Il presente volume prende le mosse dalla storica tassonomia, introdotta dal Maestro Vezio Crisafulli, che riconosce alterità(semantica e deontica) ai due concetti di disposizione e norma, nonché dalla critica cui la sostanza di tale alterità è stata sottoposta da Massimo Luciani. Refutando una simile critica, Franco Modugno e Andrea Longo tentano di dimostrare la perdurante attualità del pensieri crisafulliano, indagando tanto il piano teoretico, quanto quello pragmatico della questione. Movendo da tale ripartizione i due Autori, anche sulla scorta delle rispettive sensibilità filosofiche, hanno scelto di dividere l'analisi nei due saggi di cui è composta l'opera. Il primo dei due lavori coagula le riflessioni di Andrea Longo circa la natura dell'interpretazione giudiziale, svolgendo una critica che vuole porsi sul medesimo piano di astrazione rispetto all'analisi di Luciani. In tale prospettiva, operando prima sul piano linguistico e poi su quello giuridico, si tenta di dimostrare l'autonomia concettuale e la capacità deontica della norma pretoria. Così strutturata, la refutazione procede affrontando la critica circa la pretesa «in-significanza» della norma e ricostruendo l'autentica portata del fenomeno di "semiosi illimitata" da cui tale critica, a parere dell'Autore, implicitamente prende le mosse. Solo intendendo rettamente tale fenomeno, alla luce della filosofia pragmaticista di C.S. Peirce, si scongiura il paradosso di una infinità di regressioni(o progressioni) ermeneutiche che decostruirebbero il senso dell'interpretazione come prodotto intellegibile. Allargando poi l'orizzonte dell'analisi, declinato nei piani sintattico, semantico e pragmatico, si tenta di tracciare i reali termini della deonticità normativa. Il secondo dei due saggi, ad opera di Franco Modugno, prendendo le mosse dagli esiti cui approda il primo lavoro, ne amplia ulteriormente lo spettro d'indagine, da un lato contestualizzando la critica di Luciani nell'ambito del dibattito epistemologico ed ermeneutico, dall'altro evocando gli approdi della giurisprudenza costituzionale. In questa prospettiva, viene anzitutto analizzata la posizione assunta dalla criticata dottrina in merito alle diverse concezioni teoretiche sull'interpretazione, nel tentativo di ricostruire l'esatta collocazione di essa nell'ambito delle c.d. dottrine cognitiviste. Come detto, la riflessione si sposta poi dal piano giuridico-teorico a quello giuridico-pratico, sottoponendo la dottrina criticata anche alla prova concreta della giurisprudenza costituzionale e degli strumenti che essa, a partire dalla dicotomia crisafulliana, ha elaborato nell'evoluzione del proprio magistero decisorio. Questa porzione della riflessione non va intesa come mera apologia di un esistente accidentale, ma come affermazione della sterilità di un dover essere astrattamente considerato e di quelle posizioni che rifiutino di comprendere, hegelianamente, la controrazionalità di ogni tesi radicalmente controfattuale. Da ultimo, l'analisi lambisce i profili più propriamente attinenti alla filosofia epistemologica, tracciando, all'esito di una ricognizione delle varie correnti del Positivismo, un parallelo tra il metodo di cui sembra avvalersi la criticata dottrina e le tesi della scuola del Positivismo logico. La riflessione si conclude infine con una pars costruens, proponendo, sulla scia del circolo ermeneutico gadameriano, una teoria dell'interpretazione tesa a condurre ad una possibile sintesi l'inevitabile frantumazione della realtà giurisprudenziale e l'aspirazione unitaria del sistema giuridico.
Disposizione e norma. realtà e razionalità di una storica tassonomia / Modugno, Franco; Longo, Andrea. - (2021), pp. 1-171.
Disposizione e norma. realtà e razionalità di una storica tassonomia
Andrea Longo
2021
Abstract
Il presente volume prende le mosse dalla storica tassonomia, introdotta dal Maestro Vezio Crisafulli, che riconosce alterità(semantica e deontica) ai due concetti di disposizione e norma, nonché dalla critica cui la sostanza di tale alterità è stata sottoposta da Massimo Luciani. Refutando una simile critica, Franco Modugno e Andrea Longo tentano di dimostrare la perdurante attualità del pensieri crisafulliano, indagando tanto il piano teoretico, quanto quello pragmatico della questione. Movendo da tale ripartizione i due Autori, anche sulla scorta delle rispettive sensibilità filosofiche, hanno scelto di dividere l'analisi nei due saggi di cui è composta l'opera. Il primo dei due lavori coagula le riflessioni di Andrea Longo circa la natura dell'interpretazione giudiziale, svolgendo una critica che vuole porsi sul medesimo piano di astrazione rispetto all'analisi di Luciani. In tale prospettiva, operando prima sul piano linguistico e poi su quello giuridico, si tenta di dimostrare l'autonomia concettuale e la capacità deontica della norma pretoria. Così strutturata, la refutazione procede affrontando la critica circa la pretesa «in-significanza» della norma e ricostruendo l'autentica portata del fenomeno di "semiosi illimitata" da cui tale critica, a parere dell'Autore, implicitamente prende le mosse. Solo intendendo rettamente tale fenomeno, alla luce della filosofia pragmaticista di C.S. Peirce, si scongiura il paradosso di una infinità di regressioni(o progressioni) ermeneutiche che decostruirebbero il senso dell'interpretazione come prodotto intellegibile. Allargando poi l'orizzonte dell'analisi, declinato nei piani sintattico, semantico e pragmatico, si tenta di tracciare i reali termini della deonticità normativa. Il secondo dei due saggi, ad opera di Franco Modugno, prendendo le mosse dagli esiti cui approda il primo lavoro, ne amplia ulteriormente lo spettro d'indagine, da un lato contestualizzando la critica di Luciani nell'ambito del dibattito epistemologico ed ermeneutico, dall'altro evocando gli approdi della giurisprudenza costituzionale. In questa prospettiva, viene anzitutto analizzata la posizione assunta dalla criticata dottrina in merito alle diverse concezioni teoretiche sull'interpretazione, nel tentativo di ricostruire l'esatta collocazione di essa nell'ambito delle c.d. dottrine cognitiviste. Come detto, la riflessione si sposta poi dal piano giuridico-teorico a quello giuridico-pratico, sottoponendo la dottrina criticata anche alla prova concreta della giurisprudenza costituzionale e degli strumenti che essa, a partire dalla dicotomia crisafulliana, ha elaborato nell'evoluzione del proprio magistero decisorio. Questa porzione della riflessione non va intesa come mera apologia di un esistente accidentale, ma come affermazione della sterilità di un dover essere astrattamente considerato e di quelle posizioni che rifiutino di comprendere, hegelianamente, la controrazionalità di ogni tesi radicalmente controfattuale. Da ultimo, l'analisi lambisce i profili più propriamente attinenti alla filosofia epistemologica, tracciando, all'esito di una ricognizione delle varie correnti del Positivismo, un parallelo tra il metodo di cui sembra avvalersi la criticata dottrina e le tesi della scuola del Positivismo logico. La riflessione si conclude infine con una pars costruens, proponendo, sulla scia del circolo ermeneutico gadameriano, una teoria dell'interpretazione tesa a condurre ad una possibile sintesi l'inevitabile frantumazione della realtà giurisprudenziale e l'aspirazione unitaria del sistema giuridico.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Longo_Disposizione-norma_2021.pdf
solo gestori archivio
Note: "monografia", "frontespizio", "indice"
Tipologia:
Documento in Post-print (versione successiva alla peer review e accettata per la pubblicazione)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
846.5 kB
Formato
Adobe PDF
|
846.5 kB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.