Nel rito brahmanico viene eretto un particolare ordine del mondo, teso a garantire il funzionamento di una società composta di una moltitudine di sudditi e guidata da un capo. I riferimenti alla vita politica, economica e sociale del regno compaiono nelle formule di offerta e riverenza agli dèi e prendono parte al rito, rendendolo un dispositivo simbolico capace di prescrivere il posto che ogni membro sociale deve occupare, la funzione che deve svolgere, i divieti a cui deve sottostare. Là dove il rito è appannaggio delle élite (governanti e brahmani), il suo linguaggio contribuisce al mantenimento di relazioni di potere fondate sulla distinzione sociale: le classi dominanti sono poste in alto e mangiano, quelle dominate sono poste in basso e sono mangiate. La disposizione della società nello spazio del rito fa eco a un ordine economicamente, socialmente e politicamente costituito, che nelle narrative della creazione del mondo stabilisce lo status quo per conservare le relazioni di potere. Seguendo il ragionamento di “coloro che sanno questo”, il potere politico e quello religioso non devono mai consentire l’ingerenza dell’uno nella sfera dell’altro, né sostituirsi nelle funzioni stabilite, ma devono coadiuvarsi per la stabilità del regno. La condizione ideale del regno viene rappresentata nella scena rituale in occasione dei riti solenni, destinati ai sovrani e da questi sponsorizzati: la prosperità del regno coincide con la gloria del patrocinatore del rito. I riti solenni forniscono dunque la piattaforma simbolica ma anche lo spazio performativo per prescrivere i divieti che tutelano la classe deputata al comando dal diventare di pari livello del popolo.
Il mondo a bocca aperta: il dominio del parlare e del mangiare nelle narrazioni vediche / Ferrara, M. - (2020), pp. 157-174. - ACTA DIURNA.
Il mondo a bocca aperta: il dominio del parlare e del mangiare nelle narrazioni vediche
ferrara m
2020
Abstract
Nel rito brahmanico viene eretto un particolare ordine del mondo, teso a garantire il funzionamento di una società composta di una moltitudine di sudditi e guidata da un capo. I riferimenti alla vita politica, economica e sociale del regno compaiono nelle formule di offerta e riverenza agli dèi e prendono parte al rito, rendendolo un dispositivo simbolico capace di prescrivere il posto che ogni membro sociale deve occupare, la funzione che deve svolgere, i divieti a cui deve sottostare. Là dove il rito è appannaggio delle élite (governanti e brahmani), il suo linguaggio contribuisce al mantenimento di relazioni di potere fondate sulla distinzione sociale: le classi dominanti sono poste in alto e mangiano, quelle dominate sono poste in basso e sono mangiate. La disposizione della società nello spazio del rito fa eco a un ordine economicamente, socialmente e politicamente costituito, che nelle narrative della creazione del mondo stabilisce lo status quo per conservare le relazioni di potere. Seguendo il ragionamento di “coloro che sanno questo”, il potere politico e quello religioso non devono mai consentire l’ingerenza dell’uno nella sfera dell’altro, né sostituirsi nelle funzioni stabilite, ma devono coadiuvarsi per la stabilità del regno. La condizione ideale del regno viene rappresentata nella scena rituale in occasione dei riti solenni, destinati ai sovrani e da questi sponsorizzati: la prosperità del regno coincide con la gloria del patrocinatore del rito. I riti solenni forniscono dunque la piattaforma simbolica ma anche lo spazio performativo per prescrivere i divieti che tutelano la classe deputata al comando dal diventare di pari livello del popolo.File | Dimensione | Formato | |
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