Parlando di consumi e alimentazione a Roma durante la seconda guerra mondiale il pensiero corre subito ai terribili mesi dell’occupazione nazi-fascista, seguiti all’8 settembre 1943, e poi alla presenza degli Alleati, dalla Liberazione della città il 4 giugno 1944 (anche se, nel farlo, non si può prescindere dal chiedersi cosa abbiano rappresentato i tre anni precedenti, dall’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, per la popolazione della capitale). Il saggio ripercorre dunque gli anni della guerra a Roma, fermandosi in particolare sull’articolazione della vita quotidiana successivamente all’8 settembre e, al suo interno, sul rapporto con il cibo, farcendosi accompagnare da una tipologia di fonte a lungo negletta, e oggi invece sempre più all’attenzione degli studiosi: quella attinente alle così dette “scritture non professionali”. Percorsi autobiografici “qualsiasi” - tratti sia da successivi sondaggi condotti nella documentazione conservata presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, sia dalla fitta produzione a stampa di eguale tenore, in molti casi ad opera di piccole case editrici o addirittura autoprodotta – per entrare in quest’ultima fase del secondo conflitto mondiale a Roma attraverso due parole chiave della guerra stessa, tra le più ricorrenti nelle scritture analizzate: paura e fame.
La città e la guerra: percorsi urbani a Roma 1943-1944 / Piccioni, Lidia. - (2020), pp. 27-50.
La città e la guerra: percorsi urbani a Roma 1943-1944
Piccioni, Lidia
2020
Abstract
Parlando di consumi e alimentazione a Roma durante la seconda guerra mondiale il pensiero corre subito ai terribili mesi dell’occupazione nazi-fascista, seguiti all’8 settembre 1943, e poi alla presenza degli Alleati, dalla Liberazione della città il 4 giugno 1944 (anche se, nel farlo, non si può prescindere dal chiedersi cosa abbiano rappresentato i tre anni precedenti, dall’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, per la popolazione della capitale). Il saggio ripercorre dunque gli anni della guerra a Roma, fermandosi in particolare sull’articolazione della vita quotidiana successivamente all’8 settembre e, al suo interno, sul rapporto con il cibo, farcendosi accompagnare da una tipologia di fonte a lungo negletta, e oggi invece sempre più all’attenzione degli studiosi: quella attinente alle così dette “scritture non professionali”. Percorsi autobiografici “qualsiasi” - tratti sia da successivi sondaggi condotti nella documentazione conservata presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, sia dalla fitta produzione a stampa di eguale tenore, in molti casi ad opera di piccole case editrici o addirittura autoprodotta – per entrare in quest’ultima fase del secondo conflitto mondiale a Roma attraverso due parole chiave della guerra stessa, tra le più ricorrenti nelle scritture analizzate: paura e fame.File | Dimensione | Formato | |
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