Scriveva Max Weber negli anni 1918-1919 che “l’attuale situazione può esattamente definirsi ‘una dittatura fondata sullo sfruttamento della natura sentimentale delle masse’” (Weber 1919, trad. it.: 89). Il pericolo della democrazia di massa risiedeva, infatti, per l’autore, “nella possibilità di una forte prevalenza di elementi emotivi nella politica”, essendo la massa “sempre esposta agli influssi puramente emozionali e irrazionali del momento” (Weber 1918, trad. it.: 117). Ciò trova piena conferma in alcune tendenze proprie dei sistemi politici contemporanei, caratterizzati dalla crescente diffusione di movimenti populisti, che sfruttano la crisi della democrazia, di cui costituiscono chiari sintomi, pur rappresentandosi in termini di “rimedi” alle più evidenti criticità della democrazia stessa (Ionescu, Gellner 1969; Canovan 1981; Taggart 2000; Mény, Surel 2000; Taguieff 2006; Laclau 2008). Molti di essi sono caratterizzati dalla presenza di alcuni tratti idealtipici, quali: appello a una comunità-popolo omogenea – che si percepisce come detentrice esclusiva della sovranità popolare ed esprime un atteggiamento anti-establishment (Mudde 2004); forte semplificazione del discorso politico, basato su retoriche di respiro manicheista del “noi versus loro”, su verità “emotive” piuttosto che su “verità di fatto” (Arendt 1971) e su logiche del complotto; elogio del “nuovo” e dell’“uomo comune” (con relativo disprezzo per formazione, esperienza ed intermediazione), sostituzione dell’ideologia con l’exemplum biografico della storia di vita; costruzione emotiva e im-mediata dell’appartenenza tra leader carismatico ed elettori (Müller 2017; Revelli 2017). Ne deriva soprattutto l’esasperazione del senso del confine e del conflitto, con uno slittamento dalla tradizionale dialettica orizzontale tra culture politiche diverse, proprie di attori situati su un piano di eguaglianza (di rango) (es: coppia destra-sinistra) a una contrapposizione verticale (logica alto-basso) tra l’unità del popolo “vero” nella sua purezza originaria e una qualche entità che si pone, indebitamente, al di sopra o al di sotto di esso. In ultima analisi, ciò genera tendenze alla delegittimazione dell’avversario e alla riduzione del pluralismo politico (Müller 2017). Tra le principali dinamiche di respiro politico, sociale e culturale, che figurano spesso all’origine dei neopopulismi, si annoverano: crisi della rappresentanza, diminuzione della presenza dei partiti all’interno della società vs. crescente presenza degli stessi nelle istituzioni (Massari 2004), crescente disaffezione verso élite e contenuti delle policies; polarizzazione e disintermediazione sociale (Ellner, Hellinger 2004; Anselmi 2017); reazioni (Backlash) di stampo culturale (Norris, Inglehart 2016). A fronte di tale scenario, nella seconda parte di questo contributo ci si sofferma sulle riflessioni che Max Weber riserva al tema della leadership politica. Pur in presenza di elementi controversi in merito al rapporto tra carisma e democrazia – connessi alle preoccupazioni dell’autore verso la crisi di legittimità delle istituzioni della democrazia parlamentare, le possibili degenerazioni dell’organizzazione burocratica e i problemi connessi alla società capitalista –, tali considerazioni forniscono tuttora interessanti suggestioni. Ciò si declina sia nel richiamo alle qualità “sommamente decisive per l’uomo politico” (passione, senso di responsabilità, lungimiranza), che ne evidenziano la “vocazione” per la politica – qualità raramente rinvenibili nei leader contemporanei –, sia nel tentativo di recuperare la componente emozionale nell’agire sociale e politico ma al fine di indirizzarla – anche nel caso della “democrazia plebiscitaria” – verso una soluzione extra-autoritaria (Marchetti 2018).
'Passione, senso di responsabilità, lungimiranza': la lezione weberiana sulla leadership politica nell’epoca della semplificazione populista / Antonini, Erica. - (2021), pp. 137-151.
'Passione, senso di responsabilità, lungimiranza': la lezione weberiana sulla leadership politica nell’epoca della semplificazione populista
Erica Antonini
2021
Abstract
Scriveva Max Weber negli anni 1918-1919 che “l’attuale situazione può esattamente definirsi ‘una dittatura fondata sullo sfruttamento della natura sentimentale delle masse’” (Weber 1919, trad. it.: 89). Il pericolo della democrazia di massa risiedeva, infatti, per l’autore, “nella possibilità di una forte prevalenza di elementi emotivi nella politica”, essendo la massa “sempre esposta agli influssi puramente emozionali e irrazionali del momento” (Weber 1918, trad. it.: 117). Ciò trova piena conferma in alcune tendenze proprie dei sistemi politici contemporanei, caratterizzati dalla crescente diffusione di movimenti populisti, che sfruttano la crisi della democrazia, di cui costituiscono chiari sintomi, pur rappresentandosi in termini di “rimedi” alle più evidenti criticità della democrazia stessa (Ionescu, Gellner 1969; Canovan 1981; Taggart 2000; Mény, Surel 2000; Taguieff 2006; Laclau 2008). Molti di essi sono caratterizzati dalla presenza di alcuni tratti idealtipici, quali: appello a una comunità-popolo omogenea – che si percepisce come detentrice esclusiva della sovranità popolare ed esprime un atteggiamento anti-establishment (Mudde 2004); forte semplificazione del discorso politico, basato su retoriche di respiro manicheista del “noi versus loro”, su verità “emotive” piuttosto che su “verità di fatto” (Arendt 1971) e su logiche del complotto; elogio del “nuovo” e dell’“uomo comune” (con relativo disprezzo per formazione, esperienza ed intermediazione), sostituzione dell’ideologia con l’exemplum biografico della storia di vita; costruzione emotiva e im-mediata dell’appartenenza tra leader carismatico ed elettori (Müller 2017; Revelli 2017). Ne deriva soprattutto l’esasperazione del senso del confine e del conflitto, con uno slittamento dalla tradizionale dialettica orizzontale tra culture politiche diverse, proprie di attori situati su un piano di eguaglianza (di rango) (es: coppia destra-sinistra) a una contrapposizione verticale (logica alto-basso) tra l’unità del popolo “vero” nella sua purezza originaria e una qualche entità che si pone, indebitamente, al di sopra o al di sotto di esso. In ultima analisi, ciò genera tendenze alla delegittimazione dell’avversario e alla riduzione del pluralismo politico (Müller 2017). Tra le principali dinamiche di respiro politico, sociale e culturale, che figurano spesso all’origine dei neopopulismi, si annoverano: crisi della rappresentanza, diminuzione della presenza dei partiti all’interno della società vs. crescente presenza degli stessi nelle istituzioni (Massari 2004), crescente disaffezione verso élite e contenuti delle policies; polarizzazione e disintermediazione sociale (Ellner, Hellinger 2004; Anselmi 2017); reazioni (Backlash) di stampo culturale (Norris, Inglehart 2016). A fronte di tale scenario, nella seconda parte di questo contributo ci si sofferma sulle riflessioni che Max Weber riserva al tema della leadership politica. Pur in presenza di elementi controversi in merito al rapporto tra carisma e democrazia – connessi alle preoccupazioni dell’autore verso la crisi di legittimità delle istituzioni della democrazia parlamentare, le possibili degenerazioni dell’organizzazione burocratica e i problemi connessi alla società capitalista –, tali considerazioni forniscono tuttora interessanti suggestioni. Ciò si declina sia nel richiamo alle qualità “sommamente decisive per l’uomo politico” (passione, senso di responsabilità, lungimiranza), che ne evidenziano la “vocazione” per la politica – qualità raramente rinvenibili nei leader contemporanei –, sia nel tentativo di recuperare la componente emozionale nell’agire sociale e politico ma al fine di indirizzarla – anche nel caso della “democrazia plebiscitaria” – verso una soluzione extra-autoritaria (Marchetti 2018).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.