La destinazione e la riutilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata rappresentano questioni spinose, tutt’ora aperte, dietro cui si celano urgenti istanze di tipo sociale, politico, economico. L’approvazione della Direttiva Ue 2014/42, inoltre, ha lanciato a tutte le istituzioni italiane la sfida che dovrà consentire all’amministrazione dei beni sottratti alla mafia di divenire il principale riferimento dell’integrazione giuridica europea. Per giungere a soluzioni concrete e fattive, tali beni non vanno visti come problemi da risolvere bensì come possibilità, risorse, esternalità positive, occasioni di crescita dell’occupazione e di recupero. Basandosi su un approccio analitico saldamente giuridico e normativo, radicato nelle prescrizioni del "Codice Antimafia", il volume mira ad analizzare concretamente le best practices percorse in Italia in questa direzione, valorizzando le relative procedure operative e riproponendole, con vero e proprio effetto moltiplicatore, in altre procedure di confisca. E descrive i diversi casi di studio esaminati con meticolosa attenzione a tutto l’iter che ha portato i beni confiscati - in particolare quelli immobili, aziendali e mobili - a rinascere a nuova vita. L’autore del volume, da anni attivo nella battaglia per riqualificare nel modo più proficuo tali beni, ha avuto modo, nel corso della sua permanenza ai vertici della Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), di conoscere gli esiti positivi e i numerosi successi operativi conseguiti nonostante vari limiti e carenze. Tali ambiziosi progetti realizzati e in corso di realizzazione sono stati possibili anche grazie all’apertura dell’Agenzia Nazionale verso il mondo bancario e alla grande sensibilità dimostrata da molte banche che, prendendo atto dell’importanza simbolica e sociale dei progetti, hanno reso possibile l’attivazione di procedure transattive che hanno condotto a un sostanziale abbattimento del debito ipotecario insistente sui cespiti confiscati. Forte delle testimonianze di protagonisti di prima linea nel duro scontro con il sistema mafioso, il volume, in estrema sintesi, è una risposta documentata, coraggiosa e serena alla domanda: "Che fine fanno i beni confiscati alla mafia?".
I beni confiscati. Procedure di destinazione, best practice e casi concreti di soluzione / Letizi, Marco. - (2014).
I beni confiscati. Procedure di destinazione, best practice e casi concreti di soluzione
Marco Letizi
2014
Abstract
La destinazione e la riutilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata rappresentano questioni spinose, tutt’ora aperte, dietro cui si celano urgenti istanze di tipo sociale, politico, economico. L’approvazione della Direttiva Ue 2014/42, inoltre, ha lanciato a tutte le istituzioni italiane la sfida che dovrà consentire all’amministrazione dei beni sottratti alla mafia di divenire il principale riferimento dell’integrazione giuridica europea. Per giungere a soluzioni concrete e fattive, tali beni non vanno visti come problemi da risolvere bensì come possibilità, risorse, esternalità positive, occasioni di crescita dell’occupazione e di recupero. Basandosi su un approccio analitico saldamente giuridico e normativo, radicato nelle prescrizioni del "Codice Antimafia", il volume mira ad analizzare concretamente le best practices percorse in Italia in questa direzione, valorizzando le relative procedure operative e riproponendole, con vero e proprio effetto moltiplicatore, in altre procedure di confisca. E descrive i diversi casi di studio esaminati con meticolosa attenzione a tutto l’iter che ha portato i beni confiscati - in particolare quelli immobili, aziendali e mobili - a rinascere a nuova vita. L’autore del volume, da anni attivo nella battaglia per riqualificare nel modo più proficuo tali beni, ha avuto modo, nel corso della sua permanenza ai vertici della Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), di conoscere gli esiti positivi e i numerosi successi operativi conseguiti nonostante vari limiti e carenze. Tali ambiziosi progetti realizzati e in corso di realizzazione sono stati possibili anche grazie all’apertura dell’Agenzia Nazionale verso il mondo bancario e alla grande sensibilità dimostrata da molte banche che, prendendo atto dell’importanza simbolica e sociale dei progetti, hanno reso possibile l’attivazione di procedure transattive che hanno condotto a un sostanziale abbattimento del debito ipotecario insistente sui cespiti confiscati. Forte delle testimonianze di protagonisti di prima linea nel duro scontro con il sistema mafioso, il volume, in estrema sintesi, è una risposta documentata, coraggiosa e serena alla domanda: "Che fine fanno i beni confiscati alla mafia?".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.