A partire dallo statuto dell’espressione teorizzato dall’ontologia relazionale di Merleau-Ponty, il saggio vuole delineare: da una parte, le modalità con cui l’atto espressivo istituisce una verità incarnata e le virtù etiche e politiche da questa generate; dall’altra, l’azione negatrice attuata da quelle pratiche virtuose che, alla luce una verità più vera, sono in grado di esprimere la contingenza e la revocabilità legate al potere determinante, finanche al dominio, di una verità data. Il concetto di istituzione elaborato da Merleau-Ponty, strumento teorico sotto la lente d’ingrandimento della teoria politica odierna, ci permette di sviluppare la riflessione sulla verità contemporaneamente e sull’asse della sincronia e sull’asse della diacronia. Se il primo si limita a registrare le dinamiche attraverso cui una certa verità si inaugura e permane nella continuità della ripetizione, nella reiterazione attuata da ogni anonimo atto di ripresa, il secondo proietta nel ragionamento i movimenti del mutamento della verità, delle trasformazioni per mezzo delle quali una data verità vissuta immanentemente cede il posto ad una verità più vera che rispetto alla prima è in posizione di trascendenza immanente. Al fulcro di questi movimenti, la riflessione merleau-pontiana individua l’operazione espressiva del “dire la verità” perché, asserisce Merleau-Ponty, la verità è inseparabile dall’operazione espressiva che la manifesta e della prassi che la fa; la parola è il veicolo del nostro movimento verso la verità. Il “dire la verità” e il “dirsi la verità”, quindi, nell’ambivalenza della continuità e dell’istituzione del nuovo.
Verità e virtù dell'espressione. Una prospettiva a partire da Merleau-Ponty / Fortuzzi, Matteo. - (2020), pp. 233-249. - MIMESIS. FILOSOFIA POLITICA.
Verità e virtù dell'espressione. Una prospettiva a partire da Merleau-Ponty
Matteo Fortuzzi
2020
Abstract
A partire dallo statuto dell’espressione teorizzato dall’ontologia relazionale di Merleau-Ponty, il saggio vuole delineare: da una parte, le modalità con cui l’atto espressivo istituisce una verità incarnata e le virtù etiche e politiche da questa generate; dall’altra, l’azione negatrice attuata da quelle pratiche virtuose che, alla luce una verità più vera, sono in grado di esprimere la contingenza e la revocabilità legate al potere determinante, finanche al dominio, di una verità data. Il concetto di istituzione elaborato da Merleau-Ponty, strumento teorico sotto la lente d’ingrandimento della teoria politica odierna, ci permette di sviluppare la riflessione sulla verità contemporaneamente e sull’asse della sincronia e sull’asse della diacronia. Se il primo si limita a registrare le dinamiche attraverso cui una certa verità si inaugura e permane nella continuità della ripetizione, nella reiterazione attuata da ogni anonimo atto di ripresa, il secondo proietta nel ragionamento i movimenti del mutamento della verità, delle trasformazioni per mezzo delle quali una data verità vissuta immanentemente cede il posto ad una verità più vera che rispetto alla prima è in posizione di trascendenza immanente. Al fulcro di questi movimenti, la riflessione merleau-pontiana individua l’operazione espressiva del “dire la verità” perché, asserisce Merleau-Ponty, la verità è inseparabile dall’operazione espressiva che la manifesta e della prassi che la fa; la parola è il veicolo del nostro movimento verso la verità. Il “dire la verità” e il “dirsi la verità”, quindi, nell’ambivalenza della continuità e dell’istituzione del nuovo.File | Dimensione | Formato | |
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