La filiera olearia ha un profondo radicamento al territorio nella provincia di Rieti. Le zone collinari del territorio, in special modo nell’area sabina, sono state modellate dall’attività agricola sin dall’antichità e la coltura degli olivi è andata con i secoli a costituire un caratteristico dato del paesaggio. Rimandando ai saggi in apertura del volume per la definizione dei territori confluiti in uno stesso perimetro amministrativo al tempo della costituzione della Provincia di Rieti, si nota che l’ampia riserva agraria della Sabina, a ridosso tra l’estremità meridionale dell’Umbria e l’area del Reatino, era attraversata dalla via Salaria, che si snodava a partire dalle pianure e dai deboli rilievi collinari della valle del Tevere. Per inviare i prodotti agricoli principali, quali olio e vino, a Roma, quest’area si avvaleva del sistema di collegamento fluviale Nera-Tevere con l’antico “porto dell’olio” di Otricoli, posto in un’ampia ansa del Tevere, a oggi interrata per deviare il corso del fiume. Sono proprio queste due produzioni a caratterizzare maggiormente il paesaggio agrario dell’area, la vite e l’olivo. Quest’ultimo in particolare cresce anche allo stato selvatico nella specie denominata Olea oleaster, marcando l’area lievemente collinare che si alza tra i 200 e i 300 metri sul livello del mare, in un contesto climaticamente non semplice data la collocazione interna e l’orografia, per cui le coltivazioni si sviluppano su terreni in pendenza. Il paesaggio agrario è strettamente modellato dalla presenza di una dualità di sistemi di coltura dell’olivo e delle altre colture agrarie: da un lato, la più tradizionale coltura promiscua con specie arboree da frutto, come ad esempio il pesco, il susino, il ciliegio o la vite; dall’altro, la monocoltura specializzata, creando così un’alternanza e una stratificazione di modelli produttivi composti, anche se sempre basati su sfruttamenti intensivi dell’olivicoltura con oliveti in generale di dimensione superiore all’ettaro.
Produzione olearia e industrializzazione del territorio. Il sansificio di Passo Corese / D'Amico, Alessandro; Schiavoni, Paola. - (2021), pp. 78-85.
Produzione olearia e industrializzazione del territorio. Il sansificio di Passo Corese
Alessandro D'Amico
Primo
Writing – Original Draft Preparation
;
2021
Abstract
La filiera olearia ha un profondo radicamento al territorio nella provincia di Rieti. Le zone collinari del territorio, in special modo nell’area sabina, sono state modellate dall’attività agricola sin dall’antichità e la coltura degli olivi è andata con i secoli a costituire un caratteristico dato del paesaggio. Rimandando ai saggi in apertura del volume per la definizione dei territori confluiti in uno stesso perimetro amministrativo al tempo della costituzione della Provincia di Rieti, si nota che l’ampia riserva agraria della Sabina, a ridosso tra l’estremità meridionale dell’Umbria e l’area del Reatino, era attraversata dalla via Salaria, che si snodava a partire dalle pianure e dai deboli rilievi collinari della valle del Tevere. Per inviare i prodotti agricoli principali, quali olio e vino, a Roma, quest’area si avvaleva del sistema di collegamento fluviale Nera-Tevere con l’antico “porto dell’olio” di Otricoli, posto in un’ampia ansa del Tevere, a oggi interrata per deviare il corso del fiume. Sono proprio queste due produzioni a caratterizzare maggiormente il paesaggio agrario dell’area, la vite e l’olivo. Quest’ultimo in particolare cresce anche allo stato selvatico nella specie denominata Olea oleaster, marcando l’area lievemente collinare che si alza tra i 200 e i 300 metri sul livello del mare, in un contesto climaticamente non semplice data la collocazione interna e l’orografia, per cui le coltivazioni si sviluppano su terreni in pendenza. Il paesaggio agrario è strettamente modellato dalla presenza di una dualità di sistemi di coltura dell’olivo e delle altre colture agrarie: da un lato, la più tradizionale coltura promiscua con specie arboree da frutto, come ad esempio il pesco, il susino, il ciliegio o la vite; dall’altro, la monocoltura specializzata, creando così un’alternanza e una stratificazione di modelli produttivi composti, anche se sempre basati su sfruttamenti intensivi dell’olivicoltura con oliveti in generale di dimensione superiore all’ettaro.File | Dimensione | Formato | |
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