Il termine media education appare sullo scenario mondiale all’inizio degli Anni Settanta e sono numerosi i contributi ad opera di organizzazioni internazionali e di ricercatori che hanno delineato gli orientamenti e gli ambiti della disciplina. In parti- colare, rifacendoci alla definizione di Len Masterman, definiamo la media education come un insieme di pratiche e teorie, un fare e insieme una riflessione su di esso, uno strumento per produrre cultura e allargare la democrazia. Il dibattito relativo alle diverse posizioni riguardo ai media e alla loro funzione si è riproposto con le stesse visioni antitetiche anche nell’ambito della media education. È possibile distinguere tre approcci fondamentali nell’insegnamento dei media ricon- ducibili a tre fasi storiche. Il primo, inquadrabile nel periodo tra gli anni ‘30 e ‘60, è definito inoculatorio, tipico della prospettiva apocalittica, nel quale i media sono visti come “agenti di declino culturale”. Il secondo approccio, promosso dagli insegnanti a partire dagli anni ‘60, si è definito “Movimento delle arti popolari”, e ha avuto come obiettivo da perseguire “la capacità di dare giudizi critici” sulla base dello sviluppo delle teorie sul cinema nei tardi anni Cinquanta. Il terzo approccio si sviluppa verso la fine degli anni Settanta e dà ampio spazio gli studi di semiotica. La media education può avere tre accezioni: educare con, ai e per i media. L’edu- cazione con i media si sviluppa intorno all’opportunità di introdurre le tecnologie me- diali all’interno della didattica sia come strumenti di insegnamento sia di apprendi- mento. L’educazione ai media riguarda l’educazione alla comprensione critica dei te- sti e del sistema dei media, intesi non solo come strumenti, ma anche come linguag- gio e cultura, ovvero come “ambiente di vita” e si riferisce alla competenza digitale, come il saper utilizzare con familiarità e spirito critico le tecnologie. L’educazione per i media, infine, studia le strategie, le tecniche per diventare pro- fessionisti nel campo della comunicazione e definisce le competenze per la forma- zione della figura del media educator, e la sua collocazione all’interno delle agenzie educative, prima fra tutte la scuola. Media education e media literacy non sono definizioni equivalenti: la media edu- cation può essere considerata come un macro-insieme di cui la media literacy fa parte. La media literacy può essere definita come la capacità di accedere, analizzare, costruire e valutare i messaggi dei media in tutte le forme ad essi riconducibili ed è, in sintesi, l’insieme di conoscenze, abilità e competenze sviluppate dalla media edu- cation. Si tratta di un uso estensivo del termine literacy che letteralmente significa “alfabetizzazione” e che è sempre stato usato in relazione all’apprendimento della lettura e della scrittura. Anche in questo specifico ambito non mancano detrattori e apologeti. Alcuni Au- tori parlano di media literacy come di una condizione necessaria per le persone per difendersi da un’ampia gamma di effetti (potenzialmente negativi) che i mass media possono esercitare sugli individui. Altri vedono tra le potenzialità della digital literacy la possibilità di produzione di testi multimediali o artistici, anche da parte dei bambini. La media education, sul piano pratico, può avere ampi campi di azione. Definita come mezzo fondamentale per l’apprendimento delle nuove tecnologie, l’inseri- mento della media education nelle scuole è stata una tematica a lungo discussa tra sostenitori del disciplinarismo e i fautori della trasversalità. L’importanza della continuità della media education in una prospettiva orizzon- tale, che preveda un ponte tra scuola e famiglia, è stata evidenziata da più parti: la famiglia dovrebbe essere considerata un luogo di costruzione di modelli di consumo dei media, esercitando una capacità di mediazione, nell’ottica di favorire una progres- siva autonomia e auto-regolamentazione del bambino, attraverso un atteggiamento interattivo. Il ruolo dei diversi stili famigliari nella fruizione dei media è ampiamente presente in letteratura ed è riconducibile a due dimensioni, coinvolgimento e controllo. Nell’at- tuale sistema mediale, l’unico modello di famiglia efficace è quello di una famiglia che Rivoltella definisce mediattiva, e che prevede che la famiglia sia informata, negozi le soluzioni in maniera collaborativa al suo interno e si confronti con le altre famiglie.

La media education: un percorso a ostacoli tra paure e speranze / Metastasio, Renata. - (2021), pp. 33-58.

La media education: un percorso a ostacoli tra paure e speranze

Renata Metastasio
Writing – Original Draft Preparation
2021

Abstract

Il termine media education appare sullo scenario mondiale all’inizio degli Anni Settanta e sono numerosi i contributi ad opera di organizzazioni internazionali e di ricercatori che hanno delineato gli orientamenti e gli ambiti della disciplina. In parti- colare, rifacendoci alla definizione di Len Masterman, definiamo la media education come un insieme di pratiche e teorie, un fare e insieme una riflessione su di esso, uno strumento per produrre cultura e allargare la democrazia. Il dibattito relativo alle diverse posizioni riguardo ai media e alla loro funzione si è riproposto con le stesse visioni antitetiche anche nell’ambito della media education. È possibile distinguere tre approcci fondamentali nell’insegnamento dei media ricon- ducibili a tre fasi storiche. Il primo, inquadrabile nel periodo tra gli anni ‘30 e ‘60, è definito inoculatorio, tipico della prospettiva apocalittica, nel quale i media sono visti come “agenti di declino culturale”. Il secondo approccio, promosso dagli insegnanti a partire dagli anni ‘60, si è definito “Movimento delle arti popolari”, e ha avuto come obiettivo da perseguire “la capacità di dare giudizi critici” sulla base dello sviluppo delle teorie sul cinema nei tardi anni Cinquanta. Il terzo approccio si sviluppa verso la fine degli anni Settanta e dà ampio spazio gli studi di semiotica. La media education può avere tre accezioni: educare con, ai e per i media. L’edu- cazione con i media si sviluppa intorno all’opportunità di introdurre le tecnologie me- diali all’interno della didattica sia come strumenti di insegnamento sia di apprendi- mento. L’educazione ai media riguarda l’educazione alla comprensione critica dei te- sti e del sistema dei media, intesi non solo come strumenti, ma anche come linguag- gio e cultura, ovvero come “ambiente di vita” e si riferisce alla competenza digitale, come il saper utilizzare con familiarità e spirito critico le tecnologie. L’educazione per i media, infine, studia le strategie, le tecniche per diventare pro- fessionisti nel campo della comunicazione e definisce le competenze per la forma- zione della figura del media educator, e la sua collocazione all’interno delle agenzie educative, prima fra tutte la scuola. Media education e media literacy non sono definizioni equivalenti: la media edu- cation può essere considerata come un macro-insieme di cui la media literacy fa parte. La media literacy può essere definita come la capacità di accedere, analizzare, costruire e valutare i messaggi dei media in tutte le forme ad essi riconducibili ed è, in sintesi, l’insieme di conoscenze, abilità e competenze sviluppate dalla media edu- cation. Si tratta di un uso estensivo del termine literacy che letteralmente significa “alfabetizzazione” e che è sempre stato usato in relazione all’apprendimento della lettura e della scrittura. Anche in questo specifico ambito non mancano detrattori e apologeti. Alcuni Au- tori parlano di media literacy come di una condizione necessaria per le persone per difendersi da un’ampia gamma di effetti (potenzialmente negativi) che i mass media possono esercitare sugli individui. Altri vedono tra le potenzialità della digital literacy la possibilità di produzione di testi multimediali o artistici, anche da parte dei bambini. La media education, sul piano pratico, può avere ampi campi di azione. Definita come mezzo fondamentale per l’apprendimento delle nuove tecnologie, l’inseri- mento della media education nelle scuole è stata una tematica a lungo discussa tra sostenitori del disciplinarismo e i fautori della trasversalità. L’importanza della continuità della media education in una prospettiva orizzon- tale, che preveda un ponte tra scuola e famiglia, è stata evidenziata da più parti: la famiglia dovrebbe essere considerata un luogo di costruzione di modelli di consumo dei media, esercitando una capacità di mediazione, nell’ottica di favorire una progres- siva autonomia e auto-regolamentazione del bambino, attraverso un atteggiamento interattivo. Il ruolo dei diversi stili famigliari nella fruizione dei media è ampiamente presente in letteratura ed è riconducibile a due dimensioni, coinvolgimento e controllo. Nell’at- tuale sistema mediale, l’unico modello di famiglia efficace è quello di una famiglia che Rivoltella definisce mediattiva, e che prevede che la famiglia sia informata, negozi le soluzioni in maniera collaborativa al suo interno e si confronti con le altre famiglie.
2021
La media education nella prima infanzia (0-6). Percorsi, pratiche e prospettive
9788835118381
media education, contesti educativi, età prescolare
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La media education: un percorso a ostacoli tra paure e speranze / Metastasio, Renata. - (2021), pp. 33-58.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1543892
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