Ponendo a confronto le vicende umane e artistiche di due illustri ferraresi di nascita o d’adozione, Filippo de Pisis (1896-1956) e Giorgio Bassani (1916-2000), il saggio si propone di indagare il rapporto -intenso quanto doloroso- che gli scrittori ebbero con la città di Ferrara. Provenienti entrambi da famiglie abbienti, dell’aristocrazia cattolica o della borghesia ebraica, intorno ai rispettivi venticinque anni de Pisis e Bassani si trovarono a vivere un’analoga condizione esistenziale e a subire una sorte simile, ovvero il sentirsi esclusi dalla società ferrarese per la sola colpa di essere quello che erano: l’uno un omosessuale, l’altro un ebreo. Per entrambi, l’unica soluzione possibile fu l’abbandono della patria, decisione sofferta a cui seguirono scelte di natura letteraria e artistica opposte e al contempo speculari: de Pisis reagì rinunciando al ruolo di scrittore, silenziando la penna e impugnando il pennello per affermarsi pittore altrove, fuori dalla città pentagona; Bassani, di contro, lontano dalla sua terra, iniziò a narrarne la storia per divenire spietato cantore di Ferrara soltanto al di là delle sue mura rosse. Un’analoga “ferita mal chiusa”, pertanto, sembra essere stata l’occasione di incontro tra due personaggi apparentemente distanti -eppure vittime di uno stesso processo di emarginazione- all’interno del testo di Giorgio Bassani, Gli occhiali d’oro, ove l’ostracismo subito dall’anziano medico omosessuale trova il suo corrispettivo nell’esclusione dall’università vissuta dal giovane studente di lettere ebreo in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Il saggio intende quindi dimostrare che, sebbene i due protagonisti del romanzo bassaniano non siano de Pisis e Bassani, essi sono “come” de Pisis e Bassani, e che Gli occhiali d’oro, narrato dal punto di vista dello studente universitario-Bassani, se riletto attraverso l’altra lente -ovvero quella del medico omosessuale, Athos Fadigati- riflette la storia personale di de Pisis, richiamando alla mente le maldicenze dei compatrioti nei confronti dell’artista ferrarese, da lui sublimate nel suo capolavoro letterario dedicato all’amata-odiata Ferrara, La città dalle cento meraviglie.
Se Gli occhiali d’oro fosse stato scritto da Athos Fadigati: Giorgio Bassani e Filippo de Pisis, due lenti a confronto / Carcione, Miriam. - (2021), pp. 29-39.
Se Gli occhiali d’oro fosse stato scritto da Athos Fadigati: Giorgio Bassani e Filippo de Pisis, due lenti a confronto
Carcione, Miriam
2021
Abstract
Ponendo a confronto le vicende umane e artistiche di due illustri ferraresi di nascita o d’adozione, Filippo de Pisis (1896-1956) e Giorgio Bassani (1916-2000), il saggio si propone di indagare il rapporto -intenso quanto doloroso- che gli scrittori ebbero con la città di Ferrara. Provenienti entrambi da famiglie abbienti, dell’aristocrazia cattolica o della borghesia ebraica, intorno ai rispettivi venticinque anni de Pisis e Bassani si trovarono a vivere un’analoga condizione esistenziale e a subire una sorte simile, ovvero il sentirsi esclusi dalla società ferrarese per la sola colpa di essere quello che erano: l’uno un omosessuale, l’altro un ebreo. Per entrambi, l’unica soluzione possibile fu l’abbandono della patria, decisione sofferta a cui seguirono scelte di natura letteraria e artistica opposte e al contempo speculari: de Pisis reagì rinunciando al ruolo di scrittore, silenziando la penna e impugnando il pennello per affermarsi pittore altrove, fuori dalla città pentagona; Bassani, di contro, lontano dalla sua terra, iniziò a narrarne la storia per divenire spietato cantore di Ferrara soltanto al di là delle sue mura rosse. Un’analoga “ferita mal chiusa”, pertanto, sembra essere stata l’occasione di incontro tra due personaggi apparentemente distanti -eppure vittime di uno stesso processo di emarginazione- all’interno del testo di Giorgio Bassani, Gli occhiali d’oro, ove l’ostracismo subito dall’anziano medico omosessuale trova il suo corrispettivo nell’esclusione dall’università vissuta dal giovane studente di lettere ebreo in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Il saggio intende quindi dimostrare che, sebbene i due protagonisti del romanzo bassaniano non siano de Pisis e Bassani, essi sono “come” de Pisis e Bassani, e che Gli occhiali d’oro, narrato dal punto di vista dello studente universitario-Bassani, se riletto attraverso l’altra lente -ovvero quella del medico omosessuale, Athos Fadigati- riflette la storia personale di de Pisis, richiamando alla mente le maldicenze dei compatrioti nei confronti dell’artista ferrarese, da lui sublimate nel suo capolavoro letterario dedicato all’amata-odiata Ferrara, La città dalle cento meraviglie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.