L’insieme delle misure adottate negli scorsi mesi nel corso dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 riflettono l’applicazione di uno specifico paradigma di esercizio del potere, quello della “safetycracy”, e per di più, secondo una sua precisa modalità, quella della “iatrocracy”.La “safetycracy”, che costituisce una forma dello stato di eccezione (Agamben, 2003) ed una conformazione del potere politico in presenza di una situazione particolarmente grave da imporre di sospendere lo stato di diritto, è stata definita come «il nuovo paradigma del potere basato sulla protezione della vita, sull’uso strumentale della: A) scienza in campo medico e biologico da una parte B) degli strumenti tecnologici di connettività e di intelligenza artificiale dall’altra» (Salerno Aletta, 2020). Ne è il presupposto che nessun valore o diritto può venire considerato prevalente sulla salvaguardia della salute, di cui il governo in carica si proclama «garante assoluto». Rappresenta un’applicazione molto avanzata di quella che Michel Foucault ha definito come disciplina (1976), perché il modello disciplinare è applicato in modo assoluto e pervasivo. L’essere umano perde completamente tanto la qualità di forza politica, e cioè la possibilità di autodeterminarsi e di decidere le proprie azioni, quanto di forza utile, e cioè la possibilità di lavorare e di produrre, per essere deprivato di ogni sostrato valoriale, inclusa la trascendenza. Non più persona, con la propria rete di relazioni che lo rendono unico, non più soggetto, con il proprio ruolo sociale, l’uomo, ridotto a mero corpo, diviene oggetto passivo di un dominio completo, giustificato dall’esigenza di preservarne la nuda vita . La “safetycracy” realizza una società di controllo, come quelle previste da Giles Deleuze (1990), in cui i classici luoghi di internamento e di confinamento del modello disciplinare tradizionale vengono sostituite da nuovi e sofisticati meccanismi di controllo diffuso e reticolare, resi possibili dalle tecnologie. Nella “safetycracy”, vi è l’estensione dell’approccio disciplinare proprio delle istituzioni specializzate e delle strutture di esclusione all’intera società, per cui ogni spazio e tempo sociale è tenuto sotto osservazione con l’applicazione integrale del principio panoptico e trasformato in una «universalità punibile-punente». La “iatrocracy” è la particolare modalità di esercizio della safetycracy nell’emergenza Covid 19 in Italia e in altri Paesi, che consiste in una elevata concentrazione del potere decisionale nelle mani esclusive di professionalità mediche. Secondo Luhmann (1973, 1980) i sistemi sociali contemporanei si basano su di una rigorosa organizzazione in sistemi parziali, che coesistono in un delicato equilibrio, ciascuno con la propria razionalità, le proprie regole, i propri sistemi di senso e significato, i propri linguaggi, i cui confini sono e devono rimanere ben delimitati, a pena di gravissimi rischi. La “iatrocracy” rompe questo delicato equilibrio, con la sostituzione della pluralità dei sistemi parziali e delle relative razionalità con l’unica razionalità del sistema parziale della scienza, e nello specifico, di quella di un suo sotto-sistema: la scienza medica, e a dominare è la scienza medica non del settore disciplinare epidemiologico, ma di quello virologico, privo della mediazione degli strumenti antropologici del primo. Il governo dell’emergenza esclude la legittimità di tutti gli altri saperi, ivi compresi quello sociologico e psicologico. in nome dell’interesse generale può apparire legittimo instaurare un regime di "safetycracy", che appare neutrale, ma non solo riproduce, ma incrementa le disuguaglianze a danno dei lavoratori non protetti ed in favore di quelli garantiti e del grande capitale finanziario, che in tempi di pandemia, investe in settori come farmaceutico, tecnologie, e-commerce. Si può concludere che la "safetycracy" come paradigma del potere ha:A) da un lato la funzione manifesta di salvaguardia della nuda vita; B) dall’altro una funzione latente, quella di giustificazione della riproduzione o dell’incremento delle disuguaglianze in nome dell’interesse generale.
Capitolo 8. La valutazione delle politiche governative / Scarcella Prandstraller, S.; Dentale, M.. - (2020), pp. 152-168.
Capitolo 8. La valutazione delle politiche governative
Scarcella Prandstraller S.;Dentale M.
2020
Abstract
L’insieme delle misure adottate negli scorsi mesi nel corso dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 riflettono l’applicazione di uno specifico paradigma di esercizio del potere, quello della “safetycracy”, e per di più, secondo una sua precisa modalità, quella della “iatrocracy”.La “safetycracy”, che costituisce una forma dello stato di eccezione (Agamben, 2003) ed una conformazione del potere politico in presenza di una situazione particolarmente grave da imporre di sospendere lo stato di diritto, è stata definita come «il nuovo paradigma del potere basato sulla protezione della vita, sull’uso strumentale della: A) scienza in campo medico e biologico da una parte B) degli strumenti tecnologici di connettività e di intelligenza artificiale dall’altra» (Salerno Aletta, 2020). Ne è il presupposto che nessun valore o diritto può venire considerato prevalente sulla salvaguardia della salute, di cui il governo in carica si proclama «garante assoluto». Rappresenta un’applicazione molto avanzata di quella che Michel Foucault ha definito come disciplina (1976), perché il modello disciplinare è applicato in modo assoluto e pervasivo. L’essere umano perde completamente tanto la qualità di forza politica, e cioè la possibilità di autodeterminarsi e di decidere le proprie azioni, quanto di forza utile, e cioè la possibilità di lavorare e di produrre, per essere deprivato di ogni sostrato valoriale, inclusa la trascendenza. Non più persona, con la propria rete di relazioni che lo rendono unico, non più soggetto, con il proprio ruolo sociale, l’uomo, ridotto a mero corpo, diviene oggetto passivo di un dominio completo, giustificato dall’esigenza di preservarne la nuda vita . La “safetycracy” realizza una società di controllo, come quelle previste da Giles Deleuze (1990), in cui i classici luoghi di internamento e di confinamento del modello disciplinare tradizionale vengono sostituite da nuovi e sofisticati meccanismi di controllo diffuso e reticolare, resi possibili dalle tecnologie. Nella “safetycracy”, vi è l’estensione dell’approccio disciplinare proprio delle istituzioni specializzate e delle strutture di esclusione all’intera società, per cui ogni spazio e tempo sociale è tenuto sotto osservazione con l’applicazione integrale del principio panoptico e trasformato in una «universalità punibile-punente». La “iatrocracy” è la particolare modalità di esercizio della safetycracy nell’emergenza Covid 19 in Italia e in altri Paesi, che consiste in una elevata concentrazione del potere decisionale nelle mani esclusive di professionalità mediche. Secondo Luhmann (1973, 1980) i sistemi sociali contemporanei si basano su di una rigorosa organizzazione in sistemi parziali, che coesistono in un delicato equilibrio, ciascuno con la propria razionalità, le proprie regole, i propri sistemi di senso e significato, i propri linguaggi, i cui confini sono e devono rimanere ben delimitati, a pena di gravissimi rischi. La “iatrocracy” rompe questo delicato equilibrio, con la sostituzione della pluralità dei sistemi parziali e delle relative razionalità con l’unica razionalità del sistema parziale della scienza, e nello specifico, di quella di un suo sotto-sistema: la scienza medica, e a dominare è la scienza medica non del settore disciplinare epidemiologico, ma di quello virologico, privo della mediazione degli strumenti antropologici del primo. Il governo dell’emergenza esclude la legittimità di tutti gli altri saperi, ivi compresi quello sociologico e psicologico. in nome dell’interesse generale può apparire legittimo instaurare un regime di "safetycracy", che appare neutrale, ma non solo riproduce, ma incrementa le disuguaglianze a danno dei lavoratori non protetti ed in favore di quelli garantiti e del grande capitale finanziario, che in tempi di pandemia, investe in settori come farmaceutico, tecnologie, e-commerce. Si può concludere che la "safetycracy" come paradigma del potere ha:A) da un lato la funzione manifesta di salvaguardia della nuda vita; B) dall’altro una funzione latente, quella di giustificazione della riproduzione o dell’incremento delle disuguaglianze in nome dell’interesse generale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.