Accanto alle "filosofie della vita" che animarono una parte di estrema rilevanza del dibattito filosofico e culturale del Novecento, il volume tenta di ricostruire itinerari speculativi sui quali si fondarono le stesse teorie pedagogiche dell'educazione "attiva" e "nuova", dal pensiero dialogico di Buber e Rosenzweig al vitalismo bergsoniano, dalla filosofia dell'azione di Blondel alla fenomenologia di edith Stein. Il testo fa seguito ai precedenti dello stesso autore per approfondire le motivazioni di carattere filosofico presenti nel movimento dell'educazione attiva e progressiva, specialmente in Europa. Se la figura di Dewey, infatti, è ricordata come la principale, sul piano teoretico, per questa corrente d'idee, non bisogna dimenticare che essa fu animata anche da altre figure e che in Europa, anche se il metodo Montessori finì per risultarne quasi sinonimo, una nutrita schiera di figure rilevanti della cultura del primo Novecento condivise l'impostazione, lo spirito e persino le proposte concrete per la scuola e per la vita familiare avanzate dall'attivismo. Così, il testo si articola in quattro capitoli, preceduti da un'introduzione, in cui la questione dell'attivismo si pone nel quadro delle sfide contemporanee, registrando l'attualità della proposta attivistica rispetto ai problemi attuali, e confrontandola con le tendenze decostruzionistiche presenti nei "mestri del sospetto". Si individua, così, nell'aderenza alla centralità dell'esperienza esistenziale concreta, quindi, nel concetto di "vita" e di "educazione per la vita" elaborato, in vario modo ed anche tra molte contraddizioni, da figure come Foerster, Ferrière, Guardini, un carattere significativo che, contrapponendosi a concezioni "forti" della pedagogia e dell'agire educativo, ha reso storicamente durevole l'apporto dell'attivismo. Il pensiero dialogico e personalistico conferma questa interpretazione con la possibilità di un esercizio ermenenutico che coglie le analogie presenti nella riflessione pedagogica di Buber e di Ebner, al di là della loro differente provenienza culturale e religiosa, come pure tra Stein, Nedoncelle, e Mounier, ciascuno portatore di un'istanza innovatrice che vide nell'attivismo una valida alternativa ai tradizionalismi pedagogici di segno conservatore.
Filosofie e pedagogie della vita / Pesci, Furio. - STAMPA. - (2003).
Filosofie e pedagogie della vita
PESCI, Furio
2003
Abstract
Accanto alle "filosofie della vita" che animarono una parte di estrema rilevanza del dibattito filosofico e culturale del Novecento, il volume tenta di ricostruire itinerari speculativi sui quali si fondarono le stesse teorie pedagogiche dell'educazione "attiva" e "nuova", dal pensiero dialogico di Buber e Rosenzweig al vitalismo bergsoniano, dalla filosofia dell'azione di Blondel alla fenomenologia di edith Stein. Il testo fa seguito ai precedenti dello stesso autore per approfondire le motivazioni di carattere filosofico presenti nel movimento dell'educazione attiva e progressiva, specialmente in Europa. Se la figura di Dewey, infatti, è ricordata come la principale, sul piano teoretico, per questa corrente d'idee, non bisogna dimenticare che essa fu animata anche da altre figure e che in Europa, anche se il metodo Montessori finì per risultarne quasi sinonimo, una nutrita schiera di figure rilevanti della cultura del primo Novecento condivise l'impostazione, lo spirito e persino le proposte concrete per la scuola e per la vita familiare avanzate dall'attivismo. Così, il testo si articola in quattro capitoli, preceduti da un'introduzione, in cui la questione dell'attivismo si pone nel quadro delle sfide contemporanee, registrando l'attualità della proposta attivistica rispetto ai problemi attuali, e confrontandola con le tendenze decostruzionistiche presenti nei "mestri del sospetto". Si individua, così, nell'aderenza alla centralità dell'esperienza esistenziale concreta, quindi, nel concetto di "vita" e di "educazione per la vita" elaborato, in vario modo ed anche tra molte contraddizioni, da figure come Foerster, Ferrière, Guardini, un carattere significativo che, contrapponendosi a concezioni "forti" della pedagogia e dell'agire educativo, ha reso storicamente durevole l'apporto dell'attivismo. Il pensiero dialogico e personalistico conferma questa interpretazione con la possibilità di un esercizio ermenenutico che coglie le analogie presenti nella riflessione pedagogica di Buber e di Ebner, al di là della loro differente provenienza culturale e religiosa, come pure tra Stein, Nedoncelle, e Mounier, ciascuno portatore di un'istanza innovatrice che vide nell'attivismo una valida alternativa ai tradizionalismi pedagogici di segno conservatore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.