Il contributo, pubblicato in appendice al volume “Lirici greci” contenente le traduzioni di Chiara Di Noi, vuole essere un repertorio delle traduzioni italiane dei lirici realizzate prima del 1940, anno della pubblicazione delle versioni poetiche dei lirici greci di Salvatore Quasimodo. In uno sguardo a ritroso rivolto all’Ottocento italiano, si scopre infatti che l’ambito di fruizione della lirica greca era più ampio di quanto ci si aspetti, in particolare dopo l’Unità e l’estensione della legge Casati al nuovo Regno, che aveva di fatto sancito la reintroduzione del greco nell’istruzione. Questa antologia di traduzioni di lirici greci vuole portare alla luce un mondo perlopiù sommerso: sommerso sia dalla filologia novecentesca, che ha provveduto a nuove traduzioni e a dare un volto sempre più nitido e storicamente collocato dei lirici, sia dalla letteratura contemporanea, che con Quasimodo ha inevitabilmente obliterato molto degli esperimenti di lettura e traduzione precedenti, anche di grandi scrittori. Autori sono un insieme variegato di personalità, a vario titolo impegnate nella conoscenza dei classici oppure spinte da ragioni interiori alla ricerca di ispirazione nella poesia greca, rintracciate in un cammino a ritroso che, per alcuni lirici, arriva al secondo Cinquecento. Il gruppo più consistente è costituito da filologi, professori universitari o insegnanti nei licei attivi nel tardo Ottocento: tra questi, il contributo più importante venne da Luigi Alessandro Michelangeli e Giuseppe Fraccaroli. Un discorso a parte va fatto per poeti e scrittori: dopo la stagione neoclassica e melodrammatica, in cui centrale era stata l’attività del poeta e traduttore metastasiano Filippo Saverio De Rogati (1745-1827), un rapporto elettivo con Saffo ebbe, per esempio, l’animo passionale del Foscolo, che ha lasciato delle versioni artisticamente belle, ma distanti dalla lettera del testo antico. Il più assiduo e fedele traduttore non sarebbe stato neanche Leopardi, bensì Giovanni Pascoli, le cui "Traduzioni e riduzioni", pubblicate postume dalla sorella Maria nel 1913, si impongono ancor oggi come documento di un’epoca e di un metodo, che già andava oltre i limiti del positivismo. Più o meno fedeli, retoricamente atteggiate, spontanee o recitate in contegnose occasioni, queste traduzioni, reperibili talvolta in edizioni molto rare, si offrono come documento di una lettura oggi antica e alternativa dei lirici greci.
Appendice. I lirici greci nelle traduzioni italiane prima di Quasimodo / Cerroni, Enrico. - (2015), pp. 365-598.
Appendice. I lirici greci nelle traduzioni italiane prima di Quasimodo
Enrico Cerroni
2015
Abstract
Il contributo, pubblicato in appendice al volume “Lirici greci” contenente le traduzioni di Chiara Di Noi, vuole essere un repertorio delle traduzioni italiane dei lirici realizzate prima del 1940, anno della pubblicazione delle versioni poetiche dei lirici greci di Salvatore Quasimodo. In uno sguardo a ritroso rivolto all’Ottocento italiano, si scopre infatti che l’ambito di fruizione della lirica greca era più ampio di quanto ci si aspetti, in particolare dopo l’Unità e l’estensione della legge Casati al nuovo Regno, che aveva di fatto sancito la reintroduzione del greco nell’istruzione. Questa antologia di traduzioni di lirici greci vuole portare alla luce un mondo perlopiù sommerso: sommerso sia dalla filologia novecentesca, che ha provveduto a nuove traduzioni e a dare un volto sempre più nitido e storicamente collocato dei lirici, sia dalla letteratura contemporanea, che con Quasimodo ha inevitabilmente obliterato molto degli esperimenti di lettura e traduzione precedenti, anche di grandi scrittori. Autori sono un insieme variegato di personalità, a vario titolo impegnate nella conoscenza dei classici oppure spinte da ragioni interiori alla ricerca di ispirazione nella poesia greca, rintracciate in un cammino a ritroso che, per alcuni lirici, arriva al secondo Cinquecento. Il gruppo più consistente è costituito da filologi, professori universitari o insegnanti nei licei attivi nel tardo Ottocento: tra questi, il contributo più importante venne da Luigi Alessandro Michelangeli e Giuseppe Fraccaroli. Un discorso a parte va fatto per poeti e scrittori: dopo la stagione neoclassica e melodrammatica, in cui centrale era stata l’attività del poeta e traduttore metastasiano Filippo Saverio De Rogati (1745-1827), un rapporto elettivo con Saffo ebbe, per esempio, l’animo passionale del Foscolo, che ha lasciato delle versioni artisticamente belle, ma distanti dalla lettera del testo antico. Il più assiduo e fedele traduttore non sarebbe stato neanche Leopardi, bensì Giovanni Pascoli, le cui "Traduzioni e riduzioni", pubblicate postume dalla sorella Maria nel 1913, si impongono ancor oggi come documento di un’epoca e di un metodo, che già andava oltre i limiti del positivismo. Più o meno fedeli, retoricamente atteggiate, spontanee o recitate in contegnose occasioni, queste traduzioni, reperibili talvolta in edizioni molto rare, si offrono come documento di una lettura oggi antica e alternativa dei lirici greci.File | Dimensione | Formato | |
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