Il volume raccoglie i contributi di un’indagine comparata realizzata nell’ambito della ricerca finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica su «La riforma della legislazione penale complementare», e condotta nel suo nucleo da un gruppo di penalisti che opera presso le università di Macerata (che ha il coordinamento nazionale), Bologna e Teramo, ma arricchita degli apporti di altri studiosi e ricercatori di diverse sedi.Il costante oblio del rapporto che unisce la riforma del codice a quella della legislazione penale complementare emergeva dalla persuasione implicita di poter solo aggiornare il codice Rocco (le sue ‘norme’), senza intaccare più di tanto le realtà extracodicistiche che lo hanno decostruito (il ruolo della giurisprudenza creatrice e la legislazione speciale: il diritto come ‘decisione’ e come ‘istituzione’): sia il progetto Pagliaro del 1992 e sia da ultimo (almeno sino ad allora) la Relazione della Commissione Grosso, hanno operato nel tentativo, peraltro in entrambi i casi encomiabile e meritevole di ogni appoggio critico-costruttivo, di redigere un nuovo codice penale pensato “a prescindere” da un «modello» di diritto penale complementare, la cui realtà caotica a antisistematica la si voleva solo contenere con norme di coordinamento peraltro di incerta gestione futura.Per sconfiggere la decodificazione (fenomeno delle istituzioni) basta dunque riformare il solo codice penale (come prodotto normativo)? O non è invece indispensabile ripensare dall’inizio il rapporto fra codice e leggi speciali, fra il modello codice e l’operatività concreta dell’ordinamento e dei suoi sottosistemi? Che senso ha, o come atteggiarsi a rivedere ciò che la storia ha messo in crisi – il modello ‘codice’ come stella e centro del sistema – quando non si sa neppure se nuovi soli continueranno a nascere anche dopo, come o più di prima?Ecco, da questi semplici interrogativi è sorta la radice politica della presente ricercaQuale primo risultato di tali indagini, viene qui presentata una raccolta di analisi di diritto comparato. La scelta dei Paesi non è stata casuale, perché si è deciso di approfondire l’esperienza del rapporto fra codice penale e leggi speciali in ordinamenti tanto vicini (culturalmente o geograficamente) quanto ben differenziati dal nostro su questo specifico problema. Germania, Francia, Spagna e Portogallo, oltre alla Croazia e ai modelli degli ordinamenti ex socialisti ora “in transizione”, offrono al riguardo esperienze tutte diversissime fra loro, di sorprendente interesse conoscitivo, come il lettore potrà cogliere leggendo i contributi qui raccolti, preceduti da due saggi introduttivi di sintesi e anche di valutazioni politico-criminali.Se ne desumono acquisizioni di scienza della legislazione in senso stretto, come si è cercato di evidenziare nel primo saggio introduttivo alla raccolta.
La riforma della legislazione penale complementare. Studi di diritto comparato / Donini, Massimo. - (2000), pp. XVIII-246.
La riforma della legislazione penale complementare. Studi di diritto comparato
DONINI, Massimo
2000
Abstract
Il volume raccoglie i contributi di un’indagine comparata realizzata nell’ambito della ricerca finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica su «La riforma della legislazione penale complementare», e condotta nel suo nucleo da un gruppo di penalisti che opera presso le università di Macerata (che ha il coordinamento nazionale), Bologna e Teramo, ma arricchita degli apporti di altri studiosi e ricercatori di diverse sedi.Il costante oblio del rapporto che unisce la riforma del codice a quella della legislazione penale complementare emergeva dalla persuasione implicita di poter solo aggiornare il codice Rocco (le sue ‘norme’), senza intaccare più di tanto le realtà extracodicistiche che lo hanno decostruito (il ruolo della giurisprudenza creatrice e la legislazione speciale: il diritto come ‘decisione’ e come ‘istituzione’): sia il progetto Pagliaro del 1992 e sia da ultimo (almeno sino ad allora) la Relazione della Commissione Grosso, hanno operato nel tentativo, peraltro in entrambi i casi encomiabile e meritevole di ogni appoggio critico-costruttivo, di redigere un nuovo codice penale pensato “a prescindere” da un «modello» di diritto penale complementare, la cui realtà caotica a antisistematica la si voleva solo contenere con norme di coordinamento peraltro di incerta gestione futura.Per sconfiggere la decodificazione (fenomeno delle istituzioni) basta dunque riformare il solo codice penale (come prodotto normativo)? O non è invece indispensabile ripensare dall’inizio il rapporto fra codice e leggi speciali, fra il modello codice e l’operatività concreta dell’ordinamento e dei suoi sottosistemi? Che senso ha, o come atteggiarsi a rivedere ciò che la storia ha messo in crisi – il modello ‘codice’ come stella e centro del sistema – quando non si sa neppure se nuovi soli continueranno a nascere anche dopo, come o più di prima?Ecco, da questi semplici interrogativi è sorta la radice politica della presente ricercaQuale primo risultato di tali indagini, viene qui presentata una raccolta di analisi di diritto comparato. La scelta dei Paesi non è stata casuale, perché si è deciso di approfondire l’esperienza del rapporto fra codice penale e leggi speciali in ordinamenti tanto vicini (culturalmente o geograficamente) quanto ben differenziati dal nostro su questo specifico problema. Germania, Francia, Spagna e Portogallo, oltre alla Croazia e ai modelli degli ordinamenti ex socialisti ora “in transizione”, offrono al riguardo esperienze tutte diversissime fra loro, di sorprendente interesse conoscitivo, come il lettore potrà cogliere leggendo i contributi qui raccolti, preceduti da due saggi introduttivi di sintesi e anche di valutazioni politico-criminali.Se ne desumono acquisizioni di scienza della legislazione in senso stretto, come si è cercato di evidenziare nel primo saggio introduttivo alla raccolta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.