Il volume affronta per la prima volta uno studio organico sulla produzione scrittoria del conte Luigi Filippo Tibertelli (1896-1956), in arte Filippo de Pisis. Nato a Ferrara in una famiglia appartenente all’aristocrazia cattolica, il conte Tibertelli è da sempre ritenuto uno dei più importanti pittori di inizio secolo, ben noto come tale sia ai contemporanei che ai posteri, stimato e variamente apprezzato da pubblico e critica. Artista eclettico e raffinato, fu un accanito collezionista di preziosi cimeli e bibelots, un precoce miniaturista, un curioso entomologo, un attento botanico, un fine critico, un grande esperto della storia e dell’arte ferrarese del XVI e del XVII secolo e, dagli anni Venti, anche un costumista teatrale; tuttavia, più di ogni altra cosa, egli considerava sé stesso uno scrittore, senza però mai ricevere in tal senso i riconoscimenti desiderati, al di là di qualche sporadico seppur blasonato consenso. L’indagine mira ad analizzare e a contestualizzare gli scritti del ferrarese all’interno del loro tempo, tracciando dapprima un profilo dell’autore, per arrivare infine a individuare le cause del mancato successo letterario (su tutte, la sua città natale, la sua omosessualità, il grande successo della stessa produzione pittorica che ha contribuito ad offuscare la produzione scrittoria, e soprattutto, il suo essere sempre in limine, ovvero mai totalmente aderente a nessun gruppo o movimento, politico, artistico, letterario). Il primo capitolo tratta della formazione giovanile di de Pisis nella sua città d’origine, Ferrara, per comprendere quali siano stati i primi influssi culturali ricevuti e a quali fonti e a quali modelli l’artista si sia inizialmente ispirato; particolare attenzione è data all’incontro con i fratelli de Chirico nel 1916 e all’ambiguo sodalizio che porterà alla nascita della Metafisica. Il secondo capitolo si rivolge allo studio del contesto culturale europeo entro cui si inserisce la produzione scritta depisisiana; vengono pertanto analizzati i contatti con gli esponenti delle Avanguardie storiche e il rapporto che il conte Tibertelli ebbe con i vari Movimenti del tempo (in particolare, l’incontro-scontro con Futurismo e Dadaismo, l’apporto fornito alla nascita della Metafisica e, infine, le anticipazioni di alcuni temi propri del Surrealismo). Il terzo capitolo è dedicato all’analisi puntuale degli scritti editi in vita, composti da de Pisis a Ferrara tra il 1916 e il 1920. Il quarto capitolo riguarda l’abbandono della patria e l’inizio delle peregrinazioni tra alcune capitali europee o altre città italiane, come Roma, Assisi, Parigi, Londra e Venezia, approdando infine all’interno dell’ospedale psichiatrico di Brugherio, ove de Pisis si spegnerà nel 1956. Per trattare questo capitolo, sono stati scelti e presi in esame alcuni diari o scritti significativi, editi postumi dalla nipote Bona de Pisis e da Sandro Zanotto, allo scopo di delineare quanto più possibile il rapporto dello scrittore con le varie città in cui si trova ad operare dagli anni Venti in poi. La monografia chiude su Ferrara, con un ultimo sguardo alla città da cui tutto ha inizio, ovvero l’amata odiata patria dello scrittore-pittore.
La poetica della meraviglia. Filippo de Pisis scrittore / Carcione, Miriam. - (2021), pp. 1-272.
La poetica della meraviglia. Filippo de Pisis scrittore
Miriam Carcione
2021
Abstract
Il volume affronta per la prima volta uno studio organico sulla produzione scrittoria del conte Luigi Filippo Tibertelli (1896-1956), in arte Filippo de Pisis. Nato a Ferrara in una famiglia appartenente all’aristocrazia cattolica, il conte Tibertelli è da sempre ritenuto uno dei più importanti pittori di inizio secolo, ben noto come tale sia ai contemporanei che ai posteri, stimato e variamente apprezzato da pubblico e critica. Artista eclettico e raffinato, fu un accanito collezionista di preziosi cimeli e bibelots, un precoce miniaturista, un curioso entomologo, un attento botanico, un fine critico, un grande esperto della storia e dell’arte ferrarese del XVI e del XVII secolo e, dagli anni Venti, anche un costumista teatrale; tuttavia, più di ogni altra cosa, egli considerava sé stesso uno scrittore, senza però mai ricevere in tal senso i riconoscimenti desiderati, al di là di qualche sporadico seppur blasonato consenso. L’indagine mira ad analizzare e a contestualizzare gli scritti del ferrarese all’interno del loro tempo, tracciando dapprima un profilo dell’autore, per arrivare infine a individuare le cause del mancato successo letterario (su tutte, la sua città natale, la sua omosessualità, il grande successo della stessa produzione pittorica che ha contribuito ad offuscare la produzione scrittoria, e soprattutto, il suo essere sempre in limine, ovvero mai totalmente aderente a nessun gruppo o movimento, politico, artistico, letterario). Il primo capitolo tratta della formazione giovanile di de Pisis nella sua città d’origine, Ferrara, per comprendere quali siano stati i primi influssi culturali ricevuti e a quali fonti e a quali modelli l’artista si sia inizialmente ispirato; particolare attenzione è data all’incontro con i fratelli de Chirico nel 1916 e all’ambiguo sodalizio che porterà alla nascita della Metafisica. Il secondo capitolo si rivolge allo studio del contesto culturale europeo entro cui si inserisce la produzione scritta depisisiana; vengono pertanto analizzati i contatti con gli esponenti delle Avanguardie storiche e il rapporto che il conte Tibertelli ebbe con i vari Movimenti del tempo (in particolare, l’incontro-scontro con Futurismo e Dadaismo, l’apporto fornito alla nascita della Metafisica e, infine, le anticipazioni di alcuni temi propri del Surrealismo). Il terzo capitolo è dedicato all’analisi puntuale degli scritti editi in vita, composti da de Pisis a Ferrara tra il 1916 e il 1920. Il quarto capitolo riguarda l’abbandono della patria e l’inizio delle peregrinazioni tra alcune capitali europee o altre città italiane, come Roma, Assisi, Parigi, Londra e Venezia, approdando infine all’interno dell’ospedale psichiatrico di Brugherio, ove de Pisis si spegnerà nel 1956. Per trattare questo capitolo, sono stati scelti e presi in esame alcuni diari o scritti significativi, editi postumi dalla nipote Bona de Pisis e da Sandro Zanotto, allo scopo di delineare quanto più possibile il rapporto dello scrittore con le varie città in cui si trova ad operare dagli anni Venti in poi. La monografia chiude su Ferrara, con un ultimo sguardo alla città da cui tutto ha inizio, ovvero l’amata odiata patria dello scrittore-pittore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.