Dove va l’architettura secondo Massimiliano Fuksas? Nella città priva di valori statici e insostituibili tradizioni, verso la scoperta di nuove agilità, nuove articolazioni del progetto nei rapporti tra contenuto ed espressione. E’ per questo che il suo genio compositivo interessa gli architetti del nostro tempo e si impone a livello internazionale sia per il successo conseguito nei sempre più frequenti concorsi vinti che per lo scavo dissonante e antiaccademico documentato dalle numerose realizzazioni le quali, su oltre trecento progetti, sono ormai più di sessanta. Le sue opere costruite sono localizzate in Italia e in Francia ed inoltre vi sono cantieri aperti e progetti in corso in Germania e in Austria. Pur avendo realizzato molto in Italia destando profonda curiosità ed interesse sia tra gli architetti nazionali ed esteri che, negli ultimi anni, tra gli amministratori di varie città d’oltralpe, oggi si può dire che le sue opere più emblematiche siano state erette in Francia. Tra queste, tre sono le più rappresentative: il Centro Culturale e Mediateca a Rezé, l’Arts Centre dell’Università Michel de Montaigne a Bordeaux e l’Ilôt Candie-Saint- Bernard a Parigi. In esse è riscontrabile una calibrata sintesi degli elementi compositivi già presenti nel suo precedente repertorio espressivo, che scaturisce da un’attenta riduzione di quei segni architettonici che ne hanno caratterizzato la prima stagione romana. Ma queste tre opere sono state già superate, sia sul piano del contenuto che su quello dell’espressione, da diversi progetti alcuni dei quali dovrebbero vedere presto realizzazione e di cui i più rappresentativi sono: il Centre Hanséatique ad Amburgo, la Camera di Commercio e dell’Industria di Nîmes-Uzès-Le Vigan e la Place des Nations a Ginevra. Per progettare, il suo metodo è fare dell’altro, tutto fuorché mettersi al tavolo da disegno seduti di fronte al foglio bianco: “uscire dall’architettura, far parlare la gente comune, gli ingeneri, i giornalisti, e ascoltare. Pensieri, parole, rumori, musiche, per far emergere una voce dal di dentro, giusta o sbagliata ancora non importa, ma vera e assolutamente necessaria per dare avvio ad un processo di reiterazione e di successive approssimazioni che sarebbe assurdo sterilizzare sin dalla nascita” con una soluzione quasi giusta. Da questo superamento della paura di sbagliare hanno origine le grandi e tumultuose tele che caratterizzano la fase iniziale dell’iter progettuale dell’architetto, costituite da un’esplosione di colori, in opposizione ad un approccio ideativo miope, fatto sin da subito al pennino, chiusi ermeticamente nel proprio ego, nella propria ineludibile incomunicabilità. La sua è invece un’idea espressa al pennello, tante volte adoperato quando era da Giorgio De Chirico come assistente nell’atelier dell’artista, e che ha continuato ad usare nei suoi studi di architettura di Roma, Parigi e Salisburgo in modo dirompente e dissonante, sempre teso a far affiorare nuove idee, a sé stesso e ai suoi collaboratori. Questo nobile sfogo cromatico è, per sua natura, ricco di errori nella descrizione di un’idea e tale imprecisione iniziale è un bene prezioso perché lascia intravedere anche ciò che non c’è, contribuendo a creare un’atmosfera di piacevole collaborazione, una sorta di workshop per ripartire ogni volta azzerando, con una nuova tela dipinta con veemenza e talvolta sconfinamenti, le acquisite consuetudini. La sua avventura ha inizio il 9 gennaio 1944, un anno e mezzo prima del fatidico volo dell’Enola Gay su Hiroshima, quando nasce a Roma dal padre lituano venuto in Italia per studiare medicina e dalla madre romana studentessa di filosofia, con sangue materno metà tedesco e metà francese.

Massimiliano Fuksas – Oscillazioni e sconfinamenti / Lenci, Ruggero. - STAMPA. - 1:(1996), pp. 1-96.

Massimiliano Fuksas – Oscillazioni e sconfinamenti

LENCI, Ruggero
1996

Abstract

Dove va l’architettura secondo Massimiliano Fuksas? Nella città priva di valori statici e insostituibili tradizioni, verso la scoperta di nuove agilità, nuove articolazioni del progetto nei rapporti tra contenuto ed espressione. E’ per questo che il suo genio compositivo interessa gli architetti del nostro tempo e si impone a livello internazionale sia per il successo conseguito nei sempre più frequenti concorsi vinti che per lo scavo dissonante e antiaccademico documentato dalle numerose realizzazioni le quali, su oltre trecento progetti, sono ormai più di sessanta. Le sue opere costruite sono localizzate in Italia e in Francia ed inoltre vi sono cantieri aperti e progetti in corso in Germania e in Austria. Pur avendo realizzato molto in Italia destando profonda curiosità ed interesse sia tra gli architetti nazionali ed esteri che, negli ultimi anni, tra gli amministratori di varie città d’oltralpe, oggi si può dire che le sue opere più emblematiche siano state erette in Francia. Tra queste, tre sono le più rappresentative: il Centro Culturale e Mediateca a Rezé, l’Arts Centre dell’Università Michel de Montaigne a Bordeaux e l’Ilôt Candie-Saint- Bernard a Parigi. In esse è riscontrabile una calibrata sintesi degli elementi compositivi già presenti nel suo precedente repertorio espressivo, che scaturisce da un’attenta riduzione di quei segni architettonici che ne hanno caratterizzato la prima stagione romana. Ma queste tre opere sono state già superate, sia sul piano del contenuto che su quello dell’espressione, da diversi progetti alcuni dei quali dovrebbero vedere presto realizzazione e di cui i più rappresentativi sono: il Centre Hanséatique ad Amburgo, la Camera di Commercio e dell’Industria di Nîmes-Uzès-Le Vigan e la Place des Nations a Ginevra. Per progettare, il suo metodo è fare dell’altro, tutto fuorché mettersi al tavolo da disegno seduti di fronte al foglio bianco: “uscire dall’architettura, far parlare la gente comune, gli ingeneri, i giornalisti, e ascoltare. Pensieri, parole, rumori, musiche, per far emergere una voce dal di dentro, giusta o sbagliata ancora non importa, ma vera e assolutamente necessaria per dare avvio ad un processo di reiterazione e di successive approssimazioni che sarebbe assurdo sterilizzare sin dalla nascita” con una soluzione quasi giusta. Da questo superamento della paura di sbagliare hanno origine le grandi e tumultuose tele che caratterizzano la fase iniziale dell’iter progettuale dell’architetto, costituite da un’esplosione di colori, in opposizione ad un approccio ideativo miope, fatto sin da subito al pennino, chiusi ermeticamente nel proprio ego, nella propria ineludibile incomunicabilità. La sua è invece un’idea espressa al pennello, tante volte adoperato quando era da Giorgio De Chirico come assistente nell’atelier dell’artista, e che ha continuato ad usare nei suoi studi di architettura di Roma, Parigi e Salisburgo in modo dirompente e dissonante, sempre teso a far affiorare nuove idee, a sé stesso e ai suoi collaboratori. Questo nobile sfogo cromatico è, per sua natura, ricco di errori nella descrizione di un’idea e tale imprecisione iniziale è un bene prezioso perché lascia intravedere anche ciò che non c’è, contribuendo a creare un’atmosfera di piacevole collaborazione, una sorta di workshop per ripartire ogni volta azzerando, con una nuova tela dipinta con veemenza e talvolta sconfinamenti, le acquisite consuetudini. La sua avventura ha inizio il 9 gennaio 1944, un anno e mezzo prima del fatidico volo dell’Enola Gay su Hiroshima, quando nasce a Roma dal padre lituano venuto in Italia per studiare medicina e dalla madre romana studentessa di filosofia, con sangue materno metà tedesco e metà francese.
1996
9788886498067
Oscillazioni; sconfinamenti; decostruzione
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Massimiliano Fuksas – Oscillazioni e sconfinamenti / Lenci, Ruggero. - STAMPA. - 1:(1996), pp. 1-96.
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