Nei primi anni ’30 del Novecento, e precisamente tra il 1931 e il 1933, si vedono nascere due importanti documenti programmatici che riportano, quasi, la medesima titolazione: la cosiddetta “Carta di Atene” e la “La Carta d’Atene”. Se la prima costituisce a tutti gli effetti la ratifica internazionale dei principi teorici giovannoniani in tema di restauro dei monumenti, l’altra si può considerare il manifesto più importante del Movimento Moderno. Tra i 95 punti della Carta nata dal dibattito in seno al 4° dei Congrès Internationaux d’Architecture Moderne (tra i cui fondatori è doveroso ricordare Le Corbusier e Giedion, ma che tra i numerosi membri del gruppo conta anche Pierre Vago), un posto importante nella discussione è dato al “patrimonio storico delle città”. A tale riguardo il testo francese fa riferimento ai “valori architettonici” dei “nuclei urbani” da salvaguardare, temi che, seppur non affrontati in maniera diretta nella “Carta di Atene” del ’31, rientrano pienamente nel dibattito strutturato proprio in quegli stessi anni da Giovannoni intorno alla tutela dei “vecchi centri” e all’incontro fra “vecchie città ed edilizia nuova”. È possibile che Giovannoni non fosse veramente e completamente “sordo”, come sosteneva Bruno Zevi, ai concetti lecorbusieriani. Tuttavia è anche possibile che il pensiero giovannoniano possa essere stato recepito dall’architetto svizzero nella riorganizzazione del testo del CIAM per la pubblicazione della Carta nel 1942, e nella sua successiva ristampa del 1957; una sistematizzazione da leggere anche alla luce della Charte de l’architecte-reconstructeur pubblicata a Parigi nel 1941 e redatta dal Commisariat à la Recontruction Immobilère per fornire ai tecnici francesi gli indirizzi per una corretta riedificazione post-bellica delle città. Le esperienze di Firenze, Arles, Tarascona, Varsavia costituiscono punti di confronto per la comprensione dei diversi approcci concettuali alla tutela dell’ambiente urbano, ma rappresentano anche esempi dai quali ripartire per discutere nell’attualità della ricostruzione dei centri italiani colpiti dal sisma.
La tutela dell'ambiente attraverso le 'Carte'. Documenti programmatici e problemi di ricostruzione nel secondo dopoguerra: esperienze a confronto / Vitiello, Maria. - (2020), pp. 127-136.
La tutela dell'ambiente attraverso le 'Carte'. Documenti programmatici e problemi di ricostruzione nel secondo dopoguerra: esperienze a confronto
Vitiello, Maria
2020
Abstract
Nei primi anni ’30 del Novecento, e precisamente tra il 1931 e il 1933, si vedono nascere due importanti documenti programmatici che riportano, quasi, la medesima titolazione: la cosiddetta “Carta di Atene” e la “La Carta d’Atene”. Se la prima costituisce a tutti gli effetti la ratifica internazionale dei principi teorici giovannoniani in tema di restauro dei monumenti, l’altra si può considerare il manifesto più importante del Movimento Moderno. Tra i 95 punti della Carta nata dal dibattito in seno al 4° dei Congrès Internationaux d’Architecture Moderne (tra i cui fondatori è doveroso ricordare Le Corbusier e Giedion, ma che tra i numerosi membri del gruppo conta anche Pierre Vago), un posto importante nella discussione è dato al “patrimonio storico delle città”. A tale riguardo il testo francese fa riferimento ai “valori architettonici” dei “nuclei urbani” da salvaguardare, temi che, seppur non affrontati in maniera diretta nella “Carta di Atene” del ’31, rientrano pienamente nel dibattito strutturato proprio in quegli stessi anni da Giovannoni intorno alla tutela dei “vecchi centri” e all’incontro fra “vecchie città ed edilizia nuova”. È possibile che Giovannoni non fosse veramente e completamente “sordo”, come sosteneva Bruno Zevi, ai concetti lecorbusieriani. Tuttavia è anche possibile che il pensiero giovannoniano possa essere stato recepito dall’architetto svizzero nella riorganizzazione del testo del CIAM per la pubblicazione della Carta nel 1942, e nella sua successiva ristampa del 1957; una sistematizzazione da leggere anche alla luce della Charte de l’architecte-reconstructeur pubblicata a Parigi nel 1941 e redatta dal Commisariat à la Recontruction Immobilère per fornire ai tecnici francesi gli indirizzi per una corretta riedificazione post-bellica delle città. Le esperienze di Firenze, Arles, Tarascona, Varsavia costituiscono punti di confronto per la comprensione dei diversi approcci concettuali alla tutela dell’ambiente urbano, ma rappresentano anche esempi dai quali ripartire per discutere nell’attualità della ricostruzione dei centri italiani colpiti dal sisma.File | Dimensione | Formato | |
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