porta di Ishtar) è documentata da iscrizioni cuneiformi del III e del II mill. a.C. (cfr. WISEMAN 1983, pp. 135-144, WISEMAN 1984, pp. 37-43; GLASSNER 1991, pp. 9-17), tuttavia è quasi sconcertante l’assenza di dati testuali contemporanei ai celebri «Giardini Pensili» del I Millennio a.C. costruiti, secondo fonti classiche più tarde e indirette, da Nabucodonosor II e collocati in quello che è comunemente definito il Palazzo Meridionale (fig. 2: la pianta schematica del Palazzo Meridionale di Nabucodonosor II a Babilonia). Questi, che proprio la tradizione classica ritenne come una delle Sette Meraviglie del Mondo vennero identificati prima nell’angolo nord-orientale dell’edificio reale, poi sopra il suo limite occidentale, ancora in un settore indipendente poco distaccato, ma non precisato, in prossimità della cosiddetta Corte dell’Annesso ai limiti Ovest e, in ultimo, spostati nella capitale assira di Ninive, nel Nord della Mesopotamia. Tuttavia, indipendentemente dalla grave distrazione di Erodoto e Xenofonte che pur descrivendo quella Babilonia dimenticarono di segnalare proprio i «Giardini Pensili»; dall’imprecisione di Diodoro Siculo che pur descrivendoli non ci permette di attribuirli con sicurezza né ad un luogo né ad un artefice; dall’enfasi romanzata e universalistica di Berosso, sacerdote babilonese alla corte di Antioco I (281-260 a.C.), che nella Babyloniaká, lavoro purtroppo conosciuto per indirette e più tarde citazioni, li descrisse come l’opera di Nabucodonosor II realizzata per ricreare un habitat naturale alla sua regina proveniente dalla Media, quei Giardini, insieme alla Torre, la Torre di Babele che nella Genesi sarà il «simbolo dell’arroganza di un popolo che con una costruzione vorrebbe toccare il cielo», sono dentro la nostra memoria culturale e si immettono nel rapporto continuo e fluente tra memoria e cultura quasi fossero fari che si accendono improvvisamente ad ogni ricordo. Dato l’insieme di queste contraddittorie informazioni testuali e di queste complementari ipotesi architettoniche dobbiamo riconoscere che questa seconda Meraviglia della celebre lista canonizzata dall’architetto austriaco Johan Fischer von Erlach (1656-1723) si offre favorevolmente ad introdurre anche la seconda parte di questo saggio; è questa archeologica nel senso più innocente: tenterà, infatti, di ricostruire una forma tecnologicamente possibile dei giardini invisibili di Babilonia a partire dai dati epigrafici, artistici e tecnologici che ci illustrano paesaggi, prospettive e tecniche dell’antica cultura idraulica mesopotamica; paesaggi, prospettive e tecniche che, anche qualora fossero stati singolarmente ignorati da Nabucodonosor II (605-562), disegnarono certamente parte di quell’universo percettivo che fu degno di essere tramandato, sino ai nostri giorni, come un’impresa tanto straordinaria quanto meravigliosa.

I giardini dell’Eden. Giardini e giochi d’acqua nel vicino oriente: miti, storia, tecnologia / Ramazzotti, Marco; Biga, Maria Giovanna. - STAMPA. - (2007), pp. 22-43.

I giardini dell’Eden. Giardini e giochi d’acqua nel vicino oriente: miti, storia, tecnologia.

RAMAZZOTTI, Marco;BIGA, Maria Giovanna
2007

Abstract

The presence of 'Royal Gardens' Babylon in central Mesopotamia (fig. 1: satellite photograph of Babylon from the South: the background that remains of the Palace of the South and the Ishtar Gate) is documented by cuneiform inscriptions of the third and the second mill. BC (see WISEMAN 1983, pp.. 135-144, WISEMAN 1984, pp.. 37-43
2007
Il giardino antico da Babilonia a Roma. Scienza, arte e natura.
9788883473852
La presenza di «Giardini Reali» a Babilonia in Mesopotamia centrale (fig. 1: fotografia satellitare di Babilonia da Sud: sullo sfondo quello che resta del Palazzo Meridionale e della Porta di Ishtar) è documentata da iscrizioni cuneiformi del III e del II mill. a.C. (cfr. WISEMAN 1983, pp. 135-144, WISEMAN 1984, pp. 37-43; GLASSNER 1991, pp. 9-17), tuttavia è quasi sconcertante l’assenza di dati testuali contemporanei ai celebri «Giardini Pensili» del I Millennio a.C. costruiti, secondo fonti classiche più tarde e indirette, da Nabucodonosor II e collocati in quello che è comunemente definito il Palazzo Meridionale (fig. 2: la pianta schematica del Palazzo Meridionale di Nabucodonosor II a Babilonia). Questi, che proprio la tradizione classica ritenne come una delle Sette Meraviglie del Mondo vennero identificati prima nell’angolo nord-orientale dell’edificio reale, poi sopra il suo limite occidentale, ancora in un settore indipendente poco distaccato, ma non precisato, in prossimità della cosiddetta Corte dell’Annesso ai limiti Ovest e, in ultimo, spostati nella capitale assira di Ninive, nel Nord della Mesopotamia. Tuttavia, indipendentemente dalla grave distrazione di Erodoto e Xenofonte che pur descrivendo quella Babilonia dimenticarono di segnalare proprio i «Giardini Pensili»; dall’imprecisione di Diodoro Siculo che pur descrivendoli non ci permette di attribuirli con sicurezza né ad un luogo né ad un artefice; dall’enfasi romanzata e universalistica di Berosso, sacerdote babilonese alla corte di Antioco I (281-260 a.C.), che nella Babyloniaká, lavoro purtroppo conosciuto per indirette e più tarde citazioni, li descrisse come l’opera di Nabucodonosor II realizzata per ricreare un habitat naturale alla sua regina proveniente dalla Media, quei Giardini, insieme alla Torre, la Torre di Babele che nella Genesi sarà il «simbolo dell’arroganza di un popolo che con una costruzione vorrebbe toccare il cielo», sono dentro la nostra memoria culturale e si immettono nel rapporto continuo e fluente tra memoria e cultura quasi fossero fari che si accendono improvvisamente ad ogni ricordo. Dato l’insieme di queste contraddittorie informazioni testuali e di queste complementari ipotesi architettoniche dobbiamo riconoscere che questa seconda Meraviglia della celebre lista canonizzata dall’architetto austriaco Johan Fischer von Erlach (1656-1723) si offre favorevolmente ad introdurre anche la seconda parte di questo saggio; è questa archeologica nel senso più innocente: tenterà, infatti, di ricostruire una forma tecnologicamente possibile dei giardini invisibili di Babilonia a partire dai dati epigrafici, artistici e tecnologici che ci illustrano paesaggi, prospettive e tecniche dell’antica cultura idraulica mesopotamica; paesaggi, prospettive e tecniche che, anche qualora fossero stati singolarmente ignorati da Nabucodonosor II (605-562), disegnarono certamente parte di quell’universo percettivo che fu degno di essere tramandato, sino ai nostri giorni, come un’impresa tanto straordinaria quanto meravigliosa.
Giardini di Babilonia; Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente antico; Archeologia della Mesopotamia
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
I giardini dell’Eden. Giardini e giochi d’acqua nel vicino oriente: miti, storia, tecnologia / Ramazzotti, Marco; Biga, Maria Giovanna. - STAMPA. - (2007), pp. 22-43.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/157503
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