Il recente caso del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea dopo più di quarant’anni di impegno comunitario, la cosiddetta Brexit, ha fatto riaffiorare di colpo numerosi stereotipi e luoghi comuni circa la natura dell’impegno del Regno Unito nel progetto di integrazione europea. In molti di recente, tra cui il professore e presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie Tiberio Graziani, hanno fatto riferimento al paese come ad un ‘corpo estraneo’ nell’ambito del progetto d’integrazione europea , sottolineando come nel corso del tempo le relazioni siano state improntate al reciproco sospetto, ad un’ambiguità latente, e ad una costante e ineluttabile sensazione di ‘distacco’ e di ‘isolamento’ britannico rispetto all’evoluzione del progetto comunitario. L’intento del presente lavoro non è quello di confutare tali luoghi comuni, ma di offrire uno studio approfondito e una lettura possibilmente alternativa delle relazioni Regno Unito-Europa, concentrando la nostra attenzione sulle origini dell’impegno comunitario della Gran Bretagna, ossia sugli avvenimenti dei primi anni Settanta, periodo in cui, dopo oltre un decennio di complessi negoziati, la Gran Bretagna riuscì finalmente a divenire membro della CEE. Cercheremo di dimostrare, attraverso l’analisi di documenti, testimonianze, fonti di vario genere, tanto primarie, reperite per lo più ai ‘National Archives’ di Londra, quanto secondarie, di cui di particolare rilevanza si sono rivelati i testi sugli sviluppi della distensione e del processo d’integrazione europea di studiosi quali Ilaria Poggiolini, Geir Lundestad e Jeremi Suri, che l’ingresso britannico in Europa non fu una scelta derivante semplicemente da motivi di ‘necessità’, in ossequio al luogo comune del ‘malato d’Europa’ che aveva bisogno di legarsi disperatamente alla veloce locomotiva comunitaria. Lo studio qui condotto ha fatto invece emergere l’esistenza di un vero progetto europeo perseguito con grande determinazione e partecipazione da parte del Regno Unito, che mirava alla costruzione della cosiddetta ‘Seconda Europa’, di cui il contributo britannico sarebbe stato elemento fondamentale sotto svariati punti di vista.
La Gran Bretagna in Europa (1970-75) / Volpe, Andrea. - (2018).
La Gran Bretagna in Europa (1970-75)
Volpe Andrea
2018
Abstract
Il recente caso del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea dopo più di quarant’anni di impegno comunitario, la cosiddetta Brexit, ha fatto riaffiorare di colpo numerosi stereotipi e luoghi comuni circa la natura dell’impegno del Regno Unito nel progetto di integrazione europea. In molti di recente, tra cui il professore e presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie Tiberio Graziani, hanno fatto riferimento al paese come ad un ‘corpo estraneo’ nell’ambito del progetto d’integrazione europea , sottolineando come nel corso del tempo le relazioni siano state improntate al reciproco sospetto, ad un’ambiguità latente, e ad una costante e ineluttabile sensazione di ‘distacco’ e di ‘isolamento’ britannico rispetto all’evoluzione del progetto comunitario. L’intento del presente lavoro non è quello di confutare tali luoghi comuni, ma di offrire uno studio approfondito e una lettura possibilmente alternativa delle relazioni Regno Unito-Europa, concentrando la nostra attenzione sulle origini dell’impegno comunitario della Gran Bretagna, ossia sugli avvenimenti dei primi anni Settanta, periodo in cui, dopo oltre un decennio di complessi negoziati, la Gran Bretagna riuscì finalmente a divenire membro della CEE. Cercheremo di dimostrare, attraverso l’analisi di documenti, testimonianze, fonti di vario genere, tanto primarie, reperite per lo più ai ‘National Archives’ di Londra, quanto secondarie, di cui di particolare rilevanza si sono rivelati i testi sugli sviluppi della distensione e del processo d’integrazione europea di studiosi quali Ilaria Poggiolini, Geir Lundestad e Jeremi Suri, che l’ingresso britannico in Europa non fu una scelta derivante semplicemente da motivi di ‘necessità’, in ossequio al luogo comune del ‘malato d’Europa’ che aveva bisogno di legarsi disperatamente alla veloce locomotiva comunitaria. Lo studio qui condotto ha fatto invece emergere l’esistenza di un vero progetto europeo perseguito con grande determinazione e partecipazione da parte del Regno Unito, che mirava alla costruzione della cosiddetta ‘Seconda Europa’, di cui il contributo britannico sarebbe stato elemento fondamentale sotto svariati punti di vista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.