Ho svolto una ricerca su sei famiglie romane. Il lavoro racconta la vita quotidiana di queste famiglie e le relazioni con gli altri protagonisti della rappresentazione (i pedoni, gli automobilisti, i vigili, i motociclisti) che si sviluppano nelle strade, nei parcheggi, alla fermata dell’autobus. L’esperimento prende spunto dall’idea di introdurre nelle abitudini familiari un cambiamento significativo, cioè la rinuncia volontaria all’automobile per un’intera settimana, per poter mettere a fuoco i cambiamenti che si innescano nella quotidianità a seconda del mezzo utilizzato per spostarsi. Attraverso lo studio delle strategie di mobilità adottate dai soggetti per sopravvivere al caos del traffico, si intende proporre – anche utilizzando il paradigma di Goffman – un’interpretazione più generale dei comportamenti urbani. Senza voler sminuire la cruciale importanza di interventi tesi a riorganizzare la struttura spaziale ed urbanistica della città, causa primaria del progressivo aggravarsi della patologia romana, si è voluto, con il presente lavoro, allargare l’ambito di riflessione alle componenti socioculturali della problematica. Il traffico regola la vita di ognuno e appare come un problema insostenibile, perciò le persone imparano a conviverci adottando un codice di comportamento spontaneo costituito da norme informali per orientarsi nella realtà urbana. Il traffico romano, pertanto, verrà osservato come comportamento collettivo, allo stesso tempo causa e risultato di valori ed orientamenti culturali emergenti all’interno della città; il problema della congestione urbana sembra essere difficilmente risolvibile senza intervenire direttamente su quest’aspetto del rapporto del cittadino col territorio urbano di riferimento. Lo studio intrapreso riguarda l’osservazione delle abitudini di sei nuclei famigliari (per un numero complessivo di 23 soggetti) dislocate in differenti zone della città di Roma: tre in zona centrale (Piramide, Trestevere A, Trastevere B), una in zona semiperiferica (Magliana) e due in zona periferica (Labaro, Casalotti). Si tratta di storie di vita centrate sul problema della mobilità con descrizioni dei movimenti della giornata per ogni soggetto, in riferimento ai seguenti nodi principali di mobilità: lavoro, spesa e servizi, tempo libero. L’ipotesi di partenza, quasi una sfida, è se una famiglia romana abituata ad utilizzare almeno un mezzo privato, riesca lo stesso, per una settimana, ad organizzare tutte le attività facendo a meno della propria automobile, o del proprio motorino. Il metodo utilizzato è stato l’osservazione partecipante per due settimane: nella prima si sono osservati tutti gli spostamentoi abituali dei soggetti con i mezzi privati; nella seconda le famiglie sono state osservate nelle loro strategie di adattamento all’uso del mezzo di trasporto pubblico, in seguito alla scelta volontaria di abbandonare l’uso dell’automobile. Seguendo come un’ombra i soggetti, utilizzando la tecnica di osservazione “shadowing”, siamo entrati in una relazione di complicità con loro. La reciprocità che caratterizza l’interazione che si stabilisce tra i due poli della ricerca ha consentito ad entrambi di avere un ruolo attivo nella costruzione del racconto e nel processo conoscitivo, in cui il diario di osservazione “etnografica” è sembrato il più efficace metodo di analisi della vita quotidiana dei soggetti indagati. Dallo studio effettuato emerge che alcuni comportamenti sono molto radicati nei soggetti osservati e che occorre mutare in primo luogo quelle abitudini urbane e quelle norme comportamentali diffuse che ostacolano profondamente la riuscita di qualunque politica di mobilità. Lavorare sulla cultura del traffico implica dunque in primo luogo, sensibilizzare il cittadino e diffondere nuove norme di comportamento in grado di innalzare il livello globale della vita.

La città: congestione e traffico / Cattaneo, Angela. - (2004), pp. 241-256.

La città: congestione e traffico

CATTANEO, Angela
2004

Abstract

Ho svolto una ricerca su sei famiglie romane. Il lavoro racconta la vita quotidiana di queste famiglie e le relazioni con gli altri protagonisti della rappresentazione (i pedoni, gli automobilisti, i vigili, i motociclisti) che si sviluppano nelle strade, nei parcheggi, alla fermata dell’autobus. L’esperimento prende spunto dall’idea di introdurre nelle abitudini familiari un cambiamento significativo, cioè la rinuncia volontaria all’automobile per un’intera settimana, per poter mettere a fuoco i cambiamenti che si innescano nella quotidianità a seconda del mezzo utilizzato per spostarsi. Attraverso lo studio delle strategie di mobilità adottate dai soggetti per sopravvivere al caos del traffico, si intende proporre – anche utilizzando il paradigma di Goffman – un’interpretazione più generale dei comportamenti urbani. Senza voler sminuire la cruciale importanza di interventi tesi a riorganizzare la struttura spaziale ed urbanistica della città, causa primaria del progressivo aggravarsi della patologia romana, si è voluto, con il presente lavoro, allargare l’ambito di riflessione alle componenti socioculturali della problematica. Il traffico regola la vita di ognuno e appare come un problema insostenibile, perciò le persone imparano a conviverci adottando un codice di comportamento spontaneo costituito da norme informali per orientarsi nella realtà urbana. Il traffico romano, pertanto, verrà osservato come comportamento collettivo, allo stesso tempo causa e risultato di valori ed orientamenti culturali emergenti all’interno della città; il problema della congestione urbana sembra essere difficilmente risolvibile senza intervenire direttamente su quest’aspetto del rapporto del cittadino col territorio urbano di riferimento. Lo studio intrapreso riguarda l’osservazione delle abitudini di sei nuclei famigliari (per un numero complessivo di 23 soggetti) dislocate in differenti zone della città di Roma: tre in zona centrale (Piramide, Trestevere A, Trastevere B), una in zona semiperiferica (Magliana) e due in zona periferica (Labaro, Casalotti). Si tratta di storie di vita centrate sul problema della mobilità con descrizioni dei movimenti della giornata per ogni soggetto, in riferimento ai seguenti nodi principali di mobilità: lavoro, spesa e servizi, tempo libero. L’ipotesi di partenza, quasi una sfida, è se una famiglia romana abituata ad utilizzare almeno un mezzo privato, riesca lo stesso, per una settimana, ad organizzare tutte le attività facendo a meno della propria automobile, o del proprio motorino. Il metodo utilizzato è stato l’osservazione partecipante per due settimane: nella prima si sono osservati tutti gli spostamentoi abituali dei soggetti con i mezzi privati; nella seconda le famiglie sono state osservate nelle loro strategie di adattamento all’uso del mezzo di trasporto pubblico, in seguito alla scelta volontaria di abbandonare l’uso dell’automobile. Seguendo come un’ombra i soggetti, utilizzando la tecnica di osservazione “shadowing”, siamo entrati in una relazione di complicità con loro. La reciprocità che caratterizza l’interazione che si stabilisce tra i due poli della ricerca ha consentito ad entrambi di avere un ruolo attivo nella costruzione del racconto e nel processo conoscitivo, in cui il diario di osservazione “etnografica” è sembrato il più efficace metodo di analisi della vita quotidiana dei soggetti indagati. Dallo studio effettuato emerge che alcuni comportamenti sono molto radicati nei soggetti osservati e che occorre mutare in primo luogo quelle abitudini urbane e quelle norme comportamentali diffuse che ostacolano profondamente la riuscita di qualunque politica di mobilità. Lavorare sulla cultura del traffico implica dunque in primo luogo, sensibilizzare il cittadino e diffondere nuove norme di comportamento in grado di innalzare il livello globale della vita.
2004
Città e scienze umane
9788820736460
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La città: congestione e traffico / Cattaneo, Angela. - (2004), pp. 241-256.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/147878
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