Il restauro è un’attività che si esplica nella cura dei monumenti secondo dottrina e con disciplina tecnica. L’oggetto a cui si rivolge questa attività è una particolare categoria di manufatti ai quali la società riconosce ed esprime un interesse primario di conservazione e di tutela poiché ricordano ai suoi membri un fatto o un avvenimento o perché, dalla loro frequentazione, può venire a ciascuno qualcosa di utile, oltre che scaturirne la soddisfazione di esigenze spirituali. Nella conservazione delle memorie di passate civiltà si realizza un principio etico che ha, tra l’altro, lo scopo di garantire l’esercizio evocativo dell’immaginazione. Il dibattito sui princìpi che debbono guidare l’intervento di restauro, preceduto da acute osservazioni e precise dichiarazioni sull’unicità e irripetibilità dell’oggetto storico-artistico già nel corso del Settecento e nei primi anni dell’Ottocento, si è sviluppato nel tempo attraverso i contributi di una moltitudine di personaggi di alto profilo in vari campi della cultura. I criteri guida dell’intervento di restauro che sono emersi da questa operosa messa a punto dottrinale sono: a) il minimo intervento, con il quale si postula il rispetto della intelligibilità della forma storicamente determinata e la minima compromissione del ‘testo’; b) la reversibilità, criterio prudenziale suggerito nel predisporre presìdi e soluzioni che siano rimovibili; c) la compatibilità fisico-chimica, che raccomanda di escludere l’uso indiscriminato di nuove tecniche come di nuovi materiali; d) la distinguibilità dell’aggiunta moderna rispetto al testo antico;; e) il rispetto dell’autenticità dell’opera; f) l’attualità espressiva. In tempi più vicini a noi, a partire dalla seconda metà dello scorso secolo, sotto la pressione del rapido e non sempre rispettoso sviluppo urbanistico, che travolgeva spesso monumenti e aree pregiate delle città storiche, poté affermarsi il concetto di centro storico, inteso quale complesso organico di valori da tutelare e con esso proposte di risanamento in termini conservativi, di conservazione dei ‘tipi storicizzati’, di tutela della permanenza della struttura sociale che animava gli antichi quartieri, di intervento pubblico per finanziare le operazioni di risanamento. Un complesso di azioni viste come premessa a un organico sviluppo della città e del territorio. Premessa la conoscenza e la valutazione critica, l’architetto restauratore si troverà ad eseguire un intervento “manutentivo”, in riparazione d’un danno funzionale, un intervento di “consolidamento” nel rafforzare e migliorare la prestazione della struttura ossaturale, un intervento di “restauro” se tenuto ad apportare un contributo interpretativo nell’opera, un intervento di “ripristino” se, noncurante del freno inibitorio dell’aggiunta materiale in analogia, farà prevalere le ragioni della congruenza formale intima dell’opera, un intervento di “riuso” nel far prevalere i temi dell’adeguamento funzionale e di allestimento impiantistico, un intervento di “recupero” con opere fortemente condizionate da ragioni economico-commerciali, sociali e di redditività dell’investimento, un intervento di “ricostruzione” che, regnando l’intenzione di sostituire il bene, si verifica soprattutto in operazioni urbanistiche, un intervento “insertivo” d’architettura contemporanea in un contesto antico o di pregio, con il quale non si interviene direttamente per la conservazione della preesistenza, ma modificando i rapporti di ‘paesaggio’ che quella intrattiene con l’insieme degli elementi.

La disciplina del restauro / Palmerio, Giancarlo. - STAMPA. - (2005), pp. 9-14.

La disciplina del restauro

PALMERIO, Giancarlo
2005

Abstract

Il restauro è un’attività che si esplica nella cura dei monumenti secondo dottrina e con disciplina tecnica. L’oggetto a cui si rivolge questa attività è una particolare categoria di manufatti ai quali la società riconosce ed esprime un interesse primario di conservazione e di tutela poiché ricordano ai suoi membri un fatto o un avvenimento o perché, dalla loro frequentazione, può venire a ciascuno qualcosa di utile, oltre che scaturirne la soddisfazione di esigenze spirituali. Nella conservazione delle memorie di passate civiltà si realizza un principio etico che ha, tra l’altro, lo scopo di garantire l’esercizio evocativo dell’immaginazione. Il dibattito sui princìpi che debbono guidare l’intervento di restauro, preceduto da acute osservazioni e precise dichiarazioni sull’unicità e irripetibilità dell’oggetto storico-artistico già nel corso del Settecento e nei primi anni dell’Ottocento, si è sviluppato nel tempo attraverso i contributi di una moltitudine di personaggi di alto profilo in vari campi della cultura. I criteri guida dell’intervento di restauro che sono emersi da questa operosa messa a punto dottrinale sono: a) il minimo intervento, con il quale si postula il rispetto della intelligibilità della forma storicamente determinata e la minima compromissione del ‘testo’; b) la reversibilità, criterio prudenziale suggerito nel predisporre presìdi e soluzioni che siano rimovibili; c) la compatibilità fisico-chimica, che raccomanda di escludere l’uso indiscriminato di nuove tecniche come di nuovi materiali; d) la distinguibilità dell’aggiunta moderna rispetto al testo antico;; e) il rispetto dell’autenticità dell’opera; f) l’attualità espressiva. In tempi più vicini a noi, a partire dalla seconda metà dello scorso secolo, sotto la pressione del rapido e non sempre rispettoso sviluppo urbanistico, che travolgeva spesso monumenti e aree pregiate delle città storiche, poté affermarsi il concetto di centro storico, inteso quale complesso organico di valori da tutelare e con esso proposte di risanamento in termini conservativi, di conservazione dei ‘tipi storicizzati’, di tutela della permanenza della struttura sociale che animava gli antichi quartieri, di intervento pubblico per finanziare le operazioni di risanamento. Un complesso di azioni viste come premessa a un organico sviluppo della città e del territorio. Premessa la conoscenza e la valutazione critica, l’architetto restauratore si troverà ad eseguire un intervento “manutentivo”, in riparazione d’un danno funzionale, un intervento di “consolidamento” nel rafforzare e migliorare la prestazione della struttura ossaturale, un intervento di “restauro” se tenuto ad apportare un contributo interpretativo nell’opera, un intervento di “ripristino” se, noncurante del freno inibitorio dell’aggiunta materiale in analogia, farà prevalere le ragioni della congruenza formale intima dell’opera, un intervento di “riuso” nel far prevalere i temi dell’adeguamento funzionale e di allestimento impiantistico, un intervento di “recupero” con opere fortemente condizionate da ragioni economico-commerciali, sociali e di redditività dell’investimento, un intervento di “ricostruzione” che, regnando l’intenzione di sostituire il bene, si verifica soprattutto in operazioni urbanistiche, un intervento “insertivo” d’architettura contemporanea in un contesto antico o di pregio, con il quale non si interviene direttamente per la conservazione della preesistenza, ma modificando i rapporti di ‘paesaggio’ che quella intrattiene con l’insieme degli elementi.
2005
Appunti di restauro. Metodi e tecniche per l'architettura
9788876214899
restauro architettonico; metodologia critica; criteri
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La disciplina del restauro / Palmerio, Giancarlo. - STAMPA. - (2005), pp. 9-14.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/153996
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