Questo libro raccoglie gli interventi di una giornata di studio sui pavimenti del Seicento tenutasi a Palazzo Spada nell’autunno del 2018. Varie vicissitudini, non ultime quelle connesse all’attuale pandemia, hanno dilazionato la pubblicazione dei contributi presentati in quell’occasione; nel frattempo sono comparsi studi e ricerche che hanno portato nuove conoscenze su una componente dell’architettura tanto importante quanto per lungo tempo negletta. In particolare, sono state investigate le caratteristiche cromatiche dei materiali, la loro ricezione e le relative ascendenze letterarie e simboliche. E tuttavia tali contributi hanno solo parzialmente affrontato le pavimentazioni nel concreto contesto delle fabbriche della Roma rinascimentale e seicentesca, in un’ottica unitaria che, del resto, le moderne modalità d’impiego e l’attuale eterogeneità delle funzioni tendono spesso ad offuscare. Crediamo pertanto che la messa a fuoco sui temi dell’ideazione e dell’esecuzione dei pavimenti nella Roma barocca mantenga, anche a tre anni di distanza di quella che fu una riuscita iniziativa di studio, tutta la sua attualità, partendo proprio da palazzo Spada come emblematico caso. Fabbrica tra le più significative, sia per la decorazione originaria che per le trasformazioni intercorse nella prima metà del XVII secolo, il palazzo dei cardinali Capodiferro e Spada conserva tipologie diverse di pavimentazione in cotto, la cui tecnica e princìpi, nonché i partiti decorativi e i documentati esecutori, sono qui ampiamente indagati. Esempio di residenza cardinalizia in cui i motivi geometrici di lunga durata si alternano a nuove invenzioni nel succedersi delle sale di maggiore rappresentatività, Palazzo Spada mostra anche come le tecniche costruttive messe a punto nel Rinascimento conoscano una fase di standardizzazione che contribuirà all’ampia diffusione degli ammattonati anche nell’edilizia medio-alta. Più in generale, viene mostrato qui quanto, soprattutto nel Seicento, la pavimentazione si qualifichi come attivo commento degli spazi interni e ciò in particolare nelle chiese, dove assurge talvolta a vera e propria architettura complanare che dialoga con il suo contesto e dove si confrontano tradizioni di varie provenienze storiche e geografiche. A Roma questa componente passa per le interpretazioni dei maggiori architetti dell’epoca, da Gian Lorenzo Bernini a Francesco Borromini, a Carlo Fontana: almeno due di questi artisti sono assai familiari all’interno del palazzo del cardinal Bernardino Spada e non estranei all’argomento in questione; e, anche in questo caso, la personalità dell’alto prelato è il vero motore dell’incessante fare e disfare dell’edificio.
Palazzo Spada e i pavimenti del Seicento a Roma / ROCA DE AMICIS, Augusto. - (2021), pp. 1-106.
Palazzo Spada e i pavimenti del Seicento a Roma
Augusto Roca de Amicis
2021
Abstract
Questo libro raccoglie gli interventi di una giornata di studio sui pavimenti del Seicento tenutasi a Palazzo Spada nell’autunno del 2018. Varie vicissitudini, non ultime quelle connesse all’attuale pandemia, hanno dilazionato la pubblicazione dei contributi presentati in quell’occasione; nel frattempo sono comparsi studi e ricerche che hanno portato nuove conoscenze su una componente dell’architettura tanto importante quanto per lungo tempo negletta. In particolare, sono state investigate le caratteristiche cromatiche dei materiali, la loro ricezione e le relative ascendenze letterarie e simboliche. E tuttavia tali contributi hanno solo parzialmente affrontato le pavimentazioni nel concreto contesto delle fabbriche della Roma rinascimentale e seicentesca, in un’ottica unitaria che, del resto, le moderne modalità d’impiego e l’attuale eterogeneità delle funzioni tendono spesso ad offuscare. Crediamo pertanto che la messa a fuoco sui temi dell’ideazione e dell’esecuzione dei pavimenti nella Roma barocca mantenga, anche a tre anni di distanza di quella che fu una riuscita iniziativa di studio, tutta la sua attualità, partendo proprio da palazzo Spada come emblematico caso. Fabbrica tra le più significative, sia per la decorazione originaria che per le trasformazioni intercorse nella prima metà del XVII secolo, il palazzo dei cardinali Capodiferro e Spada conserva tipologie diverse di pavimentazione in cotto, la cui tecnica e princìpi, nonché i partiti decorativi e i documentati esecutori, sono qui ampiamente indagati. Esempio di residenza cardinalizia in cui i motivi geometrici di lunga durata si alternano a nuove invenzioni nel succedersi delle sale di maggiore rappresentatività, Palazzo Spada mostra anche come le tecniche costruttive messe a punto nel Rinascimento conoscano una fase di standardizzazione che contribuirà all’ampia diffusione degli ammattonati anche nell’edilizia medio-alta. Più in generale, viene mostrato qui quanto, soprattutto nel Seicento, la pavimentazione si qualifichi come attivo commento degli spazi interni e ciò in particolare nelle chiese, dove assurge talvolta a vera e propria architettura complanare che dialoga con il suo contesto e dove si confrontano tradizioni di varie provenienze storiche e geografiche. A Roma questa componente passa per le interpretazioni dei maggiori architetti dell’epoca, da Gian Lorenzo Bernini a Francesco Borromini, a Carlo Fontana: almeno due di questi artisti sono assai familiari all’interno del palazzo del cardinal Bernardino Spada e non estranei all’argomento in questione; e, anche in questo caso, la personalità dell’alto prelato è il vero motore dell’incessante fare e disfare dell’edificio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.