On 9 November 1989 the fall of the Berlin Wall, the subsequent dissolution of the socialist regimes in East Europe and the opening of the border gates have triggered a series of political and cultural events that has contributed to a radical transformation of the geopolitical map of Europe. From the creation of new geographical and spatial boundaries, new urban identities also arose, of which Berlin is a significant example, built around hybrid or transitory spaces placed on the threshold between the "no-more" and the "not-yet". The paper intends to pay attention to those urban places that have lost their identity, to the empty spaces that need to be repopulated and refunctionalized, by revaluing culturally and architecturally the removed, the forgotten and marginalized. Starting from the Situationist dérive, which encouraged to get lost in the city, and to relocate the city boundaries through détournement, that is, the hijacking of the original sense and the transgression of consolidated territorialities, my aim is to propose a new reading of contemporary city.

Il crollo del muro di Berlino, il dissolvimento dei regimi socialisti e l’apertura dei varchi orientali verso Occidente hanno innescato una serie di eventi politici e culturali che ha trasformato radicalmente l’aspetto geopolitico dell’Europa. Dalla creazione di nuovi confini geografici e spaziali sono sorte anche nuove identità metropolitane – di cui Berlino è un esempio significativo – costruite attorno a spazi ibridi, spazi transitori posti sulla soglia tra il “non-più” e il “non-ancora”. Il mio intervento intende porre l’attenzione verso quei luoghi urbani che hanno perso la loro identità dopo l’89, agli spazi vuoti che devono ancora essere ripopolati e rifunzionalizzati, attraverso la rivalutazione culturale e architettonica del rimosso, del dimenticato e dell’emarginato. Le frontiere delle periferie vanno “aperte”, e, come ha scritto Renzo Piano, “rammendate” perché sono le parti fragili della città e rappresentano per questo “la bellezza che ancora non c’è” che va scoperta, tutelata e aiutata a emergere e ad affermarsi. Seguendo le orme dell’avanguardia situazionista francese degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, che incitava a perdersi nella città, andare alla deriva, spostare i confini attraverso il détournement, vale a dire il dirottamento del senso originario e la trasgressione delle territorialità consolidate, si intende proporre una nuova lettura della città contemporanea.

Adrift. Nomadism in Contemporary Cities / Padularosa, Daniela Paola. - (2021), pp. 133-145.

Adrift. Nomadism in Contemporary Cities

Daniela Padularosa
2021

Abstract

On 9 November 1989 the fall of the Berlin Wall, the subsequent dissolution of the socialist regimes in East Europe and the opening of the border gates have triggered a series of political and cultural events that has contributed to a radical transformation of the geopolitical map of Europe. From the creation of new geographical and spatial boundaries, new urban identities also arose, of which Berlin is a significant example, built around hybrid or transitory spaces placed on the threshold between the "no-more" and the "not-yet". The paper intends to pay attention to those urban places that have lost their identity, to the empty spaces that need to be repopulated and refunctionalized, by revaluing culturally and architecturally the removed, the forgotten and marginalized. Starting from the Situationist dérive, which encouraged to get lost in the city, and to relocate the city boundaries through détournement, that is, the hijacking of the original sense and the transgression of consolidated territorialities, my aim is to propose a new reading of contemporary city.
2021
Borders of Europe
978-88-95868-54-7
Il crollo del muro di Berlino, il dissolvimento dei regimi socialisti e l’apertura dei varchi orientali verso Occidente hanno innescato una serie di eventi politici e culturali che ha trasformato radicalmente l’aspetto geopolitico dell’Europa. Dalla creazione di nuovi confini geografici e spaziali sono sorte anche nuove identità metropolitane – di cui Berlino è un esempio significativo – costruite attorno a spazi ibridi, spazi transitori posti sulla soglia tra il “non-più” e il “non-ancora”. Il mio intervento intende porre l’attenzione verso quei luoghi urbani che hanno perso la loro identità dopo l’89, agli spazi vuoti che devono ancora essere ripopolati e rifunzionalizzati, attraverso la rivalutazione culturale e architettonica del rimosso, del dimenticato e dell’emarginato. Le frontiere delle periferie vanno “aperte”, e, come ha scritto Renzo Piano, “rammendate” perché sono le parti fragili della città e rappresentano per questo “la bellezza che ancora non c’è” che va scoperta, tutelata e aiutata a emergere e ad affermarsi. Seguendo le orme dell’avanguardia situazionista francese degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, che incitava a perdersi nella città, andare alla deriva, spostare i confini attraverso il détournement, vale a dire il dirottamento del senso originario e la trasgressione delle territorialità consolidate, si intende proporre una nuova lettura della città contemporanea.
Dérive; Situationism; Avant-Garde; Architecture; Urbanism; Nomadism; Periphery
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Adrift. Nomadism in Contemporary Cities / Padularosa, Daniela Paola. - (2021), pp. 133-145.
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