Il fine di questo lavoro è cogliere il momento in cui la riflessione antropologica, legandosi strettamente alla ricerca etnografica, recide decisamente il suo legame con la letteratura. Qualcosa di analogo era accaduto a partire dal Cinquecent per le scienze esatte e accade, fra ottocento e novecento, in tutte le scienze sociali: in sociologia (con Durkheim), in psicologia (con Fechner e con Wundt), in storia e archeologia (con Ranke, con Mommsen, con Alan Gardiner. Tutte le discipline sociali si liberano del fardello delle costruzioni fantastiche e delle ipotesi indimostrabili, e per vie diverse rivendicano la loro autonomia e la loro appartenenza alla grande famiglia della scienza. Ci si propone dunque nel libro di dimostrare: a) come Malinowski abbia tentato di elaborare un metodo di ricerca e una possibilità di scrittura diversi da quelli che suggeriva l’antropologia inglese; b) come al realismo della scuola di Cambridge, Malinowski contrapponga, più o meno consapevolmente, la necessità di esercitare immaginazione e come, all’antropologo semplice raccoglitore di dati, contrapponga una strategia di ricerca che permetta di «vedere il mondo in maniera diversa»; c) come proprio la scrittura del Diario –«l’esperienza dello scrivere di sé»- sia il centro, l’asse portante, di una nuova, possibile metodologia.
Caro Broni...Caro Stas. Malinowski fra Conrad e Rivers / Sobrero, Alberto. - STAMPA. - 1:(2003), pp. 1-75.
Caro Broni...Caro Stas. Malinowski fra Conrad e Rivers
SOBRERO, Alberto
2003
Abstract
Il fine di questo lavoro è cogliere il momento in cui la riflessione antropologica, legandosi strettamente alla ricerca etnografica, recide decisamente il suo legame con la letteratura. Qualcosa di analogo era accaduto a partire dal Cinquecent per le scienze esatte e accade, fra ottocento e novecento, in tutte le scienze sociali: in sociologia (con Durkheim), in psicologia (con Fechner e con Wundt), in storia e archeologia (con Ranke, con Mommsen, con Alan Gardiner. Tutte le discipline sociali si liberano del fardello delle costruzioni fantastiche e delle ipotesi indimostrabili, e per vie diverse rivendicano la loro autonomia e la loro appartenenza alla grande famiglia della scienza. Ci si propone dunque nel libro di dimostrare: a) come Malinowski abbia tentato di elaborare un metodo di ricerca e una possibilità di scrittura diversi da quelli che suggeriva l’antropologia inglese; b) come al realismo della scuola di Cambridge, Malinowski contrapponga, più o meno consapevolmente, la necessità di esercitare immaginazione e come, all’antropologo semplice raccoglitore di dati, contrapponga una strategia di ricerca che permetta di «vedere il mondo in maniera diversa»; c) come proprio la scrittura del Diario –«l’esperienza dello scrivere di sé»- sia il centro, l’asse portante, di una nuova, possibile metodologia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.