La crescente consapevolezza dei limiti naturali imposti dall’ecosistema ha fatto emergere un progressivo consenso in merito a una nuova visione di sviluppo, nella quale i principi di sostenibilità ed efficientamento energetico sono integrati nei quadri di riferimento strategici nazionali e regionali e nelle politiche di settore. I cambiamenti climatici rappresentano infatti un fenomeno attuale di consistente entità e negli ultimi decenni è aumentata, in misura sempre più importante, l’attenzione verso l’ambiente e, più in dettaglio, per il riscaldamento globale, causato dall’enorme quantitativo di emissioni di gas serra rilasciate nell’atmosfera e derivanti da un’attività umana ricca di sprechi e di inefficienze. Il problema ambientale è strettamente legato a quello energetico e quest’ultimo, considerato uno dei settori maggiormente responsabile delle emissioni di gas climalteranti, risulta uno dei nodi che deve essere affrontato e risolto in tempi brevi, per contenere i danni recati al nostro pianeta. Risulta fondamentale trovare modelli di sviluppo più sostenibili e investire in risorse e tecnologie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Per far ciò è necessario delineare percorsi e azioni che promuovano l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili, da compiere sia individualmente che collettivamente. Secondo dati recenti più della metà della popolazione mondiale vive all’interno degli insediamenti urbani. Le proiezioni di crescita degli agglomerati urbani, secondo le previsioni dei World Urbanization Prospects, portano a stimare che, nel 2030, il 60% della popolazione totale (stimata intorno a 8,5 miliardi di persone) sarà urbanizzata fino a raggiungere il livello del 70% nel 2050. Assume sempre maggiore importanza, quindi, la problematica della stretta interdipendenza tra città e ambiente globale che era tipica essenzialmente dei paesi più industrializzati quali l’Italia ma, che ora, si è estesa anche ai paesi più popolosi della terra con conseguenze facilmente immaginabili sugli impatti ambientali. Si stima infatti che il 40-50% delle emissioni di gas serra siano ormai da attribuire al settore edile contro il 25% dovuto ai trasporti e il restante 25% ascrivibile al settore industriale. È quindi nei luoghi in cui tali attività si concentrano – gli agglomerati urbani – che bisogna indirizzare gli sforzi congiunti a livello mondiale per realizzare le azioni di protezione e tutela dell’ambiente e del clima globale. Da questa consapevolezza è derivato il termine di “architettura sostenibile” che vuole rappresentare una nuova concettualizzazione dell’architettura rivista in coerenza con il pensiero di uno sviluppo sostenibile inteso come “meetings the need of the present without compromising the ability of the future generations to meet their own needs”. Oggi, comunque, bisogna già rivedere l’approccio all’edilizia sostenibile che in passato era concentrato prevalentemente sugli aspetti ecologici per finalizzare gli sforzi sulle problematiche della conservazione dell’energia e della sostenibilità ambientale in tutte le fasi del processo edilizio per studiare e mettere a punto regole, criteri e tecnologie integrate nel rispetto dei più recenti documenti programmatici internazionali. Oltre alla problematica energetica, infatti, nei vari trattati transnazionali si evidenzia come i punti critici relativi alla “sostenibilità” implichino una attenzione particolare all’utilizzo razionale di altre fondamentali risorse per il pianeta quali acqua, materiali e suolo. I cinque principi cardine da utilizzare per la salvaguardia delle risorse ambientali sono dunque: - riusare; - rinnovare; - riciclare; - proteggere; - conservare.
Introduzione / Cumo, Fabrizio. - (2020), pp. 7-9.
Introduzione
Fabrizio Cumo
2020
Abstract
La crescente consapevolezza dei limiti naturali imposti dall’ecosistema ha fatto emergere un progressivo consenso in merito a una nuova visione di sviluppo, nella quale i principi di sostenibilità ed efficientamento energetico sono integrati nei quadri di riferimento strategici nazionali e regionali e nelle politiche di settore. I cambiamenti climatici rappresentano infatti un fenomeno attuale di consistente entità e negli ultimi decenni è aumentata, in misura sempre più importante, l’attenzione verso l’ambiente e, più in dettaglio, per il riscaldamento globale, causato dall’enorme quantitativo di emissioni di gas serra rilasciate nell’atmosfera e derivanti da un’attività umana ricca di sprechi e di inefficienze. Il problema ambientale è strettamente legato a quello energetico e quest’ultimo, considerato uno dei settori maggiormente responsabile delle emissioni di gas climalteranti, risulta uno dei nodi che deve essere affrontato e risolto in tempi brevi, per contenere i danni recati al nostro pianeta. Risulta fondamentale trovare modelli di sviluppo più sostenibili e investire in risorse e tecnologie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Per far ciò è necessario delineare percorsi e azioni che promuovano l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili, da compiere sia individualmente che collettivamente. Secondo dati recenti più della metà della popolazione mondiale vive all’interno degli insediamenti urbani. Le proiezioni di crescita degli agglomerati urbani, secondo le previsioni dei World Urbanization Prospects, portano a stimare che, nel 2030, il 60% della popolazione totale (stimata intorno a 8,5 miliardi di persone) sarà urbanizzata fino a raggiungere il livello del 70% nel 2050. Assume sempre maggiore importanza, quindi, la problematica della stretta interdipendenza tra città e ambiente globale che era tipica essenzialmente dei paesi più industrializzati quali l’Italia ma, che ora, si è estesa anche ai paesi più popolosi della terra con conseguenze facilmente immaginabili sugli impatti ambientali. Si stima infatti che il 40-50% delle emissioni di gas serra siano ormai da attribuire al settore edile contro il 25% dovuto ai trasporti e il restante 25% ascrivibile al settore industriale. È quindi nei luoghi in cui tali attività si concentrano – gli agglomerati urbani – che bisogna indirizzare gli sforzi congiunti a livello mondiale per realizzare le azioni di protezione e tutela dell’ambiente e del clima globale. Da questa consapevolezza è derivato il termine di “architettura sostenibile” che vuole rappresentare una nuova concettualizzazione dell’architettura rivista in coerenza con il pensiero di uno sviluppo sostenibile inteso come “meetings the need of the present without compromising the ability of the future generations to meet their own needs”. Oggi, comunque, bisogna già rivedere l’approccio all’edilizia sostenibile che in passato era concentrato prevalentemente sugli aspetti ecologici per finalizzare gli sforzi sulle problematiche della conservazione dell’energia e della sostenibilità ambientale in tutte le fasi del processo edilizio per studiare e mettere a punto regole, criteri e tecnologie integrate nel rispetto dei più recenti documenti programmatici internazionali. Oltre alla problematica energetica, infatti, nei vari trattati transnazionali si evidenzia come i punti critici relativi alla “sostenibilità” implichino una attenzione particolare all’utilizzo razionale di altre fondamentali risorse per il pianeta quali acqua, materiali e suolo. I cinque principi cardine da utilizzare per la salvaguardia delle risorse ambientali sono dunque: - riusare; - rinnovare; - riciclare; - proteggere; - conservare.File | Dimensione | Formato | |
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