Il contributo evidenzia una ispirazione critica volta a sottolineare lo specifico del fenomeno pandemico e della sua rappresentazione sensibile nell’animo di chi a vario titolo ne è stato coinvolto, ponendo in luce come l’irriducibilità di tale fenomeno a stati mentali simili a quelli evocati del modello delle nevrosi di guerra dipende dalla assenza di un elemento qualificante di tali nevrosi: quello del terrore incredulo che alimenta i sentimenti di umiliazione suscitati in modo specifico dall’esperienza della guerra. Negli stati di pandemia e in quelli coincidenti con certe catastrofi naturali, il dolore, il dramma e spesso le tragedie luttuose possono assumere cifre di emergenza senza uguali del genere, certamente prorompenti rispetto ai ritmi di una quotidianità che la sociologia è avvezza a descrivere nei termini di uno «stato del sociale», di una «condizione della vita collettiva», di tipo «ordinario». Il quadro delineato trova supporto nell’analisi di materiale empirico derivante da una survey svolta in periodo pandemico. Nel dettaglio, le risposte che gli intervistati hanno fornito al riguardo del loro stato d’animo, nell’emergenza pandemica, sembra in effetti confermare i distinguo di ordine filologico-interpretativo descritti. Al riguardo, sebbene si denoti, comprensibilmente, una manifesta propensione a vivere stati d’animo negativi, si evidenzia come i sentimenti più devastanti, tipici di situazioni di guerra, non siano certamente tra i più diffusi. Pertanto si può certamente confermare quanto espresso circa il fatto che la situazione pandemica vissuta e le annesse conseguenze, pur attivando stati d’animo di tipo avverso, non sfociano in sentimenti di drammaticità estrema, come quelli che insorgono in concomitanza di eventi bellici.
Angoscia e identità di immagine. Differenza fra guerra e pandemia / Bonolis, Maurizio; Gianturco, Giovanna; Sonzogni, Barbara. - (2020), pp. 169-180.
Angoscia e identità di immagine. Differenza fra guerra e pandemia
Bonolis Maurizio
;Gianturco Giovanna
;Sonzogni Barbara
2020
Abstract
Il contributo evidenzia una ispirazione critica volta a sottolineare lo specifico del fenomeno pandemico e della sua rappresentazione sensibile nell’animo di chi a vario titolo ne è stato coinvolto, ponendo in luce come l’irriducibilità di tale fenomeno a stati mentali simili a quelli evocati del modello delle nevrosi di guerra dipende dalla assenza di un elemento qualificante di tali nevrosi: quello del terrore incredulo che alimenta i sentimenti di umiliazione suscitati in modo specifico dall’esperienza della guerra. Negli stati di pandemia e in quelli coincidenti con certe catastrofi naturali, il dolore, il dramma e spesso le tragedie luttuose possono assumere cifre di emergenza senza uguali del genere, certamente prorompenti rispetto ai ritmi di una quotidianità che la sociologia è avvezza a descrivere nei termini di uno «stato del sociale», di una «condizione della vita collettiva», di tipo «ordinario». Il quadro delineato trova supporto nell’analisi di materiale empirico derivante da una survey svolta in periodo pandemico. Nel dettaglio, le risposte che gli intervistati hanno fornito al riguardo del loro stato d’animo, nell’emergenza pandemica, sembra in effetti confermare i distinguo di ordine filologico-interpretativo descritti. Al riguardo, sebbene si denoti, comprensibilmente, una manifesta propensione a vivere stati d’animo negativi, si evidenzia come i sentimenti più devastanti, tipici di situazioni di guerra, non siano certamente tra i più diffusi. Pertanto si può certamente confermare quanto espresso circa il fatto che la situazione pandemica vissuta e le annesse conseguenze, pur attivando stati d’animo di tipo avverso, non sfociano in sentimenti di drammaticità estrema, come quelli che insorgono in concomitanza di eventi bellici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.