Oggetto del saggio è delineare alcuni punti fermi e proporre alcune prospettive di sviluppo del dibattito sull’applicazione dell’intelligenza artificiale (d’ora in poi anche solo i.a.) nel processo conoscitivo e applicativo del diritto, ponendo peculiare attenzione ai possibili impieghi nelle decisioni amministrative e giurisdizionali. Se l’algoritmo di i.a. è correttamente impostato e i dati su cui si svolge l’elaborazione sono verificati, la macchina deciderà le questioni sottoposte con imparzialità, velocità e accuratezza, conseguendo risultati che difficilmente potrebbero essere attinti dall’intervento solo umano negli stessi tempi e con la stessa accuratezza e neutralità. Il funzionario amministrativo e il giudice grazie all’i.a. disporrebbero di un mezzo utile a raccogliere e valutare tutti i formanti dell’ordinamento giuridico in un quadro coerente e razionale. Oggi, in fondo, la ricostruzione normativa presupposto di ogni decisione e l’elaborazione della soluzione sono processi mentali affidati unicamente alla capacità, alla memoria e alla volontà dei singoli individui titolari della funzione, senza che vi possa essere un controllo effettivo su questa attività intellettiva: l’uso dell’i.a., nel senso proposto, renderebbe il processo di applicazione del diritto più controllabile, proprio perché imporrebbe al decisore umano non solo di controllare l’algoritmo, ma anche di confrontarsi con gli esiti stessi dell’elaborazione algoritmica. L’uso dell’i.a. comporterebbe poi una riduzione degli errori da parte dei funzionari e dei giudici nell’individuazione del diritto rilevante e dei significati sino a quel momento attribuiti ad esso; sarebbero, pertanto, più consapevoli i cambiamenti di prassi amministrative e di orientamenti giurisprudenziali e questi eventi potrebbero, inoltre, essere subito resi noti alla collettività. Allo stato attuale dello sviluppo tecnologico, l’i.a. è una tecnologia che necessariamente convive con l’apporto umano e quindi non è mai integralmente sostitutiva. L’apporto umano è, infatti, necessario sia per costruire l’algoritmo originario, sia per valutarne il funzionamento in corso d’opera e i possibili errori sia, infine, per controllarne la rispondenza agli obiettivi prefissati. Si profila, dunque, una necessaria collaborazione tra uomo e macchina e a questa collaborazione il giurista con la sua cultura dovrebbe poter partecipare a pieno titolo. Come si è proposto, è da ritenere che proprio il dialogo, oggettivato nella motivazione del provvedimento discrezionale o della sentenza tra le soluzioni cui giunga l’applicativo di i.a e la scelta finale assunta dal decisore umano, consentirebbe di attingere un più alto livello di garanzia per i diritti dei singoli. La scelta umana che dovesse essere assunta in contrasto con le risultanze elaborate dall’algoritmo e in assenza di ragioni riconducibili a una delle cause di malfunzionamento illustrate, dovrebbe essere sempre adeguatamente motivata. Le nuove tecnologie, se adeguatamente sviluppate, possono, quindi, costituire uno strumento efficace per accrescere la certezza del diritto e l’imparzialità nell’esercizio della funzione amministrativa e giurisdizionale.

Intelligenza artificiale e diritto / Lalli, Angelo. - (2021), pp. 624-648.

Intelligenza artificiale e diritto

Angelo Lalli
Writing – Review & Editing
2021

Abstract

Oggetto del saggio è delineare alcuni punti fermi e proporre alcune prospettive di sviluppo del dibattito sull’applicazione dell’intelligenza artificiale (d’ora in poi anche solo i.a.) nel processo conoscitivo e applicativo del diritto, ponendo peculiare attenzione ai possibili impieghi nelle decisioni amministrative e giurisdizionali. Se l’algoritmo di i.a. è correttamente impostato e i dati su cui si svolge l’elaborazione sono verificati, la macchina deciderà le questioni sottoposte con imparzialità, velocità e accuratezza, conseguendo risultati che difficilmente potrebbero essere attinti dall’intervento solo umano negli stessi tempi e con la stessa accuratezza e neutralità. Il funzionario amministrativo e il giudice grazie all’i.a. disporrebbero di un mezzo utile a raccogliere e valutare tutti i formanti dell’ordinamento giuridico in un quadro coerente e razionale. Oggi, in fondo, la ricostruzione normativa presupposto di ogni decisione e l’elaborazione della soluzione sono processi mentali affidati unicamente alla capacità, alla memoria e alla volontà dei singoli individui titolari della funzione, senza che vi possa essere un controllo effettivo su questa attività intellettiva: l’uso dell’i.a., nel senso proposto, renderebbe il processo di applicazione del diritto più controllabile, proprio perché imporrebbe al decisore umano non solo di controllare l’algoritmo, ma anche di confrontarsi con gli esiti stessi dell’elaborazione algoritmica. L’uso dell’i.a. comporterebbe poi una riduzione degli errori da parte dei funzionari e dei giudici nell’individuazione del diritto rilevante e dei significati sino a quel momento attribuiti ad esso; sarebbero, pertanto, più consapevoli i cambiamenti di prassi amministrative e di orientamenti giurisprudenziali e questi eventi potrebbero, inoltre, essere subito resi noti alla collettività. Allo stato attuale dello sviluppo tecnologico, l’i.a. è una tecnologia che necessariamente convive con l’apporto umano e quindi non è mai integralmente sostitutiva. L’apporto umano è, infatti, necessario sia per costruire l’algoritmo originario, sia per valutarne il funzionamento in corso d’opera e i possibili errori sia, infine, per controllarne la rispondenza agli obiettivi prefissati. Si profila, dunque, una necessaria collaborazione tra uomo e macchina e a questa collaborazione il giurista con la sua cultura dovrebbe poter partecipare a pieno titolo. Come si è proposto, è da ritenere che proprio il dialogo, oggettivato nella motivazione del provvedimento discrezionale o della sentenza tra le soluzioni cui giunga l’applicativo di i.a e la scelta finale assunta dal decisore umano, consentirebbe di attingere un più alto livello di garanzia per i diritti dei singoli. La scelta umana che dovesse essere assunta in contrasto con le risultanze elaborate dall’algoritmo e in assenza di ragioni riconducibili a una delle cause di malfunzionamento illustrate, dovrebbe essere sempre adeguatamente motivata. Le nuove tecnologie, se adeguatamente sviluppate, possono, quindi, costituire uno strumento efficace per accrescere la certezza del diritto e l’imparzialità nell’esercizio della funzione amministrativa e giurisdizionale.
2021
L'amministrazione nell'assetto costituzionale dei poteri pubblici. Scritti per Vincenzo Cerulli Irelli
978-88-921-3698-4
intelligenza artificiale; diritto; decisione amministrativa; decisione giurisdizionale
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Intelligenza artificiale e diritto / Lalli, Angelo. - (2021), pp. 624-648.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1549814
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