Il ragionamento che segue è basato su una costatazione di fatto dalla quale consegue un’ipotesi di lavoro finalizzata a mettere a punto un progetto di futuro per il Paese e si conclude con la presentazione di una ricerca in corso di completamento: una sperimentazione sul campo che riguarda il territorio storico della bassa valle del fiume Nera tra la Cascata delle Marmore e Orte . La costatazione si riferisce la specificità del nostro territorio abitato: è sufficiente osservare l’Italia dall’alto per comprendere come il sistema reticolare del costruito sia caratterizzato da una forte polverizzazione. Gli insediamenti di differente dimensione e natura, ove la conformazione morfologica lo consente, spesso anche nelle situazioni più impervie, si dispongono con sorprendente continuità. Questo fenomeno di diffusione che si è intensificato notevolmente a partire dal secondo dopoguerra ridisegnando le vaste pianure come territori dello sprawl, in realtà ha origini molto lontane. La capillarità con la quale dal medioevo in poi è stato abitato il territorio è testimoniata con efficacia dalla fotografia dell’Italia premoderna che conta un numero elevatissimo di centri, di differenti dimensioni e specie, che appunto oggi definiamo storici. Il nostro dunque è un Paese di paesi, accumunati dal valore significante e prevalente della permanenza, ragione per la quale occuparsi dei piccoli centri storici significa occuparsi dell’Italia reale, delle sue peculiarità, dei suoi valori, delle sue criticità. L’ipotesi di lavoro riguarda evidentemente la presa in carico della questione da parte del progetto, finalmente se ne comincia a parlare e qualcosa si muove, segnali confortanti di attenzione giungono da più parti. Non solo sul fronte della divulgazione mediatica tutta centrata sul borgo pittoresco come meta di un turismo che si presume lento, intelligente e colto, anche se non più alternativo. Non solo su quello simmetrico e opposto della copianificazione urbanistica, dei patti territoriali, dei piani di sviluppo rurale, dei piani paesistici onnicoprenti. Il Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2018 , con tutti i limiti che ho già sottolineato in altra sede, ha contribuito a far emergere una progettualità che, nelle diverse declinazioni, dalla Valtellina al Cuneese, dalla Sardegna all’Irpinia alla Sicilia, nel suo insieme mostra cosa si è fatto e cosa è possibile fare in contesti sensibili e fragili. Il lavoro costante che sta svolgendo la SNAI, forse ancora troppo lontano da un’integrazione opportuna e necessaria con il progetto di architettura e di paesaggio è un altro contributo rilevantissimo. Così come lo sono le ricerche e le sperimentazioni accademiche – com’è quella che presento –, spesso calate in contesti concreti seppure non sempre immediatamente spendibili sul piano operativo. È evidente insomma che da più parti giungono identiche sollecitazioni: il tema principale allora diventa cosa fare e come farlo, delineando strategie mirate e misurate, adattive ed efficaci.
Progettare i piccoli centri. Il caso della bassa valle del Nera / Toppetti, Fabrizio. - (2020), pp. 273-289.
Progettare i piccoli centri. Il caso della bassa valle del Nera
Fabrizio Toppetti
2020
Abstract
Il ragionamento che segue è basato su una costatazione di fatto dalla quale consegue un’ipotesi di lavoro finalizzata a mettere a punto un progetto di futuro per il Paese e si conclude con la presentazione di una ricerca in corso di completamento: una sperimentazione sul campo che riguarda il territorio storico della bassa valle del fiume Nera tra la Cascata delle Marmore e Orte . La costatazione si riferisce la specificità del nostro territorio abitato: è sufficiente osservare l’Italia dall’alto per comprendere come il sistema reticolare del costruito sia caratterizzato da una forte polverizzazione. Gli insediamenti di differente dimensione e natura, ove la conformazione morfologica lo consente, spesso anche nelle situazioni più impervie, si dispongono con sorprendente continuità. Questo fenomeno di diffusione che si è intensificato notevolmente a partire dal secondo dopoguerra ridisegnando le vaste pianure come territori dello sprawl, in realtà ha origini molto lontane. La capillarità con la quale dal medioevo in poi è stato abitato il territorio è testimoniata con efficacia dalla fotografia dell’Italia premoderna che conta un numero elevatissimo di centri, di differenti dimensioni e specie, che appunto oggi definiamo storici. Il nostro dunque è un Paese di paesi, accumunati dal valore significante e prevalente della permanenza, ragione per la quale occuparsi dei piccoli centri storici significa occuparsi dell’Italia reale, delle sue peculiarità, dei suoi valori, delle sue criticità. L’ipotesi di lavoro riguarda evidentemente la presa in carico della questione da parte del progetto, finalmente se ne comincia a parlare e qualcosa si muove, segnali confortanti di attenzione giungono da più parti. Non solo sul fronte della divulgazione mediatica tutta centrata sul borgo pittoresco come meta di un turismo che si presume lento, intelligente e colto, anche se non più alternativo. Non solo su quello simmetrico e opposto della copianificazione urbanistica, dei patti territoriali, dei piani di sviluppo rurale, dei piani paesistici onnicoprenti. Il Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2018 , con tutti i limiti che ho già sottolineato in altra sede, ha contribuito a far emergere una progettualità che, nelle diverse declinazioni, dalla Valtellina al Cuneese, dalla Sardegna all’Irpinia alla Sicilia, nel suo insieme mostra cosa si è fatto e cosa è possibile fare in contesti sensibili e fragili. Il lavoro costante che sta svolgendo la SNAI, forse ancora troppo lontano da un’integrazione opportuna e necessaria con il progetto di architettura e di paesaggio è un altro contributo rilevantissimo. Così come lo sono le ricerche e le sperimentazioni accademiche – com’è quella che presento –, spesso calate in contesti concreti seppure non sempre immediatamente spendibili sul piano operativo. È evidente insomma che da più parti giungono identiche sollecitazioni: il tema principale allora diventa cosa fare e come farlo, delineando strategie mirate e misurate, adattive ed efficaci.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.