Questo Terzo Rapporto curato da Giacomo Di Gennaro e da Riccardo Marselli segna una nuova prospettiva d’indagine sulla criminalità nelle aree metropolitane, il cui primo merito è superare decisamente quella fase inaugurata negli anni ’90 del secolo scorso quando l’impostazione di tali studi – riscontrabile anche nel dibattito sviluppatosi sul tema nel periodico dell’epoca, “Città Sicure” – era rivolta alla scoperta di tutte quelle forme di partecipazione dei cittadini idonee a ridurre i sentimenti di paura e quando imperava negli studi di settore, il tema delle rappresentazioni sociali sul senso della sicurezza/insicurezza derivante dalla presenza della criminalità. La questione sicuritaria nel territorio assunse una tale problematicità politica che in non poche occasioni si tradusse nel tema del disordine sociale e questo nella necessità di sperimentare strategie di disciplina e di ordine utilizzando strumenti non circoscritti solo alle azioni penali e al ruolo strategico delle istituzioni centrali. Ciò soprattutto perché lo sviluppo degli studi sulla città “globale” – un esempio è Napoli – diede risultati, per verità poco valorizzati per oltre un decennio, che sottolineavano l’importanza del fatto che non si può affrontare il tema della sicurezza senza fare i conti con le nuove realtà urbane che erano diventate tante metropoli italiane (non solo nel senso indicato dalla l. 56 del 7 aprile 2014 sulle “città metropolitane”), ma con quell’ancora per molti versi inedito modello neofunzionalistico di città intesa e declinata come “smart city”
Presentazione. Sicurezza e criminalità. Indicatori di lettura della nuova città / DE NARDIS, Paolo. - (2020), pp. 11-14.
Presentazione. Sicurezza e criminalità. Indicatori di lettura della nuova città
paolo de nardis
2020
Abstract
Questo Terzo Rapporto curato da Giacomo Di Gennaro e da Riccardo Marselli segna una nuova prospettiva d’indagine sulla criminalità nelle aree metropolitane, il cui primo merito è superare decisamente quella fase inaugurata negli anni ’90 del secolo scorso quando l’impostazione di tali studi – riscontrabile anche nel dibattito sviluppatosi sul tema nel periodico dell’epoca, “Città Sicure” – era rivolta alla scoperta di tutte quelle forme di partecipazione dei cittadini idonee a ridurre i sentimenti di paura e quando imperava negli studi di settore, il tema delle rappresentazioni sociali sul senso della sicurezza/insicurezza derivante dalla presenza della criminalità. La questione sicuritaria nel territorio assunse una tale problematicità politica che in non poche occasioni si tradusse nel tema del disordine sociale e questo nella necessità di sperimentare strategie di disciplina e di ordine utilizzando strumenti non circoscritti solo alle azioni penali e al ruolo strategico delle istituzioni centrali. Ciò soprattutto perché lo sviluppo degli studi sulla città “globale” – un esempio è Napoli – diede risultati, per verità poco valorizzati per oltre un decennio, che sottolineavano l’importanza del fatto che non si può affrontare il tema della sicurezza senza fare i conti con le nuove realtà urbane che erano diventate tante metropoli italiane (non solo nel senso indicato dalla l. 56 del 7 aprile 2014 sulle “città metropolitane”), ma con quell’ancora per molti versi inedito modello neofunzionalistico di città intesa e declinata come “smart city”I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


