Favorire il dialogo all’interno di uno spazio costruito dedicato al culto è un’impresa difficile, se non impossibile. Chiese, templi, moschee sono luoghi modellati nel tempo su riti, culti, significati simbolici molto diversi. Il dialogo comporta sempre un rischio come sottolinea Appadurai1 ma in questi spazi così codificati il rischio di fraintendimento, di incomprensione o peggio di adottare comportamenti che offendono sensibilità diverse è molto alto . Non è un caso che la maggior parte degli spazi interreligiosi, negli aeroporti, nelle stazioni nei luoghi di cura, siano spazi spogli, privi di qualunque caratterizzazione funzionale e simbolica, spazi che nell’intento di essere riconosciuti da tutti finiscono per non essere riconosciuti da nessuno. Nello spazio aperto questo rischio è più basso. In un giardino, in un parco o anche in una piazza l’assenza di elementi e luoghi codificati, riconducibili a riti e funzioni specifiche permette comportamenti più liberi e spontanei facilitando l’incontro, il dialogo, lo scambio. Ma c’è di più. Gli elementi naturali, l’acqua, il suolo, la vegetazione, parlano un linguaggio universale, comprensibile a molti se non a tutti, perché connesso a significati simbolici ancestrali, radicati nella storia e nelle tradizioni religiose e mitologiche comuni a molte culture

Spazi aperti per il dialogo / Imbroglini, Cristina. - (2020), pp. 48-57.

Spazi aperti per il dialogo

Cristina Imbroglini
2020

Abstract

Favorire il dialogo all’interno di uno spazio costruito dedicato al culto è un’impresa difficile, se non impossibile. Chiese, templi, moschee sono luoghi modellati nel tempo su riti, culti, significati simbolici molto diversi. Il dialogo comporta sempre un rischio come sottolinea Appadurai1 ma in questi spazi così codificati il rischio di fraintendimento, di incomprensione o peggio di adottare comportamenti che offendono sensibilità diverse è molto alto . Non è un caso che la maggior parte degli spazi interreligiosi, negli aeroporti, nelle stazioni nei luoghi di cura, siano spazi spogli, privi di qualunque caratterizzazione funzionale e simbolica, spazi che nell’intento di essere riconosciuti da tutti finiscono per non essere riconosciuti da nessuno. Nello spazio aperto questo rischio è più basso. In un giardino, in un parco o anche in una piazza l’assenza di elementi e luoghi codificati, riconducibili a riti e funzioni specifiche permette comportamenti più liberi e spontanei facilitando l’incontro, il dialogo, lo scambio. Ma c’è di più. Gli elementi naturali, l’acqua, il suolo, la vegetazione, parlano un linguaggio universale, comprensibile a molti se non a tutti, perché connesso a significati simbolici ancestrali, radicati nella storia e nelle tradizioni religiose e mitologiche comuni a molte culture
2020
Architettura dialogo religione
978-88-6242-502-5
spazi aperti; paesaggi urbani; scambio culturale; socialità inclusiva
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Spazi aperti per il dialogo / Imbroglini, Cristina. - (2020), pp. 48-57.
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