Nel difficile rapporto tra bambini e media, come del resto nel rapporto più ge- nerale con il pubblico adulto, si possono, identificare due visioni contrastanti. Alla prospettiva emblematicamente definita “apocalittica” da Umberto Eco sono ricon- ducibili le posizioni di coloro che considerano le comunicazioni di massa, e più in generale l’industria culturale, come forme di dominio e agenti di legittimazione del- le visioni dominanti e di consenso acritico, secondo un progetto manipolatorio e repressivo. La posizione integrata, meno rappresentata rispetto alla prospettiva apocalittica, ha assegnato ai media tradizionali, ed alla televisione in particolare, una funzione di agente della modernizzazione e della democrazia attraverso pro- cessi di partecipazione e integrazione sociale. Ad una iniziale visione integrata del digitale si è progressivamente sostituita una valutazione sempre più pessimistica degli effetti dell’onnipresenza della tecnologia digitale nella società. A internet è stato imputato un uso politico e di controllo della rete e di rappre- sentare un fattore potenzialmente dannoso per la democrazia, nonché di apportare modifiche a livello cerebrale, a causa del sovraccarico cognitivo e di una lettura su- perficiale dei testi on line. Nonostante le diversità di valutazione degli effetti delle nuove tecnologie, que- ste visioni apocalittiche e integrate, così come era avvenuto per i media tradizionali, hanno in comune la tendenza ad attribuire ai media una funzione centrale nel rap- porto con la società, tenendo in scarsa considerazione la mediazione di una molte- plicità di fattori individuali e sociali. Ritroviamo le due posizioni antitetiche anche in relazione al rapporto media- minori. Una visione fortemente critica nei confronti dei media tradizionali, e della TV in particolare, ha evidenziato il rischio di danni individuali e sociali. Poco rappre- sentata la prospettiva integrata, favorevole ai mass media e alla loro diffusione, rispetto ad un orientamento prevalente di “demonizzazione” dei media, ai quali si addebitano un impoverimento delle capacità creative del bambino, l’acquisizione di modelli di comportamento aggressivi e violenti, uno scarso rendimento scola- stico, un impoverimento delle relazioni sociali. In merito ai media digitali, non è ragionevole affermare che rappresentino un nemico dell’infanzia e che il rapporto con essi debba essere pensato solo in termini di pericolo, ma, semmai, di possibile rischio. La relazione con i nuovi media è più complessa ed autonoma rispetto a quella che gli adulti avevano con i media analo- gici e i bambini sono dotati di possibilità di scelta maggiori rispetto a quelle avute dai loro genitori. La tecnologia può però, come molti studi hanno evidenziato, essere parte inte- grante del processo di crescita e apprendimento del bambino, favorendo lo svi- luppo di competenze sociali, linguistiche e cognitive. Tutto ciò purché non sia la- sciata all’esclusiva autonomia di utilizzo del bambino, al quale la famiglia e i contesti educativi devono offrire gli strumenti di comprensione e le regole per favorire il processo di educazione e alfabetizzazione ai media.
Dai media tradizionali ai digital media: il difficile rapporto tra media e minori / Metastasio, Renata. - (2021), pp. 9-32.
Dai media tradizionali ai digital media: il difficile rapporto tra media e minori
Renata Metastasio
2021
Abstract
Nel difficile rapporto tra bambini e media, come del resto nel rapporto più ge- nerale con il pubblico adulto, si possono, identificare due visioni contrastanti. Alla prospettiva emblematicamente definita “apocalittica” da Umberto Eco sono ricon- ducibili le posizioni di coloro che considerano le comunicazioni di massa, e più in generale l’industria culturale, come forme di dominio e agenti di legittimazione del- le visioni dominanti e di consenso acritico, secondo un progetto manipolatorio e repressivo. La posizione integrata, meno rappresentata rispetto alla prospettiva apocalittica, ha assegnato ai media tradizionali, ed alla televisione in particolare, una funzione di agente della modernizzazione e della democrazia attraverso pro- cessi di partecipazione e integrazione sociale. Ad una iniziale visione integrata del digitale si è progressivamente sostituita una valutazione sempre più pessimistica degli effetti dell’onnipresenza della tecnologia digitale nella società. A internet è stato imputato un uso politico e di controllo della rete e di rappre- sentare un fattore potenzialmente dannoso per la democrazia, nonché di apportare modifiche a livello cerebrale, a causa del sovraccarico cognitivo e di una lettura su- perficiale dei testi on line. Nonostante le diversità di valutazione degli effetti delle nuove tecnologie, que- ste visioni apocalittiche e integrate, così come era avvenuto per i media tradizionali, hanno in comune la tendenza ad attribuire ai media una funzione centrale nel rap- porto con la società, tenendo in scarsa considerazione la mediazione di una molte- plicità di fattori individuali e sociali. Ritroviamo le due posizioni antitetiche anche in relazione al rapporto media- minori. Una visione fortemente critica nei confronti dei media tradizionali, e della TV in particolare, ha evidenziato il rischio di danni individuali e sociali. Poco rappre- sentata la prospettiva integrata, favorevole ai mass media e alla loro diffusione, rispetto ad un orientamento prevalente di “demonizzazione” dei media, ai quali si addebitano un impoverimento delle capacità creative del bambino, l’acquisizione di modelli di comportamento aggressivi e violenti, uno scarso rendimento scola- stico, un impoverimento delle relazioni sociali. In merito ai media digitali, non è ragionevole affermare che rappresentino un nemico dell’infanzia e che il rapporto con essi debba essere pensato solo in termini di pericolo, ma, semmai, di possibile rischio. La relazione con i nuovi media è più complessa ed autonoma rispetto a quella che gli adulti avevano con i media analo- gici e i bambini sono dotati di possibilità di scelta maggiori rispetto a quelle avute dai loro genitori. La tecnologia può però, come molti studi hanno evidenziato, essere parte inte- grante del processo di crescita e apprendimento del bambino, favorendo lo svi- luppo di competenze sociali, linguistiche e cognitive. Tutto ciò purché non sia la- sciata all’esclusiva autonomia di utilizzo del bambino, al quale la famiglia e i contesti educativi devono offrire gli strumenti di comprensione e le regole per favorire il processo di educazione e alfabetizzazione ai media.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.