Il Progetto UN.I.RE. – Università IN Rete contro la violenza di genere – è un progetto nato nel 2018 dal desiderio di studiosi e studiose di diverse università italiane di contribuire, attraverso il proprio lavoro accademico, alla lotta contro la violenza di genere a partire da quello strumento giuridico fondamentale che è la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica del 2011, meglio conosciuta come Convenzione di Istanbul. Questo trattato internazionale, promosso dal Consiglio d’Europa all’interno del proprio sistema di convenzioni basato sulla Convenzione Europea dei Diritti Umani, si propone di prevenire la violenza di genere, di favorire la protezione delle vittime e di impedire l’impunità dei colpevoli. L’Italia è stata tra i primi Paesi a firmarlo e la sua ratifica (avvenuta con la L. 77 del 2013) è stato il primo atto compiuto all’unanimità dalla Camera dei deputati nel giugno del 2013. Il carattere unanime di questa scelta va sottolineato con forza. In un momento in cui la polemica ideologica e la strumentalizzazione politica non avevano ancora cominciato ad operare maldestramente sul terreno della violenza sulle donne – come purtroppo oggi dobbiamo registrare in alcuni Paesi del continente europeo –, la Convenzione di Istanbul era apparsa a tutti, senza riserve, per ciò che è: uno dei migliori strumenti giuridici per combattere un fenomeno che non accenna, tragicamente, a diminuire e che, come la Convenzione insegna, non appartiene alla sfera della violenza privata, ma alla sfera delle violazioni dei diritti umani. Riconoscendo alla violenza sulle donne la natura di violenza contro l’umanità si sancisce la fine di ogni possibile giustificazione culturale o sociale di una tale violenza: non c’è rapporto tra i sessi o rapporti di potere tra le mura domestiche che possano anche solo alludere alla legittimità di un ricorso alla forza di coercizione per ristabilire un presunto ordine naturale, culturale o sociale. Di più: nemmeno la rottura di un eventuale ordine pattizio tra pari potrebbe giustificare un tale ricorso. La violenza viene riconosciuta come disumanizzante e perciò disumana.
Buone pratiche nell’Università: stato dell’arte e prospettive / Nocenzi, Mariella; Ferrari, Marisa; Brezzi, Francesca; Moschini, Laura; Strickland, Elisabetta. - (2020), pp. 123-138.
Buone pratiche nell’Università: stato dell’arte e prospettive
mariella nocenzi
;
2020
Abstract
Il Progetto UN.I.RE. – Università IN Rete contro la violenza di genere – è un progetto nato nel 2018 dal desiderio di studiosi e studiose di diverse università italiane di contribuire, attraverso il proprio lavoro accademico, alla lotta contro la violenza di genere a partire da quello strumento giuridico fondamentale che è la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica del 2011, meglio conosciuta come Convenzione di Istanbul. Questo trattato internazionale, promosso dal Consiglio d’Europa all’interno del proprio sistema di convenzioni basato sulla Convenzione Europea dei Diritti Umani, si propone di prevenire la violenza di genere, di favorire la protezione delle vittime e di impedire l’impunità dei colpevoli. L’Italia è stata tra i primi Paesi a firmarlo e la sua ratifica (avvenuta con la L. 77 del 2013) è stato il primo atto compiuto all’unanimità dalla Camera dei deputati nel giugno del 2013. Il carattere unanime di questa scelta va sottolineato con forza. In un momento in cui la polemica ideologica e la strumentalizzazione politica non avevano ancora cominciato ad operare maldestramente sul terreno della violenza sulle donne – come purtroppo oggi dobbiamo registrare in alcuni Paesi del continente europeo –, la Convenzione di Istanbul era apparsa a tutti, senza riserve, per ciò che è: uno dei migliori strumenti giuridici per combattere un fenomeno che non accenna, tragicamente, a diminuire e che, come la Convenzione insegna, non appartiene alla sfera della violenza privata, ma alla sfera delle violazioni dei diritti umani. Riconoscendo alla violenza sulle donne la natura di violenza contro l’umanità si sancisce la fine di ogni possibile giustificazione culturale o sociale di una tale violenza: non c’è rapporto tra i sessi o rapporti di potere tra le mura domestiche che possano anche solo alludere alla legittimità di un ricorso alla forza di coercizione per ristabilire un presunto ordine naturale, culturale o sociale. Di più: nemmeno la rottura di un eventuale ordine pattizio tra pari potrebbe giustificare un tale ricorso. La violenza viene riconosciuta come disumanizzante e perciò disumana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.