Abstract Il saggio illustra i risultati di un’indagine sulla rappresentazione della violenza contro le donne condotta su un corpus di 283 sentenze relative ai reati di stalking, violenza sessuale, violenza domestica, omicidio/femminicidio, tratta/riduzione in schiavitù di esseri umani nell’ambito della ricerca “STEP. Stereotipo e pre- giudizio. Per un cambiamento culturale nella rappresentazione di genere in ambito giudiziario, nelle forze dell’ordine e nel racconto dei media”, realizzato dall’Università degli Studi della Tuscia in partnership con l’Associazione Differenza Donna ONG. Il progetto, che ha analizzato la rappresentazione della violenza contro le donne in due differenti ambiti discorsivi, il linguaggio adottato dai giudici nelle sentenze e il linguaggio utilizzato nella stampa quotidiana, è parte del programma finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per le Pari Opportunità volto a promuovere la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne anche in attuazione della Convenzione di Istanbul. Data la difficoltà a reperire i dati – non si dispone ad oggi di un database esaustivo delle sentenze di primo e secondo grado sulla violenza di genere – si sono integrate le sentenze digitalizzate e reperibili on line, utilizzando 4 repertori: 1) Repertorio Studio Legale Manente: 52 sentenze (periodo 2010-2018); 2) Repertorio Procuratrice Picozzi: 15 sentenze (periodo 2018-2020), Tribunale di Palermo; 3) Repertorio Giudice Paola Di Nicola Travaglini: 32 sentenze (periodo 2015-2020); 4) Database Unitus 184 sentenze (periodo 2014-2017) Juris Data-DeJure e Cedam Utet Ipsoa. Il lavoro si è concentrato sulle strategie linguistico-argomentative con le quali vengono realizzate le descrizioni dei soggetti coinvolti, il richiamo alle interpretazioni normative, la narrazione degli eventi. Partendo dall’assunto che i vocaboli costituiscono una fondamentale chiave d’accesso ai referent (Basile, Fillmore, Lakoff Johnson, Violi) e ne determinano sensi interpretazioni (De Mauro), si è osservato l’uso che i protagonisti del processo ne fanno quando costruiscono le strategie retoriche che motivano le strategie adottate. La materia delle sentenze prese in esame porta ad affrontare aree della lingua a lungo confinate in una sorta di interdetto, nella quale sopravvive l’antico pregiudizio della reciproca estraneità tra le donne e la sfera pubblica (Irigaray, Izzo, Putnam), che vieta di accostare gli ambiti di produzione della vita e della sessualità alla polis. In questo tratto si ritrova la radice più profonda della discriminazione tra ciò che la lingua vede e codifica, e ciò che ignora condannandolo all’indistinto. L’indagine ha mostrato come il discorso pubblico sia ancora caratterizzato dalla presenza strutturale di pregiudizi e stereotipi ricorrenti, capaci di determinare una seconda vittimizzazione della parte offesa e la tendenza insistita a riprodurre schemi che della figura femminile offrono ancora un’immagine fortemente stereotipata e discriminante.

Le parole per dirlo. Il racconto della violenza nella lingua del giudice / Giuliani, Fabrizia. - (2021), pp. 70-85.

Le parole per dirlo. Il racconto della violenza nella lingua del giudice

Fabrizia Giuliani
2021

Abstract

Abstract Il saggio illustra i risultati di un’indagine sulla rappresentazione della violenza contro le donne condotta su un corpus di 283 sentenze relative ai reati di stalking, violenza sessuale, violenza domestica, omicidio/femminicidio, tratta/riduzione in schiavitù di esseri umani nell’ambito della ricerca “STEP. Stereotipo e pre- giudizio. Per un cambiamento culturale nella rappresentazione di genere in ambito giudiziario, nelle forze dell’ordine e nel racconto dei media”, realizzato dall’Università degli Studi della Tuscia in partnership con l’Associazione Differenza Donna ONG. Il progetto, che ha analizzato la rappresentazione della violenza contro le donne in due differenti ambiti discorsivi, il linguaggio adottato dai giudici nelle sentenze e il linguaggio utilizzato nella stampa quotidiana, è parte del programma finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per le Pari Opportunità volto a promuovere la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne anche in attuazione della Convenzione di Istanbul. Data la difficoltà a reperire i dati – non si dispone ad oggi di un database esaustivo delle sentenze di primo e secondo grado sulla violenza di genere – si sono integrate le sentenze digitalizzate e reperibili on line, utilizzando 4 repertori: 1) Repertorio Studio Legale Manente: 52 sentenze (periodo 2010-2018); 2) Repertorio Procuratrice Picozzi: 15 sentenze (periodo 2018-2020), Tribunale di Palermo; 3) Repertorio Giudice Paola Di Nicola Travaglini: 32 sentenze (periodo 2015-2020); 4) Database Unitus 184 sentenze (periodo 2014-2017) Juris Data-DeJure e Cedam Utet Ipsoa. Il lavoro si è concentrato sulle strategie linguistico-argomentative con le quali vengono realizzate le descrizioni dei soggetti coinvolti, il richiamo alle interpretazioni normative, la narrazione degli eventi. Partendo dall’assunto che i vocaboli costituiscono una fondamentale chiave d’accesso ai referent (Basile, Fillmore, Lakoff Johnson, Violi) e ne determinano sensi interpretazioni (De Mauro), si è osservato l’uso che i protagonisti del processo ne fanno quando costruiscono le strategie retoriche che motivano le strategie adottate. La materia delle sentenze prese in esame porta ad affrontare aree della lingua a lungo confinate in una sorta di interdetto, nella quale sopravvive l’antico pregiudizio della reciproca estraneità tra le donne e la sfera pubblica (Irigaray, Izzo, Putnam), che vieta di accostare gli ambiti di produzione della vita e della sessualità alla polis. In questo tratto si ritrova la radice più profonda della discriminazione tra ciò che la lingua vede e codifica, e ciò che ignora condannandolo all’indistinto. L’indagine ha mostrato come il discorso pubblico sia ancora caratterizzato dalla presenza strutturale di pregiudizi e stereotipi ricorrenti, capaci di determinare una seconda vittimizzazione della parte offesa e la tendenza insistita a riprodurre schemi che della figura femminile offrono ancora un’immagine fortemente stereotipata e discriminante.
2021
Stereotipo e pregiudizio. La rappresentazione giuridica e mediatica della violenza di genere
978-88-351-1633-2
Filosofia del linguaggio; semantica; studi di genere; contrasto alla violenza
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Le parole per dirlo. Il racconto della violenza nella lingua del giudice / Giuliani, Fabrizia. - (2021), pp. 70-85.
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