Un artista spagnolo, Pedro Cano, con una grande capacità di visualizzare la luce della realtà architettonica nella pittura e con un grande amore per le strutture e per il colore tiene, ogni anno, nella Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” di Roma La Sapienza un seminario sulla tecnica di rappresentazione dell’architettura ad acquarello rivolto ad un gruppo di ragazzi del Dottorato di Ricerca in Scienza della Rappresentazione. Quest’anno sono stati scelti per questa sperimentazione due luoghi romani densi di storia e di fascino: le terme di Diocleziano ed il Palatino analizzato dalla parte del Circo Massimo. Il lavoro si è svolto durante quattro intense giornate dedicate tutte alla rappresentazione dell’architettura con le tecniche tradizionali: la mattina i dottorandi dovevano eseguire disegni utilizzando solo gli acquarelli (in modo diretto cioè senza la base di disegno a matita) ed il pomeriggio le stesse inquadrature scelte la mattina e rappresentate con il colore venivano ridisegnate con la matita . L’obiettivo didattico era quello di catturare alcune immagini interessanti per ciascuno dei due luoghi e di riportarle sulla carta attraverso esclusivamente il disegno dal vero utilizzato come mezzo di ricerca paziente e attenta per comprendere il patrimonio architettonico con l’invito e il consiglio di osservare con estrema attenzione le diverse parti che raccontano e contribuiscono a definire la città. L’ esercizio così organizzato si proponeva di mettere a confronto, nella medesima giornata, i diversi processi mentali che sono alla base della realizzazione del disegno con le due differenti tecniche grafiche: dalla scelta dell’inquadratura alla preparazione del foglio di carta, fino all’organizzazione di cosa disegnare nel primo momento e cosa nelle fasi successive controllando prima di tutto l’insieme della composizione grafica per arrivare poi alla definizione di qualche elemento di particolare interesse. Si tratta di un vero e proprio “progetto del disegno dal vero” che, se ben organizzato, consente di controllare i vari passaggi del lavoro: la scelta dell’inquadratura rispetto allo spazio che si ha di fronte che vincola anche la scelta del verso del foglio, la giusta collocazione dell’oggetto all’interno della composizione, come riempire completamente lo spazio bianco, cosa definire in maniera dettagliata e cosa lasciare in secondo piano con tratto più sfumato e incerto. I formati dei fogli di carta che si utilizzano per queste esercitazioni sono sempre molto grandi e vanno riempiti fino al bordo con il colore senza lasciare parti bianche; i pennelli sono di tutte le dimensioni; tondi ma anche piatti e, principalmente quelli più grandi, vista la loro dimensione, vengono utilizzati per i fondi. I pennelli, spesso, mantengono, volutamente tracce del colore utilizzato in precedenza per creare una continuità tra una campitura e l’altra. Si riesce a svolgere più semplicemente il progetto di un disegno dal vero realizzato a matita che se si utilizzano i colori ad acqua; questo perchè nella rappresentazione con l’acquarello è alto il fattore di imprevedibilità dovuto alla tecnica stessa; un colore diluito con troppa acqua ad esempio può facilmente smarginare sopra ad un altro colore ancora non perfettamente asciutto e creare una screziatura cromatica sul foglio che può disturbare o, appunto imprevedibilmente, impreziosire il lavoro. La realizzazione di un disegno a matita progettato precedentemente nelle sue diverse fasi si svolge più regolarmente dato che la forma architettonica viene definita attraverso linee di contorno che vengono inizialmente impostate con un segno leggero. Conseguentemente, a mano a mano che si comprendono i volumi, le geometrie e le proporzioni, le forme vengono evidenziate e caratterizzate. Il disegno si arricchisce via via di segni e di contenuti fino ad arrivare alla sua definizione finale: si lavora quindi per sovrapposizioni continue. Il trattamento delle ombre ad esempio nella rappresentazione a matita costituisce l’ultimo passaggio grafico per completare il disegno mentre nei disegni ad acquarello le ombre sono la prima cosa da valutare e da fissare sul foglio di carta sia perché le ombre di un’architettura cambiano molto velocemente per cui si perdono i valori e le diverse intensità cromatiche ma anche perché tramite la loro definizione si stabiliscono i parametri relativi alla rappresentazioni delle parti più scure, intermedie e di quelle più chiare.Questo momento non ha eguali; osservare il procedimento di un lavoro dall’inizio alla fine è la cosa più formativa che possa esserci perché molte cose non è possibile spiegarle a voce. L’artista rappresenta l’architettura con grazia ma con molta forza mostrando al gruppo anche tutte le operazioni manuali del disegno; la pulitura dei pennelli, la miscela del colore, l’utilizzo di pezzi di carta e/o di pezzi di stoffa. I dottorandi del corso, tutti architetti, con esperienze molto eterogenee tra loro, si sono molto appassionati a questo seminario forse perché attualmente si è un po’ persa la manualità che costituisce ingrediente fondamentale per l’applicazione di queste tecniche di rappresentazione tradizionali un po’ abbandonate anche nell’ambito della formazione negli ultimi anni . Dopo queste giornate di lavoro insieme i dottorandi hanno partecipato ad alcune lezioni sulla fotografia svolte sia in classe che nei luoghi sopraccitati con lo scopo di potersi avvalere anche di contributi fotografici personali. Alla fine di questo laboratorio è stato richiesto di fare alcune elaborazioni digitali utilizzando tutto il materiale prodotto singolarmente; i disegni a matita, gli acquarelli e le fotografie. L’ausilio di tecniche digitali a scelta (photoshop, digital painting,.. ha consentito di stravolgere i disegni, trasformarli, traslarli, ruotali ed ha portato, ogni dottorando in un modo diverso, a trarre una sintesi tra i lavori realizzati con le tecniche tradizionali e quelli realizzati con tecniche digitali. Verso un “disegno integrato” è l’obiettivo che si voleva raggiungere ma per riconoscere a ciascuna tecnica il proprio specifico ruolo non poteva mancare la personale sperimentazione.
Matita e acquarello per catturare l'immagine urbana / Chiavoni, Emanuela. - STAMPA. - 2°(2010), pp. 17-23.
Matita e acquarello per catturare l'immagine urbana
CHIAVONI, Emanuela
2010
Abstract
Un artista spagnolo, Pedro Cano, con una grande capacità di visualizzare la luce della realtà architettonica nella pittura e con un grande amore per le strutture e per il colore tiene, ogni anno, nella Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” di Roma La Sapienza un seminario sulla tecnica di rappresentazione dell’architettura ad acquarello rivolto ad un gruppo di ragazzi del Dottorato di Ricerca in Scienza della Rappresentazione. Quest’anno sono stati scelti per questa sperimentazione due luoghi romani densi di storia e di fascino: le terme di Diocleziano ed il Palatino analizzato dalla parte del Circo Massimo. Il lavoro si è svolto durante quattro intense giornate dedicate tutte alla rappresentazione dell’architettura con le tecniche tradizionali: la mattina i dottorandi dovevano eseguire disegni utilizzando solo gli acquarelli (in modo diretto cioè senza la base di disegno a matita) ed il pomeriggio le stesse inquadrature scelte la mattina e rappresentate con il colore venivano ridisegnate con la matita . L’obiettivo didattico era quello di catturare alcune immagini interessanti per ciascuno dei due luoghi e di riportarle sulla carta attraverso esclusivamente il disegno dal vero utilizzato come mezzo di ricerca paziente e attenta per comprendere il patrimonio architettonico con l’invito e il consiglio di osservare con estrema attenzione le diverse parti che raccontano e contribuiscono a definire la città. L’ esercizio così organizzato si proponeva di mettere a confronto, nella medesima giornata, i diversi processi mentali che sono alla base della realizzazione del disegno con le due differenti tecniche grafiche: dalla scelta dell’inquadratura alla preparazione del foglio di carta, fino all’organizzazione di cosa disegnare nel primo momento e cosa nelle fasi successive controllando prima di tutto l’insieme della composizione grafica per arrivare poi alla definizione di qualche elemento di particolare interesse. Si tratta di un vero e proprio “progetto del disegno dal vero” che, se ben organizzato, consente di controllare i vari passaggi del lavoro: la scelta dell’inquadratura rispetto allo spazio che si ha di fronte che vincola anche la scelta del verso del foglio, la giusta collocazione dell’oggetto all’interno della composizione, come riempire completamente lo spazio bianco, cosa definire in maniera dettagliata e cosa lasciare in secondo piano con tratto più sfumato e incerto. I formati dei fogli di carta che si utilizzano per queste esercitazioni sono sempre molto grandi e vanno riempiti fino al bordo con il colore senza lasciare parti bianche; i pennelli sono di tutte le dimensioni; tondi ma anche piatti e, principalmente quelli più grandi, vista la loro dimensione, vengono utilizzati per i fondi. I pennelli, spesso, mantengono, volutamente tracce del colore utilizzato in precedenza per creare una continuità tra una campitura e l’altra. Si riesce a svolgere più semplicemente il progetto di un disegno dal vero realizzato a matita che se si utilizzano i colori ad acqua; questo perchè nella rappresentazione con l’acquarello è alto il fattore di imprevedibilità dovuto alla tecnica stessa; un colore diluito con troppa acqua ad esempio può facilmente smarginare sopra ad un altro colore ancora non perfettamente asciutto e creare una screziatura cromatica sul foglio che può disturbare o, appunto imprevedibilmente, impreziosire il lavoro. La realizzazione di un disegno a matita progettato precedentemente nelle sue diverse fasi si svolge più regolarmente dato che la forma architettonica viene definita attraverso linee di contorno che vengono inizialmente impostate con un segno leggero. Conseguentemente, a mano a mano che si comprendono i volumi, le geometrie e le proporzioni, le forme vengono evidenziate e caratterizzate. Il disegno si arricchisce via via di segni e di contenuti fino ad arrivare alla sua definizione finale: si lavora quindi per sovrapposizioni continue. Il trattamento delle ombre ad esempio nella rappresentazione a matita costituisce l’ultimo passaggio grafico per completare il disegno mentre nei disegni ad acquarello le ombre sono la prima cosa da valutare e da fissare sul foglio di carta sia perché le ombre di un’architettura cambiano molto velocemente per cui si perdono i valori e le diverse intensità cromatiche ma anche perché tramite la loro definizione si stabiliscono i parametri relativi alla rappresentazioni delle parti più scure, intermedie e di quelle più chiare.Questo momento non ha eguali; osservare il procedimento di un lavoro dall’inizio alla fine è la cosa più formativa che possa esserci perché molte cose non è possibile spiegarle a voce. L’artista rappresenta l’architettura con grazia ma con molta forza mostrando al gruppo anche tutte le operazioni manuali del disegno; la pulitura dei pennelli, la miscela del colore, l’utilizzo di pezzi di carta e/o di pezzi di stoffa. I dottorandi del corso, tutti architetti, con esperienze molto eterogenee tra loro, si sono molto appassionati a questo seminario forse perché attualmente si è un po’ persa la manualità che costituisce ingrediente fondamentale per l’applicazione di queste tecniche di rappresentazione tradizionali un po’ abbandonate anche nell’ambito della formazione negli ultimi anni . Dopo queste giornate di lavoro insieme i dottorandi hanno partecipato ad alcune lezioni sulla fotografia svolte sia in classe che nei luoghi sopraccitati con lo scopo di potersi avvalere anche di contributi fotografici personali. Alla fine di questo laboratorio è stato richiesto di fare alcune elaborazioni digitali utilizzando tutto il materiale prodotto singolarmente; i disegni a matita, gli acquarelli e le fotografie. L’ausilio di tecniche digitali a scelta (photoshop, digital painting,.. ha consentito di stravolgere i disegni, trasformarli, traslarli, ruotali ed ha portato, ogni dottorando in un modo diverso, a trarre una sintesi tra i lavori realizzati con le tecniche tradizionali e quelli realizzati con tecniche digitali. Verso un “disegno integrato” è l’obiettivo che si voleva raggiungere ma per riconoscere a ciascuna tecnica il proprio specifico ruolo non poteva mancare la personale sperimentazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.