Scopo del lavoro è accertare se la trasformazione in atto nella dimensione relazionale del cittadino metropolitano contemporaneo, cui contribuisce in misura non trascurabile la dinamica della mobilità collettiva su ferro, è tale da creare le condizioni per introdurre nella pianificazione elementi d'innovazione, che in definitiva dovrebbero riflettere la domanda di una diversa “urbanità”, un’istanza che, sia pure tra numerose contraddizioni, sembra emergere attraverso la metamorfosi delle pratiche sociali e degli stili di vita. Nella prima parte si tenta di mettere in evidenza come mutino, o meglio si moltiplichino, le accezioni del concetto di spazio di relazione, in rapporto all’arricchimento delle modalità del movimento con l'evoluzione tecnologica del trasporto collettivo su rotaia (AV, metrò, tramvie, sistemi integrati, tecnologie di gestione), cui la cultura disciplinare (e non) attribuisce un ruolo primario. Utile riferimento in questo senso è dato dal concetto di "Urbanistica delle reti", che mettendo in evidenza tutti i limiti dello spazio di relazione determinato dallo zoning, archetipo della pianificazione di eredità funzionalista (corrotto dalla volgarità di molte forme d’applicazione dal secondo dopoguerra), sottolinea la necessità di recuperare o rivisitare una visione del territorio basata sulla coesione (ma anche sulla contemporanea frammentazione) insediativa assicurata dal paradigma dei sistemi reticolari. Possono così acquisire nuova luce ai fini dei contenuti di piano i concetti di "morfologia metropolitana", interscalarità, connessione, interconnessione, nonché le vecchie accezioni di “ruolo strutturante”. Di fronte a queste dinamiche quali sono le risposte specifiche della pianificazione nell'ottica della costruzione esplicita del nuovo spazio di relazione ? Nella seconda parte se ne esplorano le manifestazioni più mature. Ampi settori della comunità scientifica e operativa hanno perseguito il recupero dei valori spaziali legati alla continuità fisica attraverso il disegno delle infrastrutture. I piani che privilegiano questo approccio hanno cercato anche attraverso lo spazio del ferro di riproporre quei valori che privilegiano l’urbanità tradizionale dei luoghi centrali, tipica della cultura urbana premoderna. Un atteggiamento che si pone in modo dialettico, quasi antinomico (in apparenza) nei confronti del disegno del sistema degli spazi di relazione incardinato sul concetto di continuità, è quello che privilegia il paradigma della discontinuità. Prendendo spunto dalle tendenze alla diffusione, da tempo chiaramente manifestatesi nelle realtà insediative contemporanee, nasce l'esigenza di delineare nuovi sistemi di relazione progettando in un connettivo caotico ed eterogeneo, a partire dal vuoto, secondo la poetica del frammento. L'utilizzo dei sistemi della mobilità su rotaia diviene fondamentale per la costruzione di uno spazio apparentemente affidato al caos ma in realtà leggibile unitariamente pur nella sua discontinuità fisica. Nella terza parte del lavoro si esplora la possibilità di superare un'antinomia dichiarata ma forse più apparente che cogente, integrando i due atteggiamenti in una tensione che sia in condizione d’interpretare le sollecitazioni autentiche del paradigma della complessità e delle manifestazioni socio-culturali della civiltà metropolitana occidentale di fine millennio.
Spazio di relazione e mobilità su ferro nella pianificazione urbana e metropolitana / Monardo, Bruno. - STAMPA. - (2000), pp. 1-278.
Spazio di relazione e mobilità su ferro nella pianificazione urbana e metropolitana.
MONARDO, Bruno
2000
Abstract
Scopo del lavoro è accertare se la trasformazione in atto nella dimensione relazionale del cittadino metropolitano contemporaneo, cui contribuisce in misura non trascurabile la dinamica della mobilità collettiva su ferro, è tale da creare le condizioni per introdurre nella pianificazione elementi d'innovazione, che in definitiva dovrebbero riflettere la domanda di una diversa “urbanità”, un’istanza che, sia pure tra numerose contraddizioni, sembra emergere attraverso la metamorfosi delle pratiche sociali e degli stili di vita. Nella prima parte si tenta di mettere in evidenza come mutino, o meglio si moltiplichino, le accezioni del concetto di spazio di relazione, in rapporto all’arricchimento delle modalità del movimento con l'evoluzione tecnologica del trasporto collettivo su rotaia (AV, metrò, tramvie, sistemi integrati, tecnologie di gestione), cui la cultura disciplinare (e non) attribuisce un ruolo primario. Utile riferimento in questo senso è dato dal concetto di "Urbanistica delle reti", che mettendo in evidenza tutti i limiti dello spazio di relazione determinato dallo zoning, archetipo della pianificazione di eredità funzionalista (corrotto dalla volgarità di molte forme d’applicazione dal secondo dopoguerra), sottolinea la necessità di recuperare o rivisitare una visione del territorio basata sulla coesione (ma anche sulla contemporanea frammentazione) insediativa assicurata dal paradigma dei sistemi reticolari. Possono così acquisire nuova luce ai fini dei contenuti di piano i concetti di "morfologia metropolitana", interscalarità, connessione, interconnessione, nonché le vecchie accezioni di “ruolo strutturante”. Di fronte a queste dinamiche quali sono le risposte specifiche della pianificazione nell'ottica della costruzione esplicita del nuovo spazio di relazione ? Nella seconda parte se ne esplorano le manifestazioni più mature. Ampi settori della comunità scientifica e operativa hanno perseguito il recupero dei valori spaziali legati alla continuità fisica attraverso il disegno delle infrastrutture. I piani che privilegiano questo approccio hanno cercato anche attraverso lo spazio del ferro di riproporre quei valori che privilegiano l’urbanità tradizionale dei luoghi centrali, tipica della cultura urbana premoderna. Un atteggiamento che si pone in modo dialettico, quasi antinomico (in apparenza) nei confronti del disegno del sistema degli spazi di relazione incardinato sul concetto di continuità, è quello che privilegia il paradigma della discontinuità. Prendendo spunto dalle tendenze alla diffusione, da tempo chiaramente manifestatesi nelle realtà insediative contemporanee, nasce l'esigenza di delineare nuovi sistemi di relazione progettando in un connettivo caotico ed eterogeneo, a partire dal vuoto, secondo la poetica del frammento. L'utilizzo dei sistemi della mobilità su rotaia diviene fondamentale per la costruzione di uno spazio apparentemente affidato al caos ma in realtà leggibile unitariamente pur nella sua discontinuità fisica. Nella terza parte del lavoro si esplora la possibilità di superare un'antinomia dichiarata ma forse più apparente che cogente, integrando i due atteggiamenti in una tensione che sia in condizione d’interpretare le sollecitazioni autentiche del paradigma della complessità e delle manifestazioni socio-culturali della civiltà metropolitana occidentale di fine millennio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.