La collegiata di S. Maria Assunta di Otricoli e le sue collezioni d’arte sono state oggetto, a partire dalle indagini archeologiche e dai restauri svolte all’interno della chiesa ormai più di mezzo secolo fa, di una costante attenzione da parte degli studiosi. Le numerose ricerche hanno apportato un notevole contributo alla conoscenza di uno dei monumenti più rappresentativi dell’Italia centrale per quanto attiene l’Alto Medioevo, anche se, tuttavia, in relazione all’analisi e all’interpretazione delle numerose fasi costruttive che hanno interessato le strutture dell’edificio nel corso della sua storia secolare, sono emersi fra gli storici pareri tutt’altro che univoci. In ragione proprio di tale incerto e problematico quadro critico, questo lavoro si pone l’obiettivo di affrontare, anche attraverso aggiornati percorsi di indagine, tutte le principali questioni ancora oggetto di discussione e proporre per queste nuove possibili chiavi di lettura. I recenti interventi di scavo nei sotterranei della collegiata, dove sono venuti alla luce i resti di una muratura pertinente probabilmente alla fase preromana del sito, tra l’altro, hanno ulteriormente accresciuto la serie di dati materiali disponibili, rendendo di conseguenza ancora più articolato il contesto storico di riferimento, che si è dovuto estendere a considerare l’intera evoluzione dell’insediamento urbano di Ocriculum, la cui fondazione da parte delle popolazioni umbre risale all’VIII secolo a.C. Per analizzare e comprendere nel modo il più possibile preciso e scientificamente corretto le complesse stratigrafie murarie scaturite dalle ultime indagini, che si sono aggiunte a quelle già note in passato riguardo agli elevati della chiesa, si è ritenuto necessario procedere a una completa e preliminare campagna di rilevazioni tridimensionali laser-scanner delle strutture a cui è seguita l’elaborazione digitale con l’ausilio di specifici programmi informatici, curata in collaborazione con l’archeologo Corrado Alvaro. Tale intervento è stato svolto tramite la strumentazione di cui si è dotata la Sapienza Università di Roma, grazie alla stretta collaborazione, già avviata da anni, fra i Dipartimenti di Storia dell’Arte e Spettacolo (oggi di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo) e di Scienze dell’Antichità, sotto la direzione rispettivamente di Marina Righetti ed Enzo Lippolis. Contestualmente a questa operazione si è proceduto poi allo spoglio sistematico dell’Archivio storico della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, dove si conserva la documentazione dei lavori di restauro e degli scavi condotti dai soprintendenti Gisberto Martelli e Renzo Pardi negli anni Sessanta del secolo scorso. In questo caso, oltre alla corrispondenza amministrativa, è stata rintracciata una gran quantità di appunti, schizzi, disegni, rilievi, prodotti durante l’intervento, insieme a tutte le campagne fotografiche realizzate in quegli anni (oggi in deposito presso l’Archivio di Stato di Perugia). Si tratta di materiali, mai consultati in precedenza e in gran parte inediti, attraverso i quali è stato possibile raccogliere una serie di dati relativi alle scoperte avvenute nel sottosuolo delle navate, nonché riconoscere le modalità di restauro adottate nel ripristino dell’assetto medievale delle strutture. Anche lo studio della cospicua collezione lapidaria paleocristiana e altomedievale della collegiata, senz’altro una fra le più rilevanti dell’Italia centrale e non solo sotto l’aspetto numerico, si è rivelato essenziale per la corretta e completa comprensione del monumento; i materiali sono in gran parte ricollegabili al momento della ricostruzione della basilica, avvenuta nei primi decenni del IX secolo, a eccezione di alcuni frammenti ascrivibili, invece, al secolo precedente. Nonostante i rilievi siano già stati oggetto di una catalogazione nell’ambito della collana del «Corpus della scultura altomedievale», si è colta questa occasione per approfondire altri aspetti importanti ricavabili dall’analisi dei frammenti, in precedenza non adeguatamente focalizzati, come quelli relativi anche alle testimonianze epigrafiche, pubblicate in un recente numero della collana delle «Inscriptiones Medii Aevi Italiae»; fra queste se ne menziona una in particolare, incisa sul retro di una lastra a rilievo, dalla cui lettura è emersa la straordinaria scoperta del nome nonché della qualifica del responsabile a cui attribuire la guida del cantiere scultoreo, da identificare con il presbitero della collegiata: Ioannes. A questo poi si è affiancato lo studio e la ricostruzione della disposizione degli arredi liturgici in marmo all’interno della basilica. A completare, infine, l’esame della raccolta lapidaria, si è ritenuto opportuno inserire un’appendice al volume dedicata alla schedatura di una serie di sculture inedite individuate in un recente studio di Gloria Palozzi, svolto per la stesura della tesi di laurea triennale discussa presso Sapienza Università di Roma, di cui sono stato relatore (v. Appendice). Fra questi, oltre ad alcuni frammenti altomedievali, in gran parte riferibili al mobilio liturgico co della collegiata, si distinguono sei capitelli compositi tardo antichi, tutti in collezioni private di Otricoli, di alcuni dei quali è stato possibile riconoscere anche il luogo di provenienza, consentendo in questo modo di recuperare preziose informazioni su alcuni ritrovamenti del secolo scorso, avvenuti nell’area archeologica della città romana e di cui si erano perse del tutto le tracce.

Dall'acropoli al castrum. Studio storico della collegiata di Otricoli dall'Antichità all'Alto Medioevo / Betti, Fabio. - (2020), pp. 1-187.

Dall'acropoli al castrum. Studio storico della collegiata di Otricoli dall'Antichità all'Alto Medioevo

Fabio Betti
2020

Abstract

La collegiata di S. Maria Assunta di Otricoli e le sue collezioni d’arte sono state oggetto, a partire dalle indagini archeologiche e dai restauri svolte all’interno della chiesa ormai più di mezzo secolo fa, di una costante attenzione da parte degli studiosi. Le numerose ricerche hanno apportato un notevole contributo alla conoscenza di uno dei monumenti più rappresentativi dell’Italia centrale per quanto attiene l’Alto Medioevo, anche se, tuttavia, in relazione all’analisi e all’interpretazione delle numerose fasi costruttive che hanno interessato le strutture dell’edificio nel corso della sua storia secolare, sono emersi fra gli storici pareri tutt’altro che univoci. In ragione proprio di tale incerto e problematico quadro critico, questo lavoro si pone l’obiettivo di affrontare, anche attraverso aggiornati percorsi di indagine, tutte le principali questioni ancora oggetto di discussione e proporre per queste nuove possibili chiavi di lettura. I recenti interventi di scavo nei sotterranei della collegiata, dove sono venuti alla luce i resti di una muratura pertinente probabilmente alla fase preromana del sito, tra l’altro, hanno ulteriormente accresciuto la serie di dati materiali disponibili, rendendo di conseguenza ancora più articolato il contesto storico di riferimento, che si è dovuto estendere a considerare l’intera evoluzione dell’insediamento urbano di Ocriculum, la cui fondazione da parte delle popolazioni umbre risale all’VIII secolo a.C. Per analizzare e comprendere nel modo il più possibile preciso e scientificamente corretto le complesse stratigrafie murarie scaturite dalle ultime indagini, che si sono aggiunte a quelle già note in passato riguardo agli elevati della chiesa, si è ritenuto necessario procedere a una completa e preliminare campagna di rilevazioni tridimensionali laser-scanner delle strutture a cui è seguita l’elaborazione digitale con l’ausilio di specifici programmi informatici, curata in collaborazione con l’archeologo Corrado Alvaro. Tale intervento è stato svolto tramite la strumentazione di cui si è dotata la Sapienza Università di Roma, grazie alla stretta collaborazione, già avviata da anni, fra i Dipartimenti di Storia dell’Arte e Spettacolo (oggi di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo) e di Scienze dell’Antichità, sotto la direzione rispettivamente di Marina Righetti ed Enzo Lippolis. Contestualmente a questa operazione si è proceduto poi allo spoglio sistematico dell’Archivio storico della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, dove si conserva la documentazione dei lavori di restauro e degli scavi condotti dai soprintendenti Gisberto Martelli e Renzo Pardi negli anni Sessanta del secolo scorso. In questo caso, oltre alla corrispondenza amministrativa, è stata rintracciata una gran quantità di appunti, schizzi, disegni, rilievi, prodotti durante l’intervento, insieme a tutte le campagne fotografiche realizzate in quegli anni (oggi in deposito presso l’Archivio di Stato di Perugia). Si tratta di materiali, mai consultati in precedenza e in gran parte inediti, attraverso i quali è stato possibile raccogliere una serie di dati relativi alle scoperte avvenute nel sottosuolo delle navate, nonché riconoscere le modalità di restauro adottate nel ripristino dell’assetto medievale delle strutture. Anche lo studio della cospicua collezione lapidaria paleocristiana e altomedievale della collegiata, senz’altro una fra le più rilevanti dell’Italia centrale e non solo sotto l’aspetto numerico, si è rivelato essenziale per la corretta e completa comprensione del monumento; i materiali sono in gran parte ricollegabili al momento della ricostruzione della basilica, avvenuta nei primi decenni del IX secolo, a eccezione di alcuni frammenti ascrivibili, invece, al secolo precedente. Nonostante i rilievi siano già stati oggetto di una catalogazione nell’ambito della collana del «Corpus della scultura altomedievale», si è colta questa occasione per approfondire altri aspetti importanti ricavabili dall’analisi dei frammenti, in precedenza non adeguatamente focalizzati, come quelli relativi anche alle testimonianze epigrafiche, pubblicate in un recente numero della collana delle «Inscriptiones Medii Aevi Italiae»; fra queste se ne menziona una in particolare, incisa sul retro di una lastra a rilievo, dalla cui lettura è emersa la straordinaria scoperta del nome nonché della qualifica del responsabile a cui attribuire la guida del cantiere scultoreo, da identificare con il presbitero della collegiata: Ioannes. A questo poi si è affiancato lo studio e la ricostruzione della disposizione degli arredi liturgici in marmo all’interno della basilica. A completare, infine, l’esame della raccolta lapidaria, si è ritenuto opportuno inserire un’appendice al volume dedicata alla schedatura di una serie di sculture inedite individuate in un recente studio di Gloria Palozzi, svolto per la stesura della tesi di laurea triennale discussa presso Sapienza Università di Roma, di cui sono stato relatore (v. Appendice). Fra questi, oltre ad alcuni frammenti altomedievali, in gran parte riferibili al mobilio liturgico co della collegiata, si distinguono sei capitelli compositi tardo antichi, tutti in collezioni private di Otricoli, di alcuni dei quali è stato possibile riconoscere anche il luogo di provenienza, consentendo in questo modo di recuperare preziose informazioni su alcuni ritrovamenti del secolo scorso, avvenuti nell’area archeologica della città romana e di cui si erano perse del tutto le tracce.
2020
978-88-85795-60-0
Architettura templare arcaica; Architettura paleocristiana; Architettura carolingia; scultura altomedievale; cripta semianulare; arredo liturgico; Patrimonium sancti Petri; Adriano I Carlo Magno; storia del restauro.
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Dall'acropoli al castrum. Studio storico della collegiata di Otricoli dall'Antichità all'Alto Medioevo / Betti, Fabio. - (2020), pp. 1-187.
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