L’interesse nei confronti del patrimonio industriale “dismesso” è andato negli ultimi decenni sempre più aumentando, a partire dalla nascita dell’Archeologia industriale, negli anni Cinquanta del secolo scorso, fino ai più recenti interventi di recupero e valorizzazione di vasti complessi abbandonati, in Italia come nel resto del mondo. Purtroppo a fronte del diffondersi di ricerche interdisciplinari sempre più approfondite e della nascita di associazioni, nazionali e internazionali, rivolte alla conoscenza, alla divulgazione, alla promozione, alla salvaguardia e alla valorizzazione dei cosiddetti luoghi della produzione, sovente sconosciuti al grande pubblico, non sempre positivi appaiono alcuni interventi condotti sulla pelle di questi “edifici”, con finalità solo apparentemente di mantenimento, più spesso esclusivamente funzionali ed economiche. Se è vero, infatti, che ragioni di ordine pratico sono quasi sempre alla base dei recenti processi di riconversione, per non parlare del valore di posizione che spesso tali complessi rivestono all’interno di aree urbane strategiche, è altresì vero che a molte di queste architetture riconosciamo oggi dei valori che vanno al di là della semplice funzione, peraltro ormai perduta e non più ripristinabile e che quindi anche tali valori dovremmo cercare di trasmettere al futuro. A partire da alcuni casi emblematici, in cui si è intrecciato un dialogo virtuoso fra il nuovo che si aggiunge e il vecchio che continua a far sentire la sua voce e altri, altrettanto negativamente paradigmatici, dove tale rapporto appare ormai irrimediabilmente perduto e dove i pochi frammenti sopravvissuti all’abbandono e alle demolizioni sono ormai incapaci di comunicare il proprio vissuto, il contributo cerca di evidenziare alcune possibili vie di integrazione fra gli interessi della contemporaneità e quelli del passato. Un processo che muovendo dalla conoscenza e dalla comprensione dei luoghi e dei processi industriali che in questi luoghi si svolgevano, porti alla realizzazione di progetti che sappiano rileggere e reinterpretare la storia dell’edificio, attraverso forme e contenuti compatibili. Consapevoli di muoverci su un terreno nel quale non possono esistere solo le ragioni della tutela e della conservazione, è tuttavia oggi ancor più necessario cercare un dialogo aperto e costruttivo fra passato e presente, fra permanenza e mutazione, affinché i “grandi Testimoni del lavoro industrioso” non diventino muti brandelli di un passato che non saremo più in grado di comprendere. Content: Interest in “disused” industrial properties has been growing more and more over the past decades, from the birth of Industrial Archaeology in the 1950s up to the most recent operations focusing on the renewal and enhancement of vast abandoned complexes, both in Italy and around the world. Unfortunately, in spite of the spread of increasingly in-depth interdisciplinary studies and the formation of national and international associations for the knowledge, dissemination, promotion, protection, and enhancement of the so-called production sites, which are often unknown to the general public, some of the operations carried out on these “buildings”, for reasons only apparently having to do with maintenance but more often for solely functional and economic purposes, are not always positive ones. While, indeed, it is true that practical reasons are almost always behind the recent reconversion processes, to say nothing of the location value such complexes often have within strategic urban areas, it is also true that today we perceive values in many of these architectural structures that go beyond their simple function, which in any case has been lost and is no longer restorable, and that we should thus try to pass on such values to the future. The paper starts with a discussion of several emblematic cases, in which a virtuous dialogue has been established between the new being added and the old that continues to make itself heard, and other, negatively paradigmatic ones, where such a relationship appears irreparably lost and where the few fragments that have survived the abandonment and demolitions are by now incapable of communicating their life story. It then seeks to highlight several possible ways to achieve integration between the interests of contemporary society and those of the past. It is a process which, starting from knowledge and understanding of the sites and the industrial processes that took place in them, leads to the creation of designs that are capable of rereading and reinterpreting the buildings’ history, using compatible forms and contents. Aware of the fact that this is a ground on which it is not possible for protection and preservation reasons to exist alone, it appears even more necessary today to seek an open and constructive dialogue between past and present, between permanence and change, so that the “great witnesses of industrious work” do not become silent fragments of a past we will no longer be able to understand.
Oltre l’abbandono: il patrimonio industriale fra conoscenza e progetto / Docci, Marina. - STAMPA. - V(2010), pp. 165-180. [10.4399/978885483609914].
Oltre l’abbandono: il patrimonio industriale fra conoscenza e progetto
DOCCI, Marina
2010
Abstract
L’interesse nei confronti del patrimonio industriale “dismesso” è andato negli ultimi decenni sempre più aumentando, a partire dalla nascita dell’Archeologia industriale, negli anni Cinquanta del secolo scorso, fino ai più recenti interventi di recupero e valorizzazione di vasti complessi abbandonati, in Italia come nel resto del mondo. Purtroppo a fronte del diffondersi di ricerche interdisciplinari sempre più approfondite e della nascita di associazioni, nazionali e internazionali, rivolte alla conoscenza, alla divulgazione, alla promozione, alla salvaguardia e alla valorizzazione dei cosiddetti luoghi della produzione, sovente sconosciuti al grande pubblico, non sempre positivi appaiono alcuni interventi condotti sulla pelle di questi “edifici”, con finalità solo apparentemente di mantenimento, più spesso esclusivamente funzionali ed economiche. Se è vero, infatti, che ragioni di ordine pratico sono quasi sempre alla base dei recenti processi di riconversione, per non parlare del valore di posizione che spesso tali complessi rivestono all’interno di aree urbane strategiche, è altresì vero che a molte di queste architetture riconosciamo oggi dei valori che vanno al di là della semplice funzione, peraltro ormai perduta e non più ripristinabile e che quindi anche tali valori dovremmo cercare di trasmettere al futuro. A partire da alcuni casi emblematici, in cui si è intrecciato un dialogo virtuoso fra il nuovo che si aggiunge e il vecchio che continua a far sentire la sua voce e altri, altrettanto negativamente paradigmatici, dove tale rapporto appare ormai irrimediabilmente perduto e dove i pochi frammenti sopravvissuti all’abbandono e alle demolizioni sono ormai incapaci di comunicare il proprio vissuto, il contributo cerca di evidenziare alcune possibili vie di integrazione fra gli interessi della contemporaneità e quelli del passato. Un processo che muovendo dalla conoscenza e dalla comprensione dei luoghi e dei processi industriali che in questi luoghi si svolgevano, porti alla realizzazione di progetti che sappiano rileggere e reinterpretare la storia dell’edificio, attraverso forme e contenuti compatibili. Consapevoli di muoverci su un terreno nel quale non possono esistere solo le ragioni della tutela e della conservazione, è tuttavia oggi ancor più necessario cercare un dialogo aperto e costruttivo fra passato e presente, fra permanenza e mutazione, affinché i “grandi Testimoni del lavoro industrioso” non diventino muti brandelli di un passato che non saremo più in grado di comprendere. Content: Interest in “disused” industrial properties has been growing more and more over the past decades, from the birth of Industrial Archaeology in the 1950s up to the most recent operations focusing on the renewal and enhancement of vast abandoned complexes, both in Italy and around the world. Unfortunately, in spite of the spread of increasingly in-depth interdisciplinary studies and the formation of national and international associations for the knowledge, dissemination, promotion, protection, and enhancement of the so-called production sites, which are often unknown to the general public, some of the operations carried out on these “buildings”, for reasons only apparently having to do with maintenance but more often for solely functional and economic purposes, are not always positive ones. While, indeed, it is true that practical reasons are almost always behind the recent reconversion processes, to say nothing of the location value such complexes often have within strategic urban areas, it is also true that today we perceive values in many of these architectural structures that go beyond their simple function, which in any case has been lost and is no longer restorable, and that we should thus try to pass on such values to the future. The paper starts with a discussion of several emblematic cases, in which a virtuous dialogue has been established between the new being added and the old that continues to make itself heard, and other, negatively paradigmatic ones, where such a relationship appears irreparably lost and where the few fragments that have survived the abandonment and demolitions are by now incapable of communicating their life story. It then seeks to highlight several possible ways to achieve integration between the interests of contemporary society and those of the past. It is a process which, starting from knowledge and understanding of the sites and the industrial processes that took place in them, leads to the creation of designs that are capable of rereading and reinterpreting the buildings’ history, using compatible forms and contents. Aware of the fact that this is a ground on which it is not possible for protection and preservation reasons to exist alone, it appears even more necessary today to seek an open and constructive dialogue between past and present, between permanence and change, so that the “great witnesses of industrious work” do not become silent fragments of a past we will no longer be able to understand.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.