The choice that was made in editing this collection of designs and built projects, carried out over fifty years, was to allow the architecture to speak for itself in a chronological and not thematic sense. Only at the end of the work did I fully realize that all the planning responses have been formulated with regard to particular compositional themes. Among these, in my view, there stands out the organic neo-plastic relationship that the project creates between the internal and external space of the building. Whilst the courtyard building was fought against by the author in his works and articles in favour of an articulated composition, its place was taken up by an incessant search for a central space which was however never to become a yard. This problem is tackled in the project for the Social Centre in Rimini (1958), where the volumes are structured centrifugally around a double level of the space. This is carried even further in the pro ject for the ITER building (ex Rescoop) at Lugo di Romagna (1974) where a composition of orthogonal and prismatic volumes is created around triple central levels. In the first pro - ject for the ‘Garofano Rosso’ Social Centre (1978) the central space did not simply consist of two interconnecting levels, but took on a spe cific function in the form of a cavea for 800 people, completely open to the rest of the building, so as to form a fluid overall design. Another important subject is the articulation of volumes seen as metaphysical objects: monolithic masses which form the build - ing like huge dolmens. The project for the Law Courts in Brindisi (1957) is built on these principles, not unlike the Tête Défense (1983) in which planimetric orthogonality and volumetric compactness are sacrificed in the interest of a centrifugal expansion of the whole construction, to harmonize with the surrounding buildings. The concern for a twin structure, often with enormous partitions, is a recurrent feature in the projects for the Law Courts in Lecce (1961), Brescia (1964) and Naples (1971), as well as in the pro - ject for the car-park on the island of Tronchetto in Venice (1983). The entrance buildings for the District Penitentiary of Spoleto (1970) and Leghorn (1974) are notable for their articulated composition of a single architectural whole, through a meeting be - tween a volume of triangular or curved horizontal extension, from which a many-sided tower rises with 45° angles of varying profundity. In the project for a residential building in the Guasco S. Pietro district of Ancona there is a plastic effect, as if the architect were a sculptor chipping away at the stone, reducing the original monolithic volume like a rock worn away by water. One can observe a recurrent interest also in the subject of glassworked barrel vaults. In the competition project for La Bastille Opera House (1983) the result was a series of cascades contained between the teeth of a gigantic ‘comb’. In the one for the completion of the Guggenheim Ca’ Venier dei Leoni Museum in Venice (1985) a new roof was created consisting of two half-barrel vaults which harmonized with the curve of the dome of Longhena’s Chiesa della Salute nearby. It achieved fullest expression in the creation of the arched shelter-roof of the access to the underground car-park in Piazza Matteotti, Assisi (1993). There is also a constant interest in transversal effects through rotation and 45° angles. This can be seen in various projects, including: the Law Courts of Brescia, the Zen low income housing development in Palermo, ITER (ex-Rescoop) building at Lugo di Romagna, the ‘Garofano Rosso’ cultural centre, the complex for the port infrastructures in Ravenna (1985), Trieste’s Scientific and Technological area (1982), the new CMC building in Ravenna (1985), and the reception buildings and offices of the San Carlo Hospital in Potenza (1999).

Nel curare questa raccolta di architetture progettate in un arco di mezzo secolo la scelta è stata quella di esporre i progetti e le realizzazioni in senso cronologico per far assumere alla compilazione il significato di una documentazione temporale. A conclusione dell’attività redazionale intrapresa mi sono accorto con chiarezza che le risposte progettuali fornite sono tutte state formulate intorno a cruciali tematiche compositive. Tra queste emerge quella del rapporto organico e al contempo neoplastico che il progetto instaura tra lo spazio interno ed esterno dell’edificio. Se la “corte” verrà dall’autore combattuta nelle opere e negli scritti a favore di una composizione più articolata di quella del blocco che genera la rue corridor, il suo posto sarà occupato dall’incessante ricerca di una cavità spaziale tutta interna al volume. Questo tema, già affrontato nel Centro Sociale di Rimini (1958), affida a uno spazio a doppia altezza la conformazione del progetto che trova attuazione procedendo in senso centrifugo. Ciò diventa pienamente compiuto nel progetto per la sede della ITER (ex Rescoop) a Lugo di Romagna (1974) dove, intorno a una tripla altezza centrale, viene realizzata una composizione di masse ora ortogonali ora impostate sulla linea obliqua. Nel primo progetto per il Centro Sociale “Garofano Rosso” (1978) lo spazio centrale non è solo una doppia altezza connettiva, ma assume un ruolo specifico configurandosi come una cavea per 800 persone totalmente aperta al resto dell’edificio, così da formare un’architettura “fluida”. Altro grande tema è rappresentato dall’articolazione dei volumi visti come oggetti metafisici: masse monolitiche che, come grandi dolmen, compongono l’architettura. Il progetto del Palazzo di Giustizia di Brindisi (1957) è eseguito su questi principi, non differentemente da quello della Tête Défense (1983) nel quale, in aggiunta, vi è la perdita dell’ortogonalità planimetrica e della compattezza volumetrica a favore di una dilatazione centrifuga che corrisponde alle esigenze urbanistiche e rappresentative del sito. Il tema della ricerca di una struttura binata che spesso dà luogo a setti di ordine gigante, è ricorrente nei progetti del Palazzo di Giustizia di Lecce (1961), di Brescia (1964), di Napoli (1971), nonché nel progetto per l’autorimessa dell’isola del Tronchetto a Venezia (1983). La composizione articolata su un insieme architettonico unico come incontro tra un volume ad andamento orizzontale di forma triangolare o curva dal quale si innalza una torre sfaccettata con tagli più o meno profondi a 45°, caratterizza la ricerca portata avanti nel progetto degli edifici di ingresso per le Case Circondariali di Spoleto (1970) e di Livorno (1974). La ricerca di una plasticità scultorea di tipo sottrattivo, operata su un volume inizialmente puro che viene scavato alla base come avverrebbe se questo fosse una roccia corrosa dal fluire delle acque, trova una felicissima realizzazione nel progetto dell’unità abitativa nel Rione Guasco S. Pietro ad Ancona. Si può poi notare la ricorrenza di uno studio svolto sul tema della volta a botte in vetro, che, nel progetto di concorso per l’Opera de La Bastille (1983) dà luogo a continue “cascate” contenute tra le maglie di un “pettine” di ordine gigante, in quello per il completamento del museo Guggenheim Ca’ Venier dei Leoni a Venezia (1985) crea nuove coperture formate da due porzioni di volta a botte che entrano in sintonia con la curvatura della cupola della vicina Chiesa della Salute del Longhena. Questo tema si esprime pienamente nella realizzazione della pensilina di accesso all’autorimessa interrata di piazza Matteotti ad Assisi (1993). Vi è poi una ricerca trasversale, quella della rotazione e dei tagli a 45°, che appartiene a diversi progetti: al Palazzo di Giustizia di Brescia, al quartiere Zen a Palermo, ancora alla sede della ITER (ex Rescoop) a Lugo di Romagna e al centro culturale Garofano Rosso, al complesso per infrastrutture portuali a Ravenna (1978), all’area Scientifico-Tecnologica di Trieste (1982), alla nuova sede della CMC a Ravenna (1985), alle strutture di accoglienza e uffici per l’Ospedale S. Carlo di Potenza (1999). Un’altra costante trasversale è costituita dalla ricerca del modulo, elemento prediletto di una metrica sempre chiaramente espressa. La complessità nell’unitarietà dell’opera architettonica, qualità che a mio avviso emerge dai progetti contenuti in questo volume, potrà essere pienamente colta nelle pagine che seguono e venire di volta in volta verificata da un riscontro con i tre saggi introduttivi e con queste brevi note.

Sergio Lenci - L'opera architettonica 1950-2000/ Sergio Lenci - Architectural works 1950-2000 (prefazioni/prefaces L. V. Barbera, M. Rebecchini) Italian and English texts / Lenci, Sergio; Lenci, Ruggero. - STAMPA. - (2000), pp. 1-288.

Sergio Lenci - L'opera architettonica 1950-2000/ Sergio Lenci - Architectural works 1950-2000 (prefazioni/prefaces L. V. Barbera, M. Rebecchini) Italian and English texts

LENCI, Sergio;LENCI, Ruggero
2000

Abstract

The choice that was made in editing this collection of designs and built projects, carried out over fifty years, was to allow the architecture to speak for itself in a chronological and not thematic sense. Only at the end of the work did I fully realize that all the planning responses have been formulated with regard to particular compositional themes. Among these, in my view, there stands out the organic neo-plastic relationship that the project creates between the internal and external space of the building. Whilst the courtyard building was fought against by the author in his works and articles in favour of an articulated composition, its place was taken up by an incessant search for a central space which was however never to become a yard. This problem is tackled in the project for the Social Centre in Rimini (1958), where the volumes are structured centrifugally around a double level of the space. This is carried even further in the pro ject for the ITER building (ex Rescoop) at Lugo di Romagna (1974) where a composition of orthogonal and prismatic volumes is created around triple central levels. In the first pro - ject for the ‘Garofano Rosso’ Social Centre (1978) the central space did not simply consist of two interconnecting levels, but took on a spe cific function in the form of a cavea for 800 people, completely open to the rest of the building, so as to form a fluid overall design. Another important subject is the articulation of volumes seen as metaphysical objects: monolithic masses which form the build - ing like huge dolmens. The project for the Law Courts in Brindisi (1957) is built on these principles, not unlike the Tête Défense (1983) in which planimetric orthogonality and volumetric compactness are sacrificed in the interest of a centrifugal expansion of the whole construction, to harmonize with the surrounding buildings. The concern for a twin structure, often with enormous partitions, is a recurrent feature in the projects for the Law Courts in Lecce (1961), Brescia (1964) and Naples (1971), as well as in the pro - ject for the car-park on the island of Tronchetto in Venice (1983). The entrance buildings for the District Penitentiary of Spoleto (1970) and Leghorn (1974) are notable for their articulated composition of a single architectural whole, through a meeting be - tween a volume of triangular or curved horizontal extension, from which a many-sided tower rises with 45° angles of varying profundity. In the project for a residential building in the Guasco S. Pietro district of Ancona there is a plastic effect, as if the architect were a sculptor chipping away at the stone, reducing the original monolithic volume like a rock worn away by water. One can observe a recurrent interest also in the subject of glassworked barrel vaults. In the competition project for La Bastille Opera House (1983) the result was a series of cascades contained between the teeth of a gigantic ‘comb’. In the one for the completion of the Guggenheim Ca’ Venier dei Leoni Museum in Venice (1985) a new roof was created consisting of two half-barrel vaults which harmonized with the curve of the dome of Longhena’s Chiesa della Salute nearby. It achieved fullest expression in the creation of the arched shelter-roof of the access to the underground car-park in Piazza Matteotti, Assisi (1993). There is also a constant interest in transversal effects through rotation and 45° angles. This can be seen in various projects, including: the Law Courts of Brescia, the Zen low income housing development in Palermo, ITER (ex-Rescoop) building at Lugo di Romagna, the ‘Garofano Rosso’ cultural centre, the complex for the port infrastructures in Ravenna (1985), Trieste’s Scientific and Technological area (1982), the new CMC building in Ravenna (1985), and the reception buildings and offices of the San Carlo Hospital in Potenza (1999).
2000
9788882630331
Nel curare questa raccolta di architetture progettate in un arco di mezzo secolo la scelta è stata quella di esporre i progetti e le realizzazioni in senso cronologico per far assumere alla compilazione il significato di una documentazione temporale. A conclusione dell’attività redazionale intrapresa mi sono accorto con chiarezza che le risposte progettuali fornite sono tutte state formulate intorno a cruciali tematiche compositive. Tra queste emerge quella del rapporto organico e al contempo neoplastico che il progetto instaura tra lo spazio interno ed esterno dell’edificio. Se la “corte” verrà dall’autore combattuta nelle opere e negli scritti a favore di una composizione più articolata di quella del blocco che genera la rue corridor, il suo posto sarà occupato dall’incessante ricerca di una cavità spaziale tutta interna al volume. Questo tema, già affrontato nel Centro Sociale di Rimini (1958), affida a uno spazio a doppia altezza la conformazione del progetto che trova attuazione procedendo in senso centrifugo. Ciò diventa pienamente compiuto nel progetto per la sede della ITER (ex Rescoop) a Lugo di Romagna (1974) dove, intorno a una tripla altezza centrale, viene realizzata una composizione di masse ora ortogonali ora impostate sulla linea obliqua. Nel primo progetto per il Centro Sociale “Garofano Rosso” (1978) lo spazio centrale non è solo una doppia altezza connettiva, ma assume un ruolo specifico configurandosi come una cavea per 800 persone totalmente aperta al resto dell’edificio, così da formare un’architettura “fluida”. Altro grande tema è rappresentato dall’articolazione dei volumi visti come oggetti metafisici: masse monolitiche che, come grandi dolmen, compongono l’architettura. Il progetto del Palazzo di Giustizia di Brindisi (1957) è eseguito su questi principi, non differentemente da quello della Tête Défense (1983) nel quale, in aggiunta, vi è la perdita dell’ortogonalità planimetrica e della compattezza volumetrica a favore di una dilatazione centrifuga che corrisponde alle esigenze urbanistiche e rappresentative del sito. Il tema della ricerca di una struttura binata che spesso dà luogo a setti di ordine gigante, è ricorrente nei progetti del Palazzo di Giustizia di Lecce (1961), di Brescia (1964), di Napoli (1971), nonché nel progetto per l’autorimessa dell’isola del Tronchetto a Venezia (1983). La composizione articolata su un insieme architettonico unico come incontro tra un volume ad andamento orizzontale di forma triangolare o curva dal quale si innalza una torre sfaccettata con tagli più o meno profondi a 45°, caratterizza la ricerca portata avanti nel progetto degli edifici di ingresso per le Case Circondariali di Spoleto (1970) e di Livorno (1974). La ricerca di una plasticità scultorea di tipo sottrattivo, operata su un volume inizialmente puro che viene scavato alla base come avverrebbe se questo fosse una roccia corrosa dal fluire delle acque, trova una felicissima realizzazione nel progetto dell’unità abitativa nel Rione Guasco S. Pietro ad Ancona. Si può poi notare la ricorrenza di uno studio svolto sul tema della volta a botte in vetro, che, nel progetto di concorso per l’Opera de La Bastille (1983) dà luogo a continue “cascate” contenute tra le maglie di un “pettine” di ordine gigante, in quello per il completamento del museo Guggenheim Ca’ Venier dei Leoni a Venezia (1985) crea nuove coperture formate da due porzioni di volta a botte che entrano in sintonia con la curvatura della cupola della vicina Chiesa della Salute del Longhena. Questo tema si esprime pienamente nella realizzazione della pensilina di accesso all’autorimessa interrata di piazza Matteotti ad Assisi (1993). Vi è poi una ricerca trasversale, quella della rotazione e dei tagli a 45°, che appartiene a diversi progetti: al Palazzo di Giustizia di Brescia, al quartiere Zen a Palermo, ancora alla sede della ITER (ex Rescoop) a Lugo di Romagna e al centro culturale Garofano Rosso, al complesso per infrastrutture portuali a Ravenna (1978), all’area Scientifico-Tecnologica di Trieste (1982), alla nuova sede della CMC a Ravenna (1985), alle strutture di accoglienza e uffici per l’Ospedale S. Carlo di Potenza (1999). Un’altra costante trasversale è costituita dalla ricerca del modulo, elemento prediletto di una metrica sempre chiaramente espressa. La complessità nell’unitarietà dell’opera architettonica, qualità che a mio avviso emerge dai progetti contenuti in questo volume, potrà essere pienamente colta nelle pagine che seguono e venire di volta in volta verificata da un riscontro con i tre saggi introduttivi e con queste brevi note.
I maestri dell'architettura contemporanea del dopoguerra in Italia; empirismo organico nell'architettura; late modern
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Sergio Lenci - L'opera architettonica 1950-2000/ Sergio Lenci - Architectural works 1950-2000 (prefazioni/prefaces L. V. Barbera, M. Rebecchini) Italian and English texts / Lenci, Sergio; Lenci, Ruggero. - STAMPA. - (2000), pp. 1-288.
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