In the Near East the first attestations of Vitis vinifera subs. sylvestris, the Eurasian vine that is at the origin of the wine production, have been recognized since dalNeolitico anchea Hajji Firuz, in the foothills of the Zagros chain of high peaks which defines the eastern boundary of Mesopotamia proper detta.Non is given know for sure what was in the large jars, cooked and worked on the lathe, featuring scenes of transport, storage and consumption of liquids in the visual arts of the first half of the fourth millennioa.C., but it is certain that in that same period, the entire Mesopotamia , North and South, was studded with a dense network of centers, political, economic and religiosi.Non is therefore possible that, given the declaration of traces of tartaric acid in so-called "jars" of Godin Tepe (3100-2900 BC) in the heart of the Zagros and the intensification of cultural relations between high and low Mesopotamia after the rise of the first city-state, one of the most valuable assets that was moved, stored and consumed in the flood was a kind of drink made from grapes, progenitor somehow the vinum nostrum.

Nel Vicino Oriente le prime attestazioni di Vitis vinifera subs. sylvestris, la vite euroasiatica che è all’origine della produzione del vino, sono state riconosciute sin dalNeolitico anche a Hajji Firuz, nell’area pedemontana degli Zagros, l’alta catena di vette che definisce il confine orientale della Mesopotamia propriamente detta.Non è dato sapere con certezza cosa contenessero le grandi giare, cotte e lavorate al tornio, caratterizzanti le scene di trasporto, immagazzinamento e consumo di liquidi nelle arti figurative della prima metà del IV millennio a.C., ma è certo che in quello stesso periodo la Mesopotamia tutta, meridionale e settentrionale, era costellata da una rete fittissima di centri politici, economici e religiosi.Non è dunque da escludere che, data l’attestazione di tracce di acido tartarico nei cosiddetti “orci” di Godin Tepe (3100-2900 a.C.) nel cuore degli Zagros e l’intensificarsi dei rapporti culturali tra alta e bassa Mesopotamia dopo il sorgere delle prime città-stato, uno dei beni di maggior pregio che veniva spostato, conservato e consumato nell’alluvione fosse una sorta di bevanda ottenuta dall’uva, progenitrice in un qualche modo del vinum nostrum.

Ex Oriente ... Vinum! Archeologia, arte e letteratura delle culture vinicole nel Vicino Oriente antico / Ramazzotti, Marco. - 1(2010), pp. 40-49.

Ex Oriente ... Vinum! Archeologia, arte e letteratura delle culture vinicole nel Vicino Oriente antico.

RAMAZZOTTI, Marco
2010

Abstract

In the Near East the first attestations of Vitis vinifera subs. sylvestris, the Eurasian vine that is at the origin of the wine production, have been recognized since dalNeolitico anchea Hajji Firuz, in the foothills of the Zagros chain of high peaks which defines the eastern boundary of Mesopotamia proper detta.Non is given know for sure what was in the large jars, cooked and worked on the lathe, featuring scenes of transport, storage and consumption of liquids in the visual arts of the first half of the fourth millennioa.C., but it is certain that in that same period, the entire Mesopotamia , North and South, was studded with a dense network of centers, political, economic and religiosi.Non is therefore possible that, given the declaration of traces of tartaric acid in so-called "jars" of Godin Tepe (3100-2900 BC) in the heart of the Zagros and the intensification of cultural relations between high and low Mesopotamia after the rise of the first city-state, one of the most valuable assets that was moved, stored and consumed in the flood was a kind of drink made from grapes, progenitor somehow the vinum nostrum.
2010
Vinum Nostrum. Arte, Scienza e Miti del Vino nelle Civiltà del Mediterraneo Antico, Giunti, Firenze 2010, pp. 40-49.
8809752392
9788809752399
Nel Vicino Oriente le prime attestazioni di Vitis vinifera subs. sylvestris, la vite euroasiatica che è all’origine della produzione del vino, sono state riconosciute sin dalNeolitico anche a Hajji Firuz, nell’area pedemontana degli Zagros, l’alta catena di vette che definisce il confine orientale della Mesopotamia propriamente detta.Non è dato sapere con certezza cosa contenessero le grandi giare, cotte e lavorate al tornio, caratterizzanti le scene di trasporto, immagazzinamento e consumo di liquidi nelle arti figurative della prima metà del IV millennio a.C., ma è certo che in quello stesso periodo la Mesopotamia tutta, meridionale e settentrionale, era costellata da una rete fittissima di centri politici, economici e religiosi.Non è dunque da escludere che, data l’attestazione di tracce di acido tartarico nei cosiddetti “orci” di Godin Tepe (3100-2900 a.C.) nel cuore degli Zagros e l’intensificarsi dei rapporti culturali tra alta e bassa Mesopotamia dopo il sorgere delle prime città-stato, uno dei beni di maggior pregio che veniva spostato, conservato e consumato nell’alluvione fosse una sorta di bevanda ottenuta dall’uva, progenitrice in un qualche modo del vinum nostrum.
Mesopotamia; Archeologia della Mesopotamia; Vino; Tecnologia della produzione alimentare
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Ex Oriente ... Vinum! Archeologia, arte e letteratura delle culture vinicole nel Vicino Oriente antico / Ramazzotti, Marco. - 1(2010), pp. 40-49.
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