Gli studi sulla storia della televisione in Italia hanno sempre privilegiato un punto di vista che potremmo definire “istituzionale”. L’attenzione storiografica si è rivolta, in primo luogo, alla dimensione politica della Rai, alle vicende che hanno orientato i diversi tentativi di “progettare” e “controllare” la televisione pubblica, così come alle “svolte di sistema” segnate da scelte politiche (ad esempio la disordinata uscita dal monopolio in assenza di regole, fra anni settanta e ottanta, con l’avvento della tv commerciale) o veicolate in particolare da trasformazioni tecnologiche (si veda la progressiva digitalizzazione negli anni Duemila, accompagnata da una parziale apertura del mercato) 1 . Un secondo sguardo storico ha puntato, invece, sulla dimensione eminentemente simbolica e culturale dei testi televisivi, sviluppando una “storia dei programmi” che ha controbilanciato la paradossale dimenticanza di questi ultimi in molte storie istituzionali. L’attenzione sistematica nei confronti del pubblico, e della modalità di consumo della televisione, è comparsa solo più recentemente negli studi sulla televisione, coniugando metodologie di derivazione sociologica alla sensibilità mutuata dagli studi culturali. Tuttavia, l’opportunità di dare una profondità storica allo studio sul pubblico e sulle sue pratiche di fruizione è stata finora solo parzialmente colta. Questo anche a causa della necessità di fare i conti con fonti variegate, non necessariamente istituzionali, dalla difficile sistematizzazione/interpretazione
Il '69 della televisione italiana: memorie, pubblici, immaginari / Garofalo, Damiano. - (2021), pp. 177-185.
Il '69 della televisione italiana: memorie, pubblici, immaginari
Damiano Garofalo
2021
Abstract
Gli studi sulla storia della televisione in Italia hanno sempre privilegiato un punto di vista che potremmo definire “istituzionale”. L’attenzione storiografica si è rivolta, in primo luogo, alla dimensione politica della Rai, alle vicende che hanno orientato i diversi tentativi di “progettare” e “controllare” la televisione pubblica, così come alle “svolte di sistema” segnate da scelte politiche (ad esempio la disordinata uscita dal monopolio in assenza di regole, fra anni settanta e ottanta, con l’avvento della tv commerciale) o veicolate in particolare da trasformazioni tecnologiche (si veda la progressiva digitalizzazione negli anni Duemila, accompagnata da una parziale apertura del mercato) 1 . Un secondo sguardo storico ha puntato, invece, sulla dimensione eminentemente simbolica e culturale dei testi televisivi, sviluppando una “storia dei programmi” che ha controbilanciato la paradossale dimenticanza di questi ultimi in molte storie istituzionali. L’attenzione sistematica nei confronti del pubblico, e della modalità di consumo della televisione, è comparsa solo più recentemente negli studi sulla televisione, coniugando metodologie di derivazione sociologica alla sensibilità mutuata dagli studi culturali. Tuttavia, l’opportunità di dare una profondità storica allo studio sul pubblico e sulle sue pratiche di fruizione è stata finora solo parzialmente colta. Questo anche a causa della necessità di fare i conti con fonti variegate, non necessariamente istituzionali, dalla difficile sistematizzazione/interpretazioneFile | Dimensione | Formato | |
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