Si riporta il testo letto in occasione della Giornata di studi e nel frattempo già edito (F. Betti, Testimonianze scultoree carolinge a Cori e nel suo circondario, in Una strada nel Medioevo. La via Appia da Roma a Terracina, a cura di M. Righetti, Roma 2014, pp. 139-150), al quale sono state apportate in questa occasione lievi modifiche e aggiunti, inoltre, i necessari aggiornamenti bibliografici. Rassegna dei principali reperti scultorei carolingi delle diocesi di Velletri e Tres Tabernae. L'analisi dei rilievi, rintracciati in numero considerevole nel territorio preso in considerazione, documenta a partire dalla fine dell'VIII secolo una diffusa committenza artistica a carattere religioso. Le molteplici azioni avviate nei principali luoghi di culto, in alcuni casi come attestato dalle sculture di Giulianello, per diretto interessamento dei pontefici romani (Leone III), implicarono la ricerca di maestranze in grado di rispondere alle esigenze di una produzione che si rivela nella maggior parte dei casi anche di un certo livello qualitativo. Come emerso chiaramente dalla disamina comparata dei manufatti scolpiti, gli artefici impegnati ad operare in questi territori furono con molta probabilità originari di Roma, dove si stavano organizzando, a partire dal tempo di papa Adriano, numerose officine esperte e particolarmente efficienti soprattutto riguardo alla realizzazione di complessi e articolati arredi liturgici, come ampiamente documentato dalla abbondante quantità di materiali conservati nei principali edifici religiosi della città, e in grado di operare su vasta scala anche al di fuori del loro originario ambito di formazione. La ripresa della produzione artistica nel territorio sembrerebbe da ricollegare storicamente alla fondazione nel territorio, da parte di papa Zaccaria, (741-752) della domusculta di Formias, nonché di quella di Anzio, all’interno del grande latifondo del Patrimonium Appiae della Chiesa romana, cui si affiancarono, le masse di Norma e Ninfa, donate, intorno al 745 su richiesta dello stesso Zaccaria, dall’imperatore Costantino V e appartenenti al demanio imperiale. La Chiesa di Roma si assicurò in questo modo la gestione diretta di vaste proprietà fondiarie su di una ampia porzione di territorio che dai monti Lepini e dal versante meridionale dei colli Albani si estendeva senza soluzione di continuità fino alla costa tirrenica. L’istituzione di grandi aziende agricole papali, fu la premessa per una forte ripresa economica con la messa a coltura di vasti appezzamenti di terreno, destinati ad assicurare rifornimenti alimentari alle istituzioni religiose e caritatevoli di Roma. La ripresa delle attività agricole portò a un deciso incremento demografico, dopo lo spopolamento provocato due secoli prima dalle scorrerie longobarde, e condusse, inoltre, alla rifondazione della diocesi di Tres Tabernae, soppressa da Gregorio Magno alla fine del VI secolo, e di cui si fa di nuovo menzione a partire dal 761 e poi con continuità per gran parte del IX secolo, e sotto la cui giurisdizione, dovevano ricadere i territori da poco acquisiti dai pontefici romani.

Materiali scultorei altomedievali delle diocesi di Velletri e Tres Tabernae / Betti, Fabio. - (2021), pp. 39-57.

Materiali scultorei altomedievali delle diocesi di Velletri e Tres Tabernae

Fabio Betti
Primo
2021

Abstract

Si riporta il testo letto in occasione della Giornata di studi e nel frattempo già edito (F. Betti, Testimonianze scultoree carolinge a Cori e nel suo circondario, in Una strada nel Medioevo. La via Appia da Roma a Terracina, a cura di M. Righetti, Roma 2014, pp. 139-150), al quale sono state apportate in questa occasione lievi modifiche e aggiunti, inoltre, i necessari aggiornamenti bibliografici. Rassegna dei principali reperti scultorei carolingi delle diocesi di Velletri e Tres Tabernae. L'analisi dei rilievi, rintracciati in numero considerevole nel territorio preso in considerazione, documenta a partire dalla fine dell'VIII secolo una diffusa committenza artistica a carattere religioso. Le molteplici azioni avviate nei principali luoghi di culto, in alcuni casi come attestato dalle sculture di Giulianello, per diretto interessamento dei pontefici romani (Leone III), implicarono la ricerca di maestranze in grado di rispondere alle esigenze di una produzione che si rivela nella maggior parte dei casi anche di un certo livello qualitativo. Come emerso chiaramente dalla disamina comparata dei manufatti scolpiti, gli artefici impegnati ad operare in questi territori furono con molta probabilità originari di Roma, dove si stavano organizzando, a partire dal tempo di papa Adriano, numerose officine esperte e particolarmente efficienti soprattutto riguardo alla realizzazione di complessi e articolati arredi liturgici, come ampiamente documentato dalla abbondante quantità di materiali conservati nei principali edifici religiosi della città, e in grado di operare su vasta scala anche al di fuori del loro originario ambito di formazione. La ripresa della produzione artistica nel territorio sembrerebbe da ricollegare storicamente alla fondazione nel territorio, da parte di papa Zaccaria, (741-752) della domusculta di Formias, nonché di quella di Anzio, all’interno del grande latifondo del Patrimonium Appiae della Chiesa romana, cui si affiancarono, le masse di Norma e Ninfa, donate, intorno al 745 su richiesta dello stesso Zaccaria, dall’imperatore Costantino V e appartenenti al demanio imperiale. La Chiesa di Roma si assicurò in questo modo la gestione diretta di vaste proprietà fondiarie su di una ampia porzione di territorio che dai monti Lepini e dal versante meridionale dei colli Albani si estendeva senza soluzione di continuità fino alla costa tirrenica. L’istituzione di grandi aziende agricole papali, fu la premessa per una forte ripresa economica con la messa a coltura di vasti appezzamenti di terreno, destinati ad assicurare rifornimenti alimentari alle istituzioni religiose e caritatevoli di Roma. La ripresa delle attività agricole portò a un deciso incremento demografico, dopo lo spopolamento provocato due secoli prima dalle scorrerie longobarde, e condusse, inoltre, alla rifondazione della diocesi di Tres Tabernae, soppressa da Gregorio Magno alla fine del VI secolo, e di cui si fa di nuovo menzione a partire dal 761 e poi con continuità per gran parte del IX secolo, e sotto la cui giurisdizione, dovevano ricadere i territori da poco acquisiti dai pontefici romani.
2021
Cori nel Medioevo. Memoria e sopravvivenze
979-12-20085-90-8
papa Leone III, papa Zaccaria, papa Adriano I, domus cultae, Norba, Cori, Velletri Tres Tabernae, Lazio, Roma, scultura altomedievale, arredi liturgici, Museo della città di Cori
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Materiali scultorei altomedievali delle diocesi di Velletri e Tres Tabernae / Betti, Fabio. - (2021), pp. 39-57.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1568525
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