Per comprendere la genesi della cooperazione in ambito creditizio, occorre avere come substrato di partenza i profondi mutamenti strutturali e le radicali trasformazioni generatesi nella società eu-ropea a seguito del consolidarsi del processo di industrializzazio-ne a partire dall’inizio del XIX secolo come: gli squilibri economici e sociali ; il problema del credito alla produzione dovuto alla scar-sità, se non all’assoluta mancanza, di servizi creditizi e finanziari da parte degli intermediari tradizionali nei confronti dei soggetti più deboli ed economicamente fragili; il problema del credito al consumo, legato alla questione drammatica della sussistenza e della povertà presente presso una fascia molto rilevante della po-polazione. L’esperienza cooperativa nel settore creditizio ha una profonda radice mitteleuropea. In particolare fu la Germania lo Stato in cui si posero le basi teoriche e si attuarono le prime realizzazioni pra-tiche della cooperazione in ambito creditizio. L’impostazione che faceva del credito il punto centrale dell’agire cooperativo, rappre-sentò una novità assoluta ed inedita nel panorama bancario e fi-nanziario europeo: si basava, nel solco delle caratteristiche onto-logiche del soggetto giuridico “cooperativa”, sul concetto di auto-aiuto imperniato attorno al principio ed allo scopo mutualistico , attraverso un’impresa che pratica l’uguaglianza, secondo il prin-cipio “una testa un voto”, dove è il socio che conta e non la pro-prietà del capitale; nella cooperativa di credito i soci sono al tempo stesso risparmiatori, depositanti, investitori, fruitori dei servizi erogati. Due diverse tipologie di istituzioni sorsero in Germania nella seconda metà del XIX secolo: le Volksbanken (Banche Popolari in Italia) per iniziativa del politico, economista e banchiere Hermann Schulze Delitzsch (1808 – 1883), e le Raiffeisenkasse o Casse So-ciali di Credito (Casse Rurali e poi Banche di Credito Cooperativo in Italia) grazie all’opera del politico Friedrich Wilhelm Raiffeisen (1818 – 1888). Pur avendo entrambe come fondamento comune peculiare la responsabilità solidale ed illimitata dei soci nei con-fronti dei terzi (che sarà successivamente uno dei tratti caratteriz-zanti le Casse Rurali in Italia), profonde erano le differenze . Le Banche Popolari, versione urbana della banca cooperativa, aventi come base sociale principalmente artigiani e commercianti ed un’operatività su un vasto territorio, avevano come obiettivo primario l’esercizio dell’attività bancaria, caratterizzata da con-cessione di crediti a breve scadenza, con possibili ricadute in ter-mini morali importanti, ma secondarie. Le Raiffeisenkasse, versione rurale della banca cooperativa, aventi una base sociale costituita principalmente da agricoltori, fittavoli, mezzadri, esponenti della piccola borghesia rurale; si ca-ratterizzavano per avere un’operatività locale circoscritta alla par-rocchia, con dichiarati obiettivi di promozione sociale, miglioran-do le condizioni materiali e morali dei soci, attraverso la conces-sione di crediti a lunga scadenza, tenendo quindi nel dovuto conto la stagionalità delle entrate e la redditività di lungo periodo degli investimenti in agricoltura. Di fronte ad uno spazio di alimenta-zione finanziaria del settore agricolo particolarmente angusto, ed essendo l’autofinanziamento una mera utopia, le Casse Sociali di Credito sorsero proprio con il fine di far uscire l’economia rurale da quel circolo vizioso dell’indigenza, che rendeva impossibile qualsiasi salto qualitativo nell’organizzazione produttiva delle piccole aziende contadine e che costituiva un freno alla possibilità di crescita dell’economia agricola. Proprio in virtù delle modeste dimensioni e del ristretto ambito di operatività delle Casse, lo stesso Raiffeisen avvertiva la necessi-tà fondamentale di un’aggregazione a sistema delle stesse, con un duplice intento: coordinamento delle attività creditizie e finanzia-rie (ad esempio compensazione delle liquidità, realizzazione di operazioni a lungo termine più complesse) ; promozione delle iniziative, tutela e rappresentanza degli interessi del movimento cooperativo creditizio . Alla fine degli anni Settanta del XIX secolo la Germania offriva dunque all’Europa due modelli di cooperazione di credito en-trambi consolidati, che furono studiati e si svilupparono propa-gandosi in diversi Stati europei sul finire degli anni Settanta del 1800, in particolare di fronte al dilagare in tutte le campagne eu-ropee del crollo dei prezzi dei prodotti agricoli, fenomeno noto come “la grande deflazione” nell’ambito della crisi della grande depressione di fine XIX secolo (1873 – 1895).
Le Banche di Credito Cooperativo dalle origini alla costituzione dei Gruppi Bancari Cooperativi / Postigliola, Michele; Ricci, Simone. - (2021).
Le Banche di Credito Cooperativo dalle origini alla costituzione dei Gruppi Bancari Cooperativi
Michele Postigliola;
2021
Abstract
Per comprendere la genesi della cooperazione in ambito creditizio, occorre avere come substrato di partenza i profondi mutamenti strutturali e le radicali trasformazioni generatesi nella società eu-ropea a seguito del consolidarsi del processo di industrializzazio-ne a partire dall’inizio del XIX secolo come: gli squilibri economici e sociali ; il problema del credito alla produzione dovuto alla scar-sità, se non all’assoluta mancanza, di servizi creditizi e finanziari da parte degli intermediari tradizionali nei confronti dei soggetti più deboli ed economicamente fragili; il problema del credito al consumo, legato alla questione drammatica della sussistenza e della povertà presente presso una fascia molto rilevante della po-polazione. L’esperienza cooperativa nel settore creditizio ha una profonda radice mitteleuropea. In particolare fu la Germania lo Stato in cui si posero le basi teoriche e si attuarono le prime realizzazioni pra-tiche della cooperazione in ambito creditizio. L’impostazione che faceva del credito il punto centrale dell’agire cooperativo, rappre-sentò una novità assoluta ed inedita nel panorama bancario e fi-nanziario europeo: si basava, nel solco delle caratteristiche onto-logiche del soggetto giuridico “cooperativa”, sul concetto di auto-aiuto imperniato attorno al principio ed allo scopo mutualistico , attraverso un’impresa che pratica l’uguaglianza, secondo il prin-cipio “una testa un voto”, dove è il socio che conta e non la pro-prietà del capitale; nella cooperativa di credito i soci sono al tempo stesso risparmiatori, depositanti, investitori, fruitori dei servizi erogati. Due diverse tipologie di istituzioni sorsero in Germania nella seconda metà del XIX secolo: le Volksbanken (Banche Popolari in Italia) per iniziativa del politico, economista e banchiere Hermann Schulze Delitzsch (1808 – 1883), e le Raiffeisenkasse o Casse So-ciali di Credito (Casse Rurali e poi Banche di Credito Cooperativo in Italia) grazie all’opera del politico Friedrich Wilhelm Raiffeisen (1818 – 1888). Pur avendo entrambe come fondamento comune peculiare la responsabilità solidale ed illimitata dei soci nei con-fronti dei terzi (che sarà successivamente uno dei tratti caratteriz-zanti le Casse Rurali in Italia), profonde erano le differenze . Le Banche Popolari, versione urbana della banca cooperativa, aventi come base sociale principalmente artigiani e commercianti ed un’operatività su un vasto territorio, avevano come obiettivo primario l’esercizio dell’attività bancaria, caratterizzata da con-cessione di crediti a breve scadenza, con possibili ricadute in ter-mini morali importanti, ma secondarie. Le Raiffeisenkasse, versione rurale della banca cooperativa, aventi una base sociale costituita principalmente da agricoltori, fittavoli, mezzadri, esponenti della piccola borghesia rurale; si ca-ratterizzavano per avere un’operatività locale circoscritta alla par-rocchia, con dichiarati obiettivi di promozione sociale, miglioran-do le condizioni materiali e morali dei soci, attraverso la conces-sione di crediti a lunga scadenza, tenendo quindi nel dovuto conto la stagionalità delle entrate e la redditività di lungo periodo degli investimenti in agricoltura. Di fronte ad uno spazio di alimenta-zione finanziaria del settore agricolo particolarmente angusto, ed essendo l’autofinanziamento una mera utopia, le Casse Sociali di Credito sorsero proprio con il fine di far uscire l’economia rurale da quel circolo vizioso dell’indigenza, che rendeva impossibile qualsiasi salto qualitativo nell’organizzazione produttiva delle piccole aziende contadine e che costituiva un freno alla possibilità di crescita dell’economia agricola. Proprio in virtù delle modeste dimensioni e del ristretto ambito di operatività delle Casse, lo stesso Raiffeisen avvertiva la necessi-tà fondamentale di un’aggregazione a sistema delle stesse, con un duplice intento: coordinamento delle attività creditizie e finanzia-rie (ad esempio compensazione delle liquidità, realizzazione di operazioni a lungo termine più complesse) ; promozione delle iniziative, tutela e rappresentanza degli interessi del movimento cooperativo creditizio . Alla fine degli anni Settanta del XIX secolo la Germania offriva dunque all’Europa due modelli di cooperazione di credito en-trambi consolidati, che furono studiati e si svilupparono propa-gandosi in diversi Stati europei sul finire degli anni Settanta del 1800, in particolare di fronte al dilagare in tutte le campagne eu-ropee del crollo dei prezzi dei prodotti agricoli, fenomeno noto come “la grande deflazione” nell’ambito della crisi della grande depressione di fine XIX secolo (1873 – 1895).File | Dimensione | Formato | |
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