“Dopo” i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945, in cui l’utilizzo della bomba a fis- sione nucleare fu intenzionalmente distruttivo, il panorama storico, politico, sociale e culturale è radicalmente, ovvero epocalmente, cambiato. Ma un filo rosso lega il dopoguerra all’oggi: una matrice comune di inquietudine e un simile asse interrogativo sembrano rinascere. Che cosa si deve pensare della catastrofe nucleare “dopo” Hiroshima e Nagasaki? Che cosa resta di quella che dai contemporanei fu definita un’“apocalissi”? Inoltre, che dire dell’uti- lizzo civile del nucleare? Cosa rimane di Chernobyl e del “dopo” Chernobyl, di quell’inciden- te del 1986 che or mai è quasi solo un ricordo sinistro? Come comprendere il disastro di Fukushima del 2011, ancora più problematico perché sviluppatosi in una centrale nucleare ma generato da due catastrofi naturali, un terremoto e uno tsunami ? Tali nomi e luoghi, legati in modo esplicito o implicito al “nucleare”, sono da intendersi come dei momenti storici essenziali in cui i confini tra uomo e natura, tra natura e tecnica, tra ricerca e responsabilità, sono messi a nudo e di fronte ai quali gli uomini, e gli intellettuali in primis, sono chiamati a ripensare radicalmente, differentemente, i loro contenuti e confini. Questo è dunque l’obiettivo del libro qui presentato: tentare di dare “intelligibilità” a quella materia incande- scente, così come alle incongruenze, alle aporie e perfino ai limiti delle catastrofi stigmatizzate, direttamente o indirettamente, dal “nucleare”.
Introduzione / Ombrosi, Orietta. - (2020), pp. 9-14. - JASPERSIANA.
Introduzione
orietta ombrosi
2020
Abstract
“Dopo” i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945, in cui l’utilizzo della bomba a fis- sione nucleare fu intenzionalmente distruttivo, il panorama storico, politico, sociale e culturale è radicalmente, ovvero epocalmente, cambiato. Ma un filo rosso lega il dopoguerra all’oggi: una matrice comune di inquietudine e un simile asse interrogativo sembrano rinascere. Che cosa si deve pensare della catastrofe nucleare “dopo” Hiroshima e Nagasaki? Che cosa resta di quella che dai contemporanei fu definita un’“apocalissi”? Inoltre, che dire dell’uti- lizzo civile del nucleare? Cosa rimane di Chernobyl e del “dopo” Chernobyl, di quell’inciden- te del 1986 che or mai è quasi solo un ricordo sinistro? Come comprendere il disastro di Fukushima del 2011, ancora più problematico perché sviluppatosi in una centrale nucleare ma generato da due catastrofi naturali, un terremoto e uno tsunami ? Tali nomi e luoghi, legati in modo esplicito o implicito al “nucleare”, sono da intendersi come dei momenti storici essenziali in cui i confini tra uomo e natura, tra natura e tecnica, tra ricerca e responsabilità, sono messi a nudo e di fronte ai quali gli uomini, e gli intellettuali in primis, sono chiamati a ripensare radicalmente, differentemente, i loro contenuti e confini. Questo è dunque l’obiettivo del libro qui presentato: tentare di dare “intelligibilità” a quella materia incande- scente, così come alle incongruenze, alle aporie e perfino ai limiti delle catastrofi stigmatizzate, direttamente o indirettamente, dal “nucleare”.File | Dimensione | Formato | |
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