Parlare di Dio è impossibile, ma necessario... I maestri delle scuole di teologia del XII secolo hanno affrontato la questione utilizzando gli strumenti logico-linguistici elaborati all’epoca presso le arti del discorso grammatica, dialettica e retorica, ma anche conducendo una riflessione originale, fondata sugli elementi che trovavano nella patristica, lo Pseudo-Dionigi, Agostino, Boezio. In che senso può darsi un discorso su Dio, il Dio ineffabile? Gli enunciati del discorso ordinario sono radicalmente impropri per parlare di Dio per la loro stessa natura - il loro carattere composto, le loro implicazioni temporali, la stessa divisione di soggetto e predicato? Bisogna allora pensare le condizioni del ‘trasferimento’ (translatio) in teologia di questi enunciati e misurare scarto che esiste tra il discorso ordinario e il discorso su Dio. Si tratta di una equivocità totale, tale da minare alla radice ogni possibilità di conoscenza, o di una univocità che presuppone un minimo di senso condiviso? L’analisi degli enunciati teologici ha anche condotto i maestri a distinguere il significato dei termini (significatio) dalla loro referenza (suppositio). Questa distinzione medievale, di cui si sapeva che compare nello stesso periodo presso la logica terminista e con la stessa attenzione alla variazione del contesto, si è dunque anche costruita all’interno della teologia trinitaria allo scopo di giustificare e generare enunciati ortodossi. Lo studio, che parte dalle fonti antiche e percorre le grandi elaborazioni dei teologi del XII secolo (in part. Gilberto di Poitiers, Alano di Lilla, Prepositino da Cremona, Stefano Langton), sfocia in una nuova cartografia della teologia della Parigi del tempo. In questo quadro, l’accento è messo sull’apporto della scuola di Gilberto di Poitiers, che si rivela particolarmente conseguente e originale. Il carattere innovativo e sofisticato delle nozioni approntate e delle analisi condotte presso le scuole teologiche del 1100 viene messo in luce tanto in se stesso quanto come eredità per la scolastica del XIII secolo, che condividerà le stesse interrogazioni sulla veracità e sulla possibilità stessa di un discorso su Dio, condizione imprescindibile del lavoro del teologo. La ricchezza delle analisi semantiche dei maestri qui studiati, e in particolare di Stefano Langton, sarà infatti fruttuosa: da una parte, con Guglielmo d'Auxerre, lascerà tracce profonde nella scolastica universitaria (la Summa Halensis, Bonaventura, ma anche Alberto Magno e Tommaso d'Aquino ne sono gli eredi); dall'altra feconda le discipline della logica e della grammatica. In generale, lo studio permette di ridurre l'impressione di frattura fra scolastica preuniversitaria e universitaria ereditata da una storiografia forse troppo interessata a sottolineare la novità e l'originalità dei grandi autori del XIII secolo; di cogliere la significativa linea di continuità della tradizione filosofico-teologica del mondo latino attraverso i secoli, che accompagna e prepara l'acquisizione di nuovi testi greci ed arabi assimilati solo nel XIII secolo; di valorizzare la ricchezza ‘filosofica’ della produzione ‘teologica’ latina precedente la riscoperta dell’Aristotele fisico e metafisico.
Logique et théologie. Les écoles parisiennes entre 1150 et 1220 / Valente, Luisa. - STAMPA. - (2008).
Logique et théologie. Les écoles parisiennes entre 1150 et 1220
VALENTE, Luisa
2008
Abstract
Parlare di Dio è impossibile, ma necessario... I maestri delle scuole di teologia del XII secolo hanno affrontato la questione utilizzando gli strumenti logico-linguistici elaborati all’epoca presso le arti del discorso grammatica, dialettica e retorica, ma anche conducendo una riflessione originale, fondata sugli elementi che trovavano nella patristica, lo Pseudo-Dionigi, Agostino, Boezio. In che senso può darsi un discorso su Dio, il Dio ineffabile? Gli enunciati del discorso ordinario sono radicalmente impropri per parlare di Dio per la loro stessa natura - il loro carattere composto, le loro implicazioni temporali, la stessa divisione di soggetto e predicato? Bisogna allora pensare le condizioni del ‘trasferimento’ (translatio) in teologia di questi enunciati e misurare scarto che esiste tra il discorso ordinario e il discorso su Dio. Si tratta di una equivocità totale, tale da minare alla radice ogni possibilità di conoscenza, o di una univocità che presuppone un minimo di senso condiviso? L’analisi degli enunciati teologici ha anche condotto i maestri a distinguere il significato dei termini (significatio) dalla loro referenza (suppositio). Questa distinzione medievale, di cui si sapeva che compare nello stesso periodo presso la logica terminista e con la stessa attenzione alla variazione del contesto, si è dunque anche costruita all’interno della teologia trinitaria allo scopo di giustificare e generare enunciati ortodossi. Lo studio, che parte dalle fonti antiche e percorre le grandi elaborazioni dei teologi del XII secolo (in part. Gilberto di Poitiers, Alano di Lilla, Prepositino da Cremona, Stefano Langton), sfocia in una nuova cartografia della teologia della Parigi del tempo. In questo quadro, l’accento è messo sull’apporto della scuola di Gilberto di Poitiers, che si rivela particolarmente conseguente e originale. Il carattere innovativo e sofisticato delle nozioni approntate e delle analisi condotte presso le scuole teologiche del 1100 viene messo in luce tanto in se stesso quanto come eredità per la scolastica del XIII secolo, che condividerà le stesse interrogazioni sulla veracità e sulla possibilità stessa di un discorso su Dio, condizione imprescindibile del lavoro del teologo. La ricchezza delle analisi semantiche dei maestri qui studiati, e in particolare di Stefano Langton, sarà infatti fruttuosa: da una parte, con Guglielmo d'Auxerre, lascerà tracce profonde nella scolastica universitaria (la Summa Halensis, Bonaventura, ma anche Alberto Magno e Tommaso d'Aquino ne sono gli eredi); dall'altra feconda le discipline della logica e della grammatica. In generale, lo studio permette di ridurre l'impressione di frattura fra scolastica preuniversitaria e universitaria ereditata da una storiografia forse troppo interessata a sottolineare la novità e l'originalità dei grandi autori del XIII secolo; di cogliere la significativa linea di continuità della tradizione filosofico-teologica del mondo latino attraverso i secoli, che accompagna e prepara l'acquisizione di nuovi testi greci ed arabi assimilati solo nel XIII secolo; di valorizzare la ricchezza ‘filosofica’ della produzione ‘teologica’ latina precedente la riscoperta dell’Aristotele fisico e metafisico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.