Il saggio indaga il ruolo della rappresentazione cartografica (e della produzione della mappa) quale specifica declinazione della pratica progettuale e strumento operativo impiegato dall’architetto, tanto per la soggettiva restituzione icnografica di un dato sito, quanto quale dispositivo capace di fornire linee guida per successive azioni progettuali e compositive rivolte alla trasfigurazione spaziale alla scala urbana. In questo senso, le mappe fungono da ideale stato di fatto e vengono usate strumentalmente dal progettista per l’elaborazione di un’idea di spazio urbano, altrettanto utopico. Sulla base dei diversi impieghi ed operazioni di ricerca progettuale compiute a partire dalle variegate interpretazioni e letture date dagli architetti alla Nuova Pianta di Roma di Giovanni Battista Nolli, il saggio riflette sugli statuti epistemologici dell’impiego della cartografia quale mezzo in grado di fornire soluzioni al rapporto tra sito e progetto. L’interpretazione e la messa in relazione di vari casi studio analizzati (dall’Icnographia Campii Martii a The New City, Learning from Las Vegas, Collage City, giungendo a Roma Interrotta) consente di trarre utili indicazioni operative inerenti diverse metodologie di rappresentazione e manipolazione dello spazio urbano, oltre che sul valore aggiunto dato dalla cartografia nella lettura morfologica o concettuale di determinati contesti (reali o realistici) in vista di una loro futura trasformazione, sia essa in forma utopica sia da riferirsi a future visioni concrete.
APPENDICE. La trasfigurazione dello spazio urbano. Dall’utopia cartografica al progetto d’architettura: da Roma a New York, passando per Las Vegas / Bologna, Alberto. - (2018), pp. 107-137.
APPENDICE. La trasfigurazione dello spazio urbano. Dall’utopia cartografica al progetto d’architettura: da Roma a New York, passando per Las Vegas
Alberto Bologna
2018
Abstract
Il saggio indaga il ruolo della rappresentazione cartografica (e della produzione della mappa) quale specifica declinazione della pratica progettuale e strumento operativo impiegato dall’architetto, tanto per la soggettiva restituzione icnografica di un dato sito, quanto quale dispositivo capace di fornire linee guida per successive azioni progettuali e compositive rivolte alla trasfigurazione spaziale alla scala urbana. In questo senso, le mappe fungono da ideale stato di fatto e vengono usate strumentalmente dal progettista per l’elaborazione di un’idea di spazio urbano, altrettanto utopico. Sulla base dei diversi impieghi ed operazioni di ricerca progettuale compiute a partire dalle variegate interpretazioni e letture date dagli architetti alla Nuova Pianta di Roma di Giovanni Battista Nolli, il saggio riflette sugli statuti epistemologici dell’impiego della cartografia quale mezzo in grado di fornire soluzioni al rapporto tra sito e progetto. L’interpretazione e la messa in relazione di vari casi studio analizzati (dall’Icnographia Campii Martii a The New City, Learning from Las Vegas, Collage City, giungendo a Roma Interrotta) consente di trarre utili indicazioni operative inerenti diverse metodologie di rappresentazione e manipolazione dello spazio urbano, oltre che sul valore aggiunto dato dalla cartografia nella lettura morfologica o concettuale di determinati contesti (reali o realistici) in vista di una loro futura trasformazione, sia essa in forma utopica sia da riferirsi a future visioni concrete.File | Dimensione | Formato | |
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